Il valzer lento delle tartarughe
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 5
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Delitti, maledizioni e qualche tartaruga
È dai tempi della trilogia originale di “Star Wars” che il secondo capitolo di una serie viene generalmente collegato ad una svolta noir della trama. La trilogia di Jósephine non fa eccezione alla regola, infatti questo romanzo accantona i toni un po’ frivoli e da commedia de “Gli occhi gialli dei coccodrilli” per inoltrarsi in un’atmosfera più cupa e densa di misteri degni di un thriller.
La storia riprende alcuni mesi dopo la fine del primo volume, ma gli smemorati non si preoccupino: all’inizio è presente un ampio recap di quanto accaduto in precedenza.
Seppur incentrata un paio di volte in un unico tempo e luogo, la trama è quasi sempre spezzettata in tre storyline principali, connesse ad altrettanti protagonisti: un filone segue la storia del personaggio principale, Jósephine, un secondo la figlia di questa, Hortense, e l’ultimo la famiglia del patrigno di Jo, Marcel. Da queste tre si dipanano poi un ricco gruppo di sottotrame che fanno capolino grazie ai POV dei personaggi secondari: il focus per Jo è la risoluzione di una misteriosa serie di delitti, e alla sua storia si collegano la figlia Zoé con le sue prime pene d’amore o la sorella Iris, alla ricerca del vero amore; parimenti troviamo l’evoluzione del personaggio di Hortense, specie in relazione al suo sogno di diventare un’affermata stilista, contornata dalla storia di Gary, mentre per Marcel sono presenti collegamenti al piccolo Junior e alla ex-moglie Henriette.
Accantonando per un attimo la sostanziosa trama, si può considerare l’intera trilogia come un unico percorso di crescita e maturazione per la protagonista, ma anche come un terzetto di volumi da leggere separatamente volendo, in quanto nel finale non vengono lasciate incognite in sospeso e il romanzo è fondamentalmente autoconclusivo.
Rimanendo sempre cardine delle vicende, in questo secondo romanzo, Jo cede molto spazio ai comprimari, e personalmente ho davvero apprezzato i POV di alcuni personaggi negativi perché questo espediente permette di conoscere almeno in parte le loro ragioni.
La Pancol sceglie di osare e di mostrare al lettore il lato più oscuro dei personaggi buoni, ma anche le debolezze ed i sentimenti degli antagonisti. In linea generale comunque, la serie acquista molti nuovi personaggi che vanno ad arricchire la narrazione, mentre sono decisamente meno coloro che escono di scena.
Per quanto riguarda Jo, il mio giudizio è parecchio altalenante, perché si sono alternati momenti in cui la sua evoluzione sembrava regredita agli albori del primo romanzo, ed altri dove prevaleva la sua neonata fiducia in se stessa; in generale, credo che sia una protagonista con la quale è più facile empatizzare se si è come lei madri.
Nel precedente capitolo, i coccodrilli avevano un ruolo fondamentale, tanto da poter essere considerati dei veri e propri personaggi. Lo stesso non si può dire delle tartarughe per questo volume: sono davvero pochi i riferimenti ad esse nella narrazione e fanno una comparsa tardiva e limitata nella storia. In modo analogo, la città di Londra, anticipata nella copertina, è lo sfondo solo di un numero limitato di scene e non rimpiazza mai Parigi come principale anticipazione.
L’elemento che maggiormente mi ha irritato è stata l’introduzione di parecchi elementi magici e fantastici in una storia che era partita con premesse in sostanze realistiche. Bocciato anche l’inserimento di molti (troppi!) VIP reali.
Ho apprezzato invece l’eccellente lavoro di ricerca svolto dalla Pancol sulla storia del XII secolo, così da rendere più credibile il personaggio di Jo. Positivo anche il finale in cui vengono risolti i vari misteri in modo attendo e senza lasciare tasselli fuori posto.
Lo stile di scrittura è grosso modo invariato da “Gli occhi gialli dei coccodrilli” ed è caratterizzato da un intreccio tra la narrazione in terza persona e i pensieri in prima; credo sia proprio questo a rendere le riflessioni dei personaggi tanto interessanti ed accurate.
Indicazioni utili
Il valzer lento delle tartarughe.
"La vita, a volte, è così complicata, e a volte è così semplice. E' difficile capirci qualcosa."
Questo libro è il secondo volume della trilogia di Katherine Pancol.
Il testo è incentrato su Joséphine ricercatrice storica e scrittrice, che in questa nuova avventura si trova coinvolta in una serie di omicidi.
Intorno a Joséphine gravitano numerosi personaggi già conosciuti nel precedente volume ed altri che fanno la loro comparsa qui. La donna dopo aver scritto un libro di successo mondiale si trasferisce in un elegante palazzo di Parigi, che diventa il teatro di alcuni dei delitti.
Joséphine pensa che la nuova casa sia troppo grande per lei e per la figlia Zoe. La figlia maggiore Hortense, infatti ora vive a Londra. Eppure Joséphine trova il modo di rendere confortevole e colorata l’abitazione. Naturalmente l’appartamento è dotato di un balcone, dove la proprietaria può osservare il cielo e colloquiare con le stelle.
Le vicende dei diversi personaggi si snodano parallele a quelle della protagonista. Prendono molto spazio le storie di Hortense e di Marcel l’ ex patrigno di Joséphine.
Hortense combatte con i denti per raggiungere l’ambita meta di essere una delle poche alunne che superano l’anno di prova in una famosa ed elitaria scuola di moda. La ragazza si ritrova coinvolta in un traffico di malaffare e ne subisce le conseguenze, senza peraltro lasciarsi abbattere dalla situazione. E’ forte e coraggiosa, una che va dritta per la sua strada. L’unica cosa che le sfugge di mano è l’Amore, dove la sua intelligenza e determinazione non sono sufficienti a far quadrare i conti.
Marcel passa un periodo tremendo; sua moglie Josiane cade in depressione post parto, ma proprio grazie all’intervento magico del figlio Junior riuscirà a non buttarsi giù del tutto e a superare la crisi.
L’esistenza di Joséphine, in questo secondo volume, continua ad essere correlata a quella di sua sorella Iris. Le due donne dopo un brusco distacco, si riavvicinano e forse per la prima volta si comprendono in modo definitivo.
La vita sentimentale di Joséphine cambia radicalmente; il bel Luca di cui si era precedentemente invaghita, si imbruttisce ai suoi occhi o meglio mostra la sua vera personalità, che non è certo da fotografare.
Joséphine può così riconoscere l’uomo che veramente ama.
Il narratore è una voce esterna, che come un direttore d’orchestra dirige le varie storie, creando una melodia ritmata e piacevole, come quella di un valzer.
I personaggi sono ben articolati, gli aggettivi soppesati e il linguaggio ricercato.
Tutto il libro scorre agilmente ed il finale (da brivido) scivola velocemente, trasformando questo secondo volume della trilogia, da romanzo dei sentimenti a giallo con suspance.
Chiuso il libro alla seicentesima pagina, avevo un bel sorriso stampato in faccia e la voglia di porre un bacio sulla copertina…l’ho fatto!
Ed presto inizierò: “Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì”, per poter fare un resoconto completo dell’opera!
Indicazioni utili
Top 100 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Calvo come una pista di pattinaggio per pidocchi
Pestaggi, omicidi, rivelazioni, abbandoni, ritorni di fiamma, depressioni, fattucchiere, malocchi, doppie personalità, morti che tornano, bambini angelici e madri diaboliche: un bel crogiolo di rosa, giallo e noir. Non manca niente, nemmeno l’amore impossibile ma possibile in famiglia, nel rispetto del più autentico stile soap. Per mantenere vive l’azione e l’attenzione, l’autrice farcisce il suo (buon) polpettone di ingredienti dai sapori forti, che soddisfano il palato, ma rischiano di irritare le mucose.
Il punto debole di questo romanzo? L’eccesso. Leggendolo mi è tornato in mente il mondo fantastico di Pennac: la stessa vivacità, la stessa sarabanda di trovate. Sfortunatamente, alle nostre tartarughe manca la fantasia bizzarra che sdogana l’eccesso e la mancanza di verosimiglianza.
Eppure, il romanzo funziona. Il punto forte? Le digressioni sull’epoca medioevale, gustose e istruttive. E poi c’è il ritmo veloce, avvincente, senza cadute di tensione: l’eccesso ci trascina a scartare una sorpresa dopo l’altra. E i personaggi? Ben costruiti, ben visibili, spiccano a colori vivaci sullo sfondo, non fanno grinze. E infine, le metafore: originali, talvolta spassose.
Per finire, servo in tavola un paragone culinario: questo romanzo non è da gustare lentamente come un piatto sublime di alta cucina, ma è da sbranare come una pietanza saporita, non priva di contenuti nutrienti, ma ricca soprattutto di spezie e profumi.
Indicazioni utili
Una tartaruga per amica.
Secondo libro della trilogia della Pancol che segue Gli occhi gialli dei coccodrilli.
L’autrice si conferma a mio modesto parere davvero brava.
La sera tornando a casa e iniziando la lettura mi sembrava quasi di recarmi a trovare un vecchio gruppo di amici,bere una birra insieme a loro e domandargli curiosamente di raccontarmi cosa stavano combinando.
In effetti ritengo sia proprio questo il talento dell’autrice:senza vezzi stilistici e senza grandi pretese letterarie riesce a tratteggiare una storia in cui ci sentiamo coinvolti.
Ciò non dipende tanto da un discorso di immedesimazione (che pur non manca) quanto piuttosto dalla sua straordinaria capacità di tratteggiare personaggi talmente reali da lasciarci affezionare a loro.
In questo secondo volume li ritroviamo di nuovo tutti all’esatto momento in cui li avevamo lasciati e li accompagniamo in un altro pezzo della loro vita.
Tra Parigi e Londra,tra beghe famigliari e amori da inseguire,tra rapporti che non possono andare oltre e altri che devono assolutamente chiudersi,tra dipendenze e infelicità,tra vite che si scoprono vuote a vite che hanno necessità di ricostruirsi.
Al di là degli eventi narrati in se,la cosa che colpisce è la bravura nel narrare il quotidiano.
Certo l’effetto romanzo non manca,cosi come i colpi di scena, (qui si aggiunge anche un po’ di giallo con un assassino seriale che volenti o nolenti durante la lettura cercheremo di individuare)
ma ciò che maggiormente avvince è proprio lo svolgersi dei giorni:i piccoli riti come il thè,il lavoro davanti al pc,i conflitti,i momenti di riflessione sugli obbiettivi da raggiungere,le chiacchiere tra amiche per sfogarsi di una giornata stressante.
Unica pecca,che nel precedente volume non avevo riscontrato,alcuni momenti di lentezza,(devo dire però abbastanza rari),che creano qualche attimo di irritazione.
Nell’insieme una lettura di estrema gradevolezza che si sposa benissimo con i momenti in cui abbiamo bisogno di dedicarci a qualcosa di leggero ma non per questo superficiale.
Indicazioni utili
Il valzer lento delle tartarughe
Continuano le avventure di Josephine e compagnia, questa volta a cavallo tra la sempre snob Parigi e lo style di Londra... Anche in questo secondo romanzo della trilogia la Pancol dispensa tanta dolcezza e romanticismo quanta cattiveria ed arrivismo, aggiungendo un tocco di giallo che rende la lettura ancora più avvincente... A me è piaciuto più questo libro del primo, e volendo lo si potrebbe anche leggere da solo (l'autrice fa spesso dei richiami a quanto raccontato nel primo romanzo), ma per capire al meglio le dinamiche e i personaggi vi consiglio di partire dall'inizio... Ancora una volta, consigliato!