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Il vangelo secondo Gesù Cristo Il vangelo secondo Gesù Cristo

Il vangelo secondo Gesù Cristo

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Nella sua potente riscrittura della storia evangelica, Saramago narra di un Gesù Cristo in tutto e per tutto umano. Il figlio di Dio incarna così i dubbi e le sofferenze propri della condizione universale dell’uomo. La serie di disgrazie, stragi e morti che costellano l’esistenza di Gesù, fino al non cercato e non accettato compimento del destino di vittima sacrificale, diventa così un’occasione per riflettere sulla contrapposizione tra bene e male in terra, l’assurdità di fare il giusto tramite l’ingiusto, l’inesorabilità della colpa, l’imperscrutabile senso della vita e la sconcertante ambiguità della divinità.



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Il vangelo secondo Gesù Cristo 2023-06-24 09:51:22 Clangi89
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Clangi89 Opinione inserita da Clangi89    24 Giugno, 2023
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Dio cosa ne pensava?

Il vangelo secondo Gesù Cristo è il quarto libro che leggo di Saramago.
Leggere Saramago è una esperienza. Ci vuole infatti il giusto tempo per assimilare le emozioni, l'ironia, l'umanità e la profondità insita nelle lunghe frasi. Frasi caratterizzate da un utilizzo insolito e bizzarro della punteggiatura, non sono usate le virgolette, ad esempio, nei dialoghi. Eppure si tratta di uno stile narrativo che immerge il lettore nella narrazione.
Descrivere questo libro è complesso.
L'autore ripercorre le principali tappe della vita di Gesù di Nazareth secondo i vangeli proponendo una prospettiva decisamente terrena.
Il racconto comincia con la descrizione della crocifissione, le persone che vi partecipano e l'umano dolore ad avvolgere la sofferenza degli uomini crocifissi. Con l'abilità della scrittura l'autore ci fa tornare al concepimento di Gesù: non si assiste ad un angelo celeste bensì ad un mendicante ed una terra luminosa lasciata a Maria. Una delle tante Maria, sposata con un falegname, Giuseppe.
Fin dai primi capitoli le descrizioni delle scene di casa e di vita sono molto concrete, la donna silenziosa e casalinga, l'uomo che evita di esprimersi troppo con sua moglie, la diffidenza verto quest'ultima.
Il censimentro a Betlemme porta il primo evento drammatico con la strage degli innocenti ed il ruolo di silenzioso peccato di Giuseppe. L'uomo appena divenuto padre sarà infatti tormentato da un incubo costante per i pochi anni di vita che gli restano, prima di,prime crocifisso.
Significativo è il distacco dalla famiglia da parte di Gesù per poi avviarsi al contatto inatteso e  non cercato con il Diavolo e con Dio.
I dialoghi sono profondi, è un libro che va letto per comprendere un punto di vista umano, un Dio che se c'è dorme, un Diavolo alternativo e tanta umanità. Il peso del sapere che si trascina dentro il figlio di Dio è un aspetto decisivo nel racconto. Sofferenza, guerre, egoismo e sentimenti umani fanno da sfondo costante nel libro.
Ho amato la figura di Maria di Magdala, finalmenteil trionfo del femminile.

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Consiglio vivamente questo libro per chi conosce l'autore, altrimenti per approcciarsi a Saramago meglio Le intermittenze della morte!
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Il vangelo secondo Gesù Cristo 2021-08-26 17:37:46 Unda Maris86
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Unda Maris86 Opinione inserita da Unda Maris86    26 Agosto, 2021
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La virtù eroica

Si parta da una premessa: recensire un libro come "Il vangelo secondo Gesù Cristo" di Josè Saramago è praticamente impossibile, tanto vasta è la gamma di pensieri, emozioni e stati d'animo che ne accompagnano la lettura.
Mi soffermerò, pertanto, solo su alcuni episodi, cercando di riportare ciò che ho provato immergendomi nelle pagine di questa eccezionale opera letteraria.

Il primo episodio che mi ha colpito è stato quello dell'Annunciazione della nascita di Gesù, che ho riletto più volte, tanto l'ho trovato bello:
"Maria stringeva la scodella con le mani a conca, coppa su coppa, come in attesa che il mendico vi deponesse qualcosa dentro, e lui senza spiegazioni così fece, si chinò e raccolse un pugno di terra che, dopo aver alzato la mano, lentamente fece scivolare fra le dita, mentre diceva con voce sorda e risonante, L'argilla all'argilla, la polvere alla polvere, la terra alla terra, nulla comincia che non debba finire, tutto ciò che comincia nasce da ciò che è finito. Maria, turbata, domandò, Cosa vuoi dire, e il mendico rispose solo, Donna, tu porti un figlio nel tuo ventre, ed è questo l'unico destino degli uomini, avere inizio e fine, avere fine e inizio, Come hai saputo che sono incinta, Non è ancora cresciuto il ventre, ma i figli brillano già negli occhi della madre (...) Io sono un angelo, ma non dirlo a nessuno".
Per chi non abbia mai letto Saramago, sarà doveroso fare una puntualizzazione sul fatto che l’Autore limiti al massimo l’utilizzo della punteggiatura, usando solo punti e virgole.
Avrete potuto notare, nello stralcio di testo riportato, che l’Angelo Gabriele appare sotto le spoglie di un mendico, il quale depone nella mani di Maria una manciata di terra che, successivamente, diverrà luminosa continuando a brillare nella scodella. Maria, in realtà, è già incinta di Gesù, concepito come qualsiasi altro bambino: l’Annunciazione è presentata come un momento di potente chiaroveggenza, nel quale Maria si limita a comprendere, anche se in modo oscuro, l’eccezionalità del bimbo che porta in grembo. Di una delicatezza e di una semplicità da far battere il cuore anche l’immagine dell’Angelo che si presenta sotto le spoglie di un mendicante, quasi a volerci ricordare che la vera forza, il vero splendore è nell’umiltà…e che la “banale” quotidianità ha in sé una dignità che supera ogni altezza.

Un’altra scena toccante è quella della morte di San Giuseppe, che, per portare in salvo un anziano vicino di casa, si trova nel bel mezzo di una rivolta, viene preso per un sedizioso e finisce per morire appeso ad una Croce, all’età di trentatré anni, come accadrà più tardi a suo figlio Gesù:
“Giuseppe fu l’ultimo a essere crocifisso e quindi dovette assistere, l’uno dopo l’altro, al supplizio dei suoi trentanove compagni sconosciuti, e quando arrivò il suo turno, perduta ogni speranza, non ebbe neppure la forza di ripetere le sue rivendicazioni di innocenza, chissà, forse ha perso l’occasione di salvarsi quando il soldato, con il martello in mano, disse al sergente, E’ il tizio che diceva di non avere colpa, il sergente ebbe un attimo di esitazione, proprio l’attimo in cui Giuseppe avrebbe dovuto urlare, Sono innocente, invece tacque”.

Tralascerò, perché già tratteggiata in altre recensioni, la complessa figura di Pastore, con cui Gesù, andato via di casa dopo la morte di suo padre Giuseppe, trascorrerà un periodo fondamentale della sua vita, carico di dubbi ed interrogativi su ciò che è giusto e ciò che invece non lo è (ad esempio, nei vari riti sacrificali previsti dalla religione ebraica), tra ciò che è opera di Dio e ciò che è opera del diavolo.

Verrò, così, alla scena, a mio giudizio, più delicata e, al tempo stesso, più intensa di tutto il romanzo: l’incontro di Gesù con la “peccatrice” Maria di Magdala: verrebbe da dire, ricordando un celebre brano musicale, che lei è quella che ha “nel cuore un volo di gabbiani, ma un corpo di chi ha detto troppo sì”. E Gesù – verrebbe da continuare -, come un ragazzo, se ne innamorò:
“Maria di Magdala finì di medicare il dolorante piede di Gesù, concludendo l’opera con una salda e adeguata fasciatura, Ecco fatto, disse lei, Come posso ringraziarti, disse Gesù, e per la prima volta i suoi occhi sfiorarono quelli di lei (…). La donna non rispose subito (…) e infine disse, Serbami nel tuo ricordo, nient’altro, e Gesù, Non scorderò la tua bontà, e poi, facendosi coraggio, E non dimenticherò neppure te, Perché, sorrise la donna, Perché sei bella”.

Insomma, se volete accostarvi alla lettura dell’originalissimo Vangelo di Saramago, dovete essere disposti a rivalutare il vostro punto di vista su tanti aspetti della realtà, non solo per quanto riguarda la religione. Imparerete che nella vita “il destino è la cosa più difficile” (cito non alla lettera) e che a nulla serve la logica a fronte dell’imprevedibilità degli eventi, perché la vita è innanzitutto caos. Scoprirete che dare da bere aceto ai condannati non era un vile atto di tortura, ma, come attestano fonti dell’epoca, solo un modo per aiutare il moribondo a soffrire un po’ meno, dal momento che l’aceto agiva come una specie di antisettico naturale. E che la vita, sì, è ingiusta, se dà ad uno di aggrapparsi alle ali di un aereo per evitare la morte e ad un altro di essere semplicemente nato e cresciuto in un’altra parte di mondo.
Unico rimedio, sembra suggerire tacitamente l’Autore, quello di unirsi nella “social catena” di leopardiana memoria e, come fa la ginestra nell’omonima lirica del Poeta di Recanati, reclinare dolcemente il nostro capo una volta giunti al momento estremo, dopo una vita di eroica resistenza.

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Il vangelo secondo Gesù Cristo 2021-07-07 15:22:54 Civitom90
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Civitom90 Opinione inserita da Civitom90    07 Luglio, 2021
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L'ambigua espressione della volontà di Dio

Nel discorso del lago Genesaret, Dio espone a Gesù e alla presenza del diavolo le motivazioni che hanno portato a mettere al mondo, prima, e sacrificare, poi, il suo unico figlio. Egli appare come un Dio greco in certi aspetti, ovvero dalle pressoché illimitate possibilità di trasformare in atto un suo qualsivoglia germe di volontà, ma tediato da alcuni dei più comuni sentimenti umani quali la noia (Dio è ben felice di avere al suo fianco gli arcangeli in paradiso ma vorrebbe avere anche gli uomini, come se la compagnia con cui condivide l’eternità non fosse abbastanza per lui) e il bisogno di essere adorato non più dai soli ebrei, suo popolo eletto, ma allargando la sua sfera di influenza al mondo intero. Nasce dunque come un suo personale capriccio la comparsa della religione cattolica con tutto ciò che poi ne consegue, ovvero un’intransigenza che sfocia nella sofferenza morale e fisica dei martiri che in nome del Signore combattono se stessi, abbracciando con eccessivo zelo la colpa delle rispettive debolezze, oppure ciò che viene ritenuto essere profano e senza fede: sulla chiesa, istituzione fondata come portatrice del messaggio cristiano nel mondo, rimane dunque la macchia del sangue versato da moltissime persone nel corso dei secoli per adempire al volere di Dio.
L’escamotage utilizzato per alimentare la fede delle genti è far leva su ciò che Dio stesso afferma essere un tratto comune di ciascuno di noi, ovvero la tendenza umana al peccato: dunque si crea un’architettura di precetti da seguire che in un certo senso mortifica la natura stessa dell’uomo, la colpa dunque si insinua all’interno del peccatore che vede come unica via d’uscita quella di rivolgersi ad un Signore misericordioso che, in cambio di assoluta e cieca fedeltà, è disposto a perdonare qualsiasi cosa.
Il bene, dunque, si compie in colui che è pronto ad abbracciare con fede la volontà del signore; d’altro canto, il male si insinua in chi cede senza pentimento alla debolezza della carne. La carne non va però interpretata nella sua accezione voluttuosa ma, come precedentemente riportato, nell’attitudine umana a cedere alle proprie debolezze. Il diavolo tentatore appare quindi indispensabile a questo disegno divino: non ci sarebbero anime da salvare senza peccati da perdonare; Dio, infatti, rifiuta il patto proposto dal diavolo, nel quale egli chiede di tornare in cielo dal quale è stato scacciato in cambio della scomparsa del male sulla terra.
Gesù accetta di malgrado questo arduo compito, ma non può altrimenti perché non si può nulla contro il volere del Signore. La sua morte dovrà dunque essere dolorosa e infame (proprio con queste parole viene definita), ovvero crocifisso come suo padre Giuseppe. Entrambi, sia il padre umano che il figlio, hanno il medesimo destino, come se si fossero voluti accumunare nella colpa di non aver fatto abbastanza per evitare la sofferenza di gente innocente: Giuseppe infatti non avvisa i padri e le madri di Betlemme dell’arrivo dei soldati di Erode, condannando a morte i pargoli della città; Gesù invece cade sotto l’onnipotenza del Signore, incapace a dire di no ai suoi piani pur conoscendo le sofferenze che questa sua scelta provocherà nell’umanità futura.
Il vangelo di Saramago si pone come una critica al mondo cattolico perché ridimensiona l’idea di un Dio misericordioso pronto ad accoglierci anteponendone un altro, cinico e a tratti indifferente ai fatti dell’uomo. La figura di Gesù appare anch’essa ridimensionata dalla sua aura divina ma non per questo viene sminuita, anzi i dubbi e gli inevitabili errori che compie sono frutto di una persona che in ogni modo tenta di agire secondo coscienza.
Il peculiare uso della punteggiatura di Saramago non deve scoraggiare il lettore dal vincere le iniziali difficoltà a seguire il discorso (poi ci si fa l’abitudine) e arrivare al fondo di questo bellissimo libro dal quale, inevitabilmente, si possono trarre importanti spunti di riflessioni sulla religione cristiana cattolica di cui tutti noi, volenti o nolenti, siamo figli.

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Per chi ha la curiosità di conoscere un punto di vista originale sull'origine della religione cattolica.
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Il vangelo secondo Gesù Cristo 2020-03-16 17:21:05 Elspa_2973
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Elspa_2973 Opinione inserita da Elspa_2973    16 Marzo, 2020
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UOMO-Dio-PastorE

LO STILE: Saramago porta su carta una rappresentazione di vita, non importa se sia reale o immaginaria. I suoi pensieri sono complessi nell'articolazione, così come lo sono quando la mente li genera. Nessun filtro capace di imbrigliarli nelle regole dello scrivere. Si entra nella sua mente, non si leggono solo parole in sequenza.
IL LIBRO: come il racconto della vita di Gesù Cristo, universalmente nota, da quanti credano in lui, in altri o in nessuno, possa, privilegiando la prospettiva del sentire, sorprendere, sconvolgere e diventare nuova. Un uomo, figlio di Dio, che volendo disobbedirgli, cade nel suo massimo inganno. Un uomo, l'unico ad obbedire al volere del figlio di Dio, che diventa IL traditore. Una donna, compagna e madre, che lo rende uomo e che lui rende sua pari. Pastore di greggi più pietoso del pastore di anime. UN CAPOLAVORO ASSOLUTO

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Saramago, Amos Oz, Giuda
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Il vangelo secondo Gesù Cristo 2018-10-09 14:51:53 ChiaraC
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ChiaraC Opinione inserita da ChiaraC    09 Ottobre, 2018
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Lettura particolare, perche' no

Saramago ci accompagna attraverso la vita di Gesu' di Nazaret, da alcuni considerato il Figlio di Dio, il Messia.

Grazie i suoi occhi siamo presenti il giorno in cui Gesu' viene concepito, lo seguiamo quando, da adulto, passa quattro anni nel deserto in compagnia di un enigmatico Pastore, siamo con lui nel giorno in cui incrocia gli occhi di Maria Maddalena, e se ne innamora.

Chi era Gesù' Cristo? Per Saramago era un Dio ignaro di esserlo, un uomo fatto di ossa, carne e sentimenti, il quale avrebbe volentieri passato la sua vita facendo il falegname se Dio non l'avesse incastrato nel suo piano divino.

Infatti, chi è Dio per Saramago? Ebbene, è un'entità' egoista e affamata di potere, che manda suo figlio sulla croce per fondare una nuova chiesa di cui già' prefigura l'eco dei suoi morti. Non aspettevi poesia da questo Dio, ne' dagli angeli che lo accompagnano: sono creature scorbutiche, arroganti, maleducate.

Non aspettatevi parabole, e dichiarazioni di divina compassione nemmeno da Gesu': purtroppo non sapra' diverle.


Godetevi questo raffinato esempio di letteratura portoghese, e, fidatevi, nonostante l'effetto "muro di parole" tanto amato da Saramago ( non un dialogo a capo, non una singola divisione del paragrafo per circa 400 pagine di libro), ne varra' la pena.

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Il vangelo secondo Gesù Cristo 2018-09-10 10:04:41 cosimociraci
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    10 Settembre, 2018
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La buona novella

Il più strutturato tra tutti i Vangeli, apocrifi e non. Naturalmente a differenza degli altri, l'autore romanza le vicende di Gesù, aggiungendo riflessioni personali e riflessioni per bocca dei suoi personaggi. Questo lo rende più interessante rispetto ai "canonici" Vangeli dove si elencano semplicemente fatti "A quel tempo accadde..." "E Gesù disse..." "Tommaso fece..."

La licenza di Saramago gli consente, quindi, di caratterizzare meglio i personaggi, soprattutto quello del Nazzareno.

La prima parte mi ricorda molto il Vangelo dell'infanzia di Tommaso. Alcuni di passi di Tommaso mostrano un Gesù bambino al quanto insolente e crudele. Per esempio quando – testuali parole - "secca come un albero" un bambino che gli ha distrutto un gioco.

L'insolenza del piccolo Gesù - di Saramago -, nei confronti dei suoi genitori è insopportabile. Se al posto di Maria ci fosse stata Elena (mia madre), Gesù avrebbe imparato a "rispettare il padre e la madre" a suon di schiaffoni e zoccoli legno del temutissimo Dott Scholl, dio indiscusso delle punizioni.

L'incontro con Maria di Magdala è il passo più bello. Saramago affronta il tema della sessualità - da sempre tabù per le chiese – con semplicità e naturalezza, sia per quanto riguarda il rapporto tra Gesù e Maria di Magdala, sia quello tra Maria e Giuseppe per il concepimento di Gesù stesso.

La figura del Pastore è la mia preferita, per via dell'alone di mistero ma soprattutto perché è l'unico che riesce a tener testa ai discorsi con Gesù. Un passo interessante è anche il discorso tra una singolare Trinità composta da Dio, Gesù e il diavolo. Prestate attenzione alla proposta che il diavolo vuole stringere con Dio affinché scompaia il male dalla terra.

E' proprio la figura di Dio che ho trovato contraddittoria. Dio spiega a Gesù il suo scopo sulla terra. Ha bisogno di un uomo che parli agli uomini. Non può essere Lui stesso a dire agli uomini che gli altri dei non esistono e che Lui è l'unico vero Dio, "Non ci si comporta così fra dei". Mi domando quale altro dio potrebbe offendersi se Lui è l'unico che esiste.

Infine che dire, Saramago ci offre un Gesù umano – per me sempre un po' troppo arrogante – ma sottolineando la sua discendenza divina. Credo che questo vangelo accontenti un po' tutti.

Nonostante il mio ateismo, la figura biblica di Gesù è un tema che mi appassiona molto. Questo mi ha portato a leggere i vangeli canonici, gli apocrifi e a viaggiare in Israele, Palestina, Turchia e Portogallo – e Roma naturalmente - alla ricerca dei luoghi sacri. Mi piace pensare che, se quelli biblici fossero tutti personaggi realmente esistiti, la storia raccontata da Saramago sarebbe la più bella e credibile.
Un ottimo lavoro da un autore da cui non ci si aspetta di meno.

PS: E' proprio necessario che Saramago utilizzi sempre questo strano uso della punteggiatura in tutti i suoi romanzi?

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Per chi ama i romanzi
Jose Rodrigues dos Santos - Vaticanum. Il manoscritto segreto (2011)
Ian Caldwell - Il quinto Vangelo (2015)

Chi preferisce i saggi
Piergiorgio Odifreddi - Caro Papa, ti scrivo
Piergiorgio Odifreddi - Perché non possiamo essere Cristiani

Chi invece i testi storici
i vangeli apocrifi e agnostici in particolare Il Vangelo di Giuda
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Il vangelo secondo Gesù Cristo 2017-01-20 21:51:06 Anna_Reads
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Anna_Reads Opinione inserita da Anna_Reads    20 Gennaio, 2017
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Uomini, perdonatelo, non sa quello che ha fatto.

Il Vangelo Secondo Gesù – José Saramago, 1991

E allora il Diavolo disse, Bisogna proprio essere dio per amare tanto il sangue.

L’evangelista (apocrifo) Saramago si prende l’indubbio vantaggio sui suoi colleghi di 2000 anni fa di sapere com’è andata a finire (?) la storia. Tratteggia un dio avido, geloso, assetato di sangue e potere. Un dio che – se non altro – non si dà la pena di spacciarsi per quello che non è.
Con una prosa che rifiuta i normali marcatori di dialogo e buona parte della punteggiatura e nella quale – nelle prime pagine – può essere un po’ complesso orientarsi, Saramago ci racconta la storia di Gesù. Quella che conosciamo tutti, in parte. Aggiunge l’incubo che perseguita Giuseppe che ha salvato – dalla strage degli innocenti – suo figlio, ma non gli altri bambini di Betlemme. Incubo che poi sarà ereditato da Gesù, alla morte del padre. Morte per crocifissione, fra l’altro, per aver deciso, quella volta, di fare la cosa giusta. Dopo la morte di Giuseppe, Gesù va via da casa e passa quattro anni con un misterioso Pastore ad accudire un enorme gregge di pecore; pecore che non vengono mai né uccise né vendute.
A questo sterminato gregge Gesù aggiunge una sua pecorella, che ha salvato dall’altare del sacrificio.
Un bel (?) giorno, però, dio decide di manifestarsi al figlio per rivelargli la sua origine e parte del suo glorioso (?) avvenire; per chiedergli, inoltre, di sacrificare la sua pecorella.
Tormentato ed indeciso Gesù lo fa.
“Quando Gesù tornò, Pastore lo guardò fissamente e domandò, La pecora, e lui rispose, Ho incontrato Dio, Non ti ho chiesto se hai incontrato Dio, ti ho domandato se hai trovato la pecora, L’ho sacrificata, Perché, Dio era là, è stato necessario. Con la punta del bastone, Pastore tracciò un segno per terra, profondo come il solco di un aratro, insormontabile come un fossato di fuoco, poi disse, Non hai imparato niente, vattene.”
E poi c’è Maria di Magdala.
E in genere io non amo particolarmente le storie d’amore, ma questa è veramente una bella storia e questa Maria è davvero un bel personaggio; devota, lucida ed appassionata fino all’ultima goccia di sangue.
“Dio aveva detto a Gesù, Da oggi appartieni a me, col sangue, e il Demonio, ammesso che lo fosse, lo aveva spregiato, Non hai imparato niente, vattene, e Maria di Magdala, coi seni imperlati di sudore, i capelli sciolti che paiono fumanti, la bocca turgida, occhi come acqua scura, Non ti legherai di certo a me per ciò che ti ho insegnato, ma resta qui stanotte. E Gesù, sopra di lei, rispose, Ciò che insegni non è prigione, ma libertà.”
Maria di Magdala che sa che per conoscere davvero il disprezzo di dio devi essere donna e che fa una delle dichiarazioni d’amore più semplici e belle che abbia mai sentito (“Benedetto sia chi ti ha messo su questo mondo mentre c’ero ancora io.”), Maria di Magdala che ferma Gesù che vorrebbe resuscitare il fratello Lazzaro, perché nessuno si merita lo strazio di morire per due volte. Maria di Magdala che assiste, dalle rive del lago di Tiberiade, al “triello” fra dio, Gesù e il Diavolo, in cui Gesù vede l’infinita scia di sangue che porterà la sua venuta sull’umanità e il Diavolo cerca di “tentare” dio, invocandone il perdono ed eliminando il male dal mondo.
Invece no.
“Padre, allontana da me questo calice, Che tu lo beva è la condizione per il mio potere e la tua gloria, Non desidero questa gloria, Ma io voglio questo potere.
Allora il Diavolo disse, Bisogna proprio essere dio per amare tanto il sangue.”
Qui la narrazione di Saramago è meravigliosa. Pagine di dialogo serrato, elenco di martiri e morti ed infine la consapevolezza, da parte di Gesù, dell’inutilità di ogni suo tentativo di ribellione.
Forse.
"Non puoi andare contro la volontà di Dio, No, ma è mio dovere tentare."
(E Giuda Iscaiota proverà ad aiutarlo).

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Il vangelo secondo Gesù Cristo 2015-01-29 17:55:45 siti
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siti Opinione inserita da siti    29 Gennaio, 2015
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“Breve di giorni, sazio di inquietudine"

“Breve di giorni, sazio di inquietudine”.
E non è questo l’uomo?
In quest’opera vi ho visto fondamentalmente un uomo, Saramago, fortemente pessimista ma di un realismo sconcertante. Accattivante, lo scrittore, nella narrazione della storia di un uomo, Gesù, al pari di lui dilaniato dal dubbio. Pronto a dubitare di tutto e di tutti, compreso se stesso nell’atto della riscrittura della biografia più nota che ci sia.

Un’impostazione tesa a prendere atto della realtà in una dimensione temporale che è al tempo stesso diacronica e sincronica, tutto e niente, virtù e peccato. Una lettura che mi ha fatto riflettere, sorridere, raccapricciare, dubitare, credere e soprattutto sguazzare nel mio libero arbitrio.
Uno stile inconfondibile che fa digerire, per l’assenza di punteggiatura, gli innumerevoli dialoghi ( a me non sempre graditi) che però risultano corrosivi nel costringere a continue riletture per cercare di capire chi dice cosa. Se poi ci si sofferma a chiedersi anche il perché a quel personaggio è dato dire ciò, si cade nella tela del ragno. L’autore è riuscito nell’intento: a mio parere, tutto ha voluto, tranne provocare.
Ha , con fine intelligenza, descritto la variabilità del pensiero umano alla luce della contraddizione in termini presente nella realtà. Non c’è bene senza il male, non c’è uomo senza peccato e soprattutto non c’è uomo che possa spiegare niente, tanto meno uno scrittore che, ammiccando al lettore, vela il suo vero messaggio oscurandolo volutamente con un vestito provocatore e provocante. Tra le righe Saramago ci ha offerto la sua sofferenza privata per un Uomo che ancora non sa amare, per un Mondo il cui futuro migliore è ancora da scrivere.


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Il vangelo secondo Gesù Cristo 2014-05-14 14:19:41 Mephixto
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    14 Mag, 2014
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E VENNE L'UOMO...

...CHE CREO' DIO A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA...

Personalmente, non è tanto la figura del Nazzareno che mi ha colpito ( per quanto la rinuncia ai piaceri dell’uomo sia un calvario maggiore, che non la tortura evangelica dei sacri scritti), per quanto sia stato sicuramente un atto di coraggio porre i principali attori dei vangeli, e Gesù su tutti, ad essere spogliati da quella veste di santità e a restituirgli la condizione umana. In verità quello che realmente mi ha incuriosito è il delinearsi di un piano subdolo arrogante e sanguinario partorito dalla mente di dio. . Per tutto il testo la curiosità di capire fino a dove il coraggio di Saramago si sarebbe spinto mi ha spronato alla lettura, pagina dopo pagina. Anche il rapporto con “Pastore” è narrato in modo straordinario, riesce a restituire a questa figura tanto aberrata una dignità e una importanza necessaria, atta a giustificare l’esistenza di dio, che nessuno, a mio avviso, è mai riuscito a rendergli. Un testo che ai miei occhi rappresenta la fine di un oscurantismo ecclesiastico durato XIX secoli, e che ancora oggi rappresenta un inno alla liberta di pensiero. Un opera che forse non avrebbe avuto ragion d’essere, se la chiesa cattolica, invece di pensare a glorificare Gesù e ad accaparrarsi proseliti, si fosse prodigata a percorrere i sentieri su cui andava predicando il figlio dell’uomo .
Il marchio di fabbrica di Saramago è, e rimane, la scelta stilistica e l’ironia tagliente che ritengo entrambi in egual misura essenziali e affascinanti. Il suo stile trascina e ti confonde, spesso ti costringe a riflettere ad entrare in sintonia con la storia e per apprendere al meglio alcuni passaggi si è costretti a rileggere, e magari, più di una pagina, per non perdere il filo e mai come nel flusso di coscienza si può veder fiorire il detto “repetita iuvant”
IN conclusione :
Uno scritto forte e intenso . Un testo che pone Gesù e dio in un rapporto di accettazione conflittuale, e mi azzardo a dire con il Diavolo come arbitro. Dio gioca con Gesù e con gli uomini con crudeltà e cinica determinazione, il tutto per soddisfare la sua brama di potere e vedere la sua gloria consolidarsi in eterno nel animo del uomo.
“Perché dio e le divinità in genere, per esistere, hanno bisogno di qualcuno che li preghi e li glorifichi, altrimenti regnerebbero solo nell'oblio.”

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Il vangelo secondo Gesù Cristo 2014-04-10 09:39:32 Acherontia Atropos
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Acherontia Atropos Opinione inserita da Acherontia Atropos    10 Aprile, 2014
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Il miglior libro di saramago

Capolavoro della letteratura mondiale, il Vangelo di Saramago è un affresco storico (e morale) bellissimo. La distanza del narratore fa percepire il mondo, dall'inizio, come un luogo crudele e spietato nonostante le bellissime e poetiche metafore. In questo libro Gesù non è un eroe, è un burattino nelle mani di un Dio sanguinario che si annoia delle domande esistenziali degli uomini, la cui brama maggiore è estendere il proprio potere (ovvero culto) a tutto il mondo (invece che solo a un piccolo popolo). Un Dio quanto mai lontano dalla figura positiva che ne ha fatto la Chiesa, eppure mai come in questo libro tanto simile al potere temporale di questa. Il Diavolo è l'angelo che si presenta prima come l'angelo dell'annunciazione, poi come insegnante di Gesù e infine con il volto quasi identico a quello di Dio. Un mondo in cui la donna era (ed è) poco diversa da uno schiavo, in cui tra le prime preghiere del mattino vi sono ringraziamenti, da parte dell'uomo, a Dio per non averlo fatto donna. Un libro crudo, verosimile, storicamente accurato. Un libro bellissimo. Un libro per pochi. Un capolavoro.
Basato sui vangeli apocrifi, personalmente vi leggo il dolore di un uomo (Saramago) che leva i pugni al cielo e ci dice che i veri angeli siamo noi. Elenca, quasi fosse un omaggio, i tantissimi santi martiri e le loro atroci pene.

Putroppo le nuove edizioni hanno perso l'immagine di copertina che Saramago descrive in modo così poetico, proprio all'inizio del libro. Questa immagine la si può vedere qui

http://uploads1.wikipaintings.org/images/albrecht-durer/crucifixion-1498.jpg

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