Il viaggio verso casa
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Casa, dolce casa....
…” Dove tu sei, quella è casa”… ( Emily Dickinson ).
Una neo consapevolezza attraversa intimamente Elisabeth, alla fine di un lungo viaggio che l’ ha condotta al capezzale della madre morente, un viaggio della memoria costruito su molteplici indizi, lettere scritte da Alice, ricordi di infanzia, relazioni famigliari, fino all’ oggi, quella vecchia donna immobile e completamente assente che non sembra neanche più sua madre.
Sono questi lunghi giorni, di sofferenza e speranza deposta, di dubbi, inconsistenza e ritrovate certezze a tracciare un nuovo volto, abbandonando rabbia, delusione ed aspre parole sostituite da un semplice …” E’ bello essere di nuovo a casa “…
Da sempre Elisabeth e Alice hanno vissuto di contrasti, dalla semplice declinazione del proprio nome alle turbolenze adolescenziali, ciascuna arroccata nel proprio egoismo di bambina e di giovane vedova con due figli da crescere.
Una lontananza scelta ed in parte obbligata, per lunghi anni quotidianità, tra certezze inviolabili ed innegabile sordità sfociando nella cupa indifferenza. Oggi occorre ridiscutere i fatti e vivere dentro la propria vita, in una neo dimensione scoperchiata dalla fragilità di Alice e dalla consapevolezza di Elisabeth di non potere esistere in eterno. Per lei è giunto il momento di vivere all’ interno della propria vita smettendo di stare solo a guardare e lasciandosi alle spalle l’ altra vita.
Alice, ritrovatasi improvvisamente lontana da se stessa, persa, smemorata, fragile, malata, ha deciso di affidare a delle lettere quei sentimenti che non è mai riuscita ad esprimere a voce, prima di svanire definitivamente sprofondando in un sonno profondo.
Nelle missive lasciate in eredità ai figli emerge tutta la consapevolezza del proprio inesorabile declino ed in primis il forte desiderio di riallacciare e risolvere la tormentata relazione con Elisabeth.
Una vita, quella di Alice, segnata in giovane età dalla improvvisa morte del marito Jack, dallo spettro della povertà, da una dura quotidianità, dal rifiuto della comodità di un secondo matrimonio, in attesa di quello che il domani le avrebbe riservato.
Elisabeth, in questo dialogo muto ma mai così vivo, al capezzale di una donna che tacitamente le parla, in attesa di un cenno, di una espressione mutata nel volto, di una sola parola, legge, riflette, si emoziona, ricorda, sperando che ogni singolo verso la possa riavvicinare a quella madre che capisce di non avere mai realmente conosciuto.
In fondo, quando era bambina, tutti i figli consideravano i genitori semplicemente come genitori e solo oggi scopre le innumerevoli vicinanze tra la sua vita e quella di Alice.
Grazie alla penna la madre restituisce se stessa, nella immensa fatica di cercare e trovare quelle giuste parole che improvvisamente si perdono e svaniscono, perché ha così tanto da dire ai suoi figli, intrappolata in un corpo che non sente più suo ed in un tempo che non è più un lusso inesauribile.
In un viaggio emozionale che alterna passato e presente, voci lontane, persone scomparse, ed un oggi difficile e doloroso, Elisabeth rivive e ricostruisce una vita, ritrova l’ amato fratello James e finalmente se stessa, quell’ essenza di figlia, di madre, di donna, accettando serenamente quello che è stato e che inevitabilmente sarà.
Ed allora il termine casa diviene un luogo di identificazione ed appartenenza, che sentiamo nostro per sempre, che racchiude le emozioni, i sentimenti più veri, la memoria, i dolci ricordi, i dolori, le relazioni, noi stessi.
Accogliendo questa neo dimensione, la fine di un viaggio ( di Alice ) coincide con l’ inizio di un altro ( di Elisabeth ) sentendosi finalmente a casa, anche se non fisicamente in quella casa.
Tante parole non dette
Catherine Dunne non mi ha molto entusiasmato, ma questo libro è stato una piacevole scoperta. Il cuore della storia è la riscoperte di un rapporto figlia-madre nel momento in cui la madre sta per morire. La figlia supera piano piano gli antichi dissidi leggendo le lettere che la madre le scrive in fin di vita, proprio quando non riesce più a parlare. L’autrice mette in scena questo conflitto familiare delineando questo intreccio di rapporti affettivi figlia-madre e sorella-fratello, andando dritta al cuore di un lettore che magari ha provato nella sua vita questi stessi attriti nei rapporti, Tra madre e figlia negli anni si è insinuato un silenzio che la madre decide di spezzare, prima che sia troppo tardi. E la figlia, grazie ai ricordi, ritrova le proprie energie nascoste, le proprie risorse interiori, per ricostruire i legami affettivi familiari e per ritrovare se stessa. Tante parole non dette vengono scritte e Beth e Alice riescono a recuperare il loro tempo e a stringersi insieme, per tempo.