Il tunnel Il tunnel

Il tunnel

Letteratura straniera

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Storia d’amore che si trasforma in ossessione e sfocia in omicidio, il primo romanzo di Sabato è una meditazione sulla condizione patologica dell’artista o, più in generale, sulla patologia della conoscenza. La voce narrante è quella di un pittore, Juan Pablo Castel, un uomo solitario che si sente come imprigionato in un tunnel che lo isola dagli altri. Dopo il processo che l’ha condannato a scontare la sua colpa, descrive in pagine di grande e impietosa lucidità il proprio amore per María Iribarne, la moglie di un altro uomo. Lei costituisce per lui l’unica residua possibilità, sebbene parziale, di contatto con il mondo attraverso la sua arte. Almeno fino a quando lui non si accorge che anche questa forma di comunicazione è irrealizzabile e arriva, in un crescendo drammatico di delirio, a eliminare l’oggetto stesso della sua allucinata e contorta passione.



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Il tunnel 2021-07-22 07:20:00 Molly Bloom
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Molly Bloom Opinione inserita da Molly Bloom    22 Luglio, 2021
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Il tunnel della solitudine

Trovo che questo autore sia troppo sconosciuto e poco letto, e a torto! Scrittore argentino, vissuto per un intero secolo, ha scritto soltanto tre romanzi di narrativa di cui "Il tunnel" è il primo e che esce nel 1948. Intenzionata a leggere "Sopra eroi e tombe", secondo romanzo cronologico ma anche il suo più famoso, ho deciso comunque di partire per ordine complice anche la brevità di questo testo. Non potevo fare scelta migliore.

La trama la si sa già dalla prima frase e si sa anche di cosa parla il libro: Juan Pablo Castel, pittore di fama argentino, uccide Maria Iribarne, sua amante, e si tratta ovviamente di un delitto passionale - lui geloso e paranoico lei donna presumibilmente frivola e incline al tradimento. Scritto in prima persona sotto forma di confessione, il romanzo narra le vicende che hanno portato a tale delitto dal punto di vista del protagonista. E fin qui, un lettore potrebbe dire: storia vista e rivista. E allora perché vale la pena di leggerlo? Innanzitutto perché è un romanzo psicologico e alla portata di tutto il pubblico. Lo stile diretto, schietto, freddo, senza frasi arzigogolate ma nello stesso tempo molto articolato e coerente facilita al lettore la comprensione dei vari messaggi che il libro può fornire, e del quale il delitto passionale è a mio parere solo l'aspetto di intrattenimento della trama.
Già dalle prime battute si ha l'impressione che Castel sia una sorta di Raskolnikov:

"Un individuo è nocivo? Ebbene, lo si liquida ed ecco fatto. Questo è ciò che chiamo una buona azione. Provate ad immaginare quanto sia peggio, per la società, che un tale individuo continui a distillare il proprio veleno (...) uno a volte si crede un superuomo, finché non avverte di essere anche lui meschino, sporco e perfido."

e man mano che la narrazione prossegue, Raskolnikov si trasforma nel protagonista solitario e sognatore di "Le notti bianche" che incontra finalmente per le strade di Buenos Aires l'amore della sua vita ovvero l'unica persona che potrebbe salvarlo dalla sua "isola deserta" e tutto ad un tratto il mondo acquista bellezza. Ma ecco che lei, Maria, oltre che ad essere sposata ad Allende, uomo cieco di dato e di fatto dato che lo inganna, vede forse anche altri uomini e presto il comportamento ossessivo e paranoico di Castel la fa indietreggiare e sottrarsi a lui. Ma anziché ringraziare, per quei brevi attimi sfuggevoli di felicità che Maria gli ha donato, al parti del protagonista dostoevskijano, Castel si trasforma nuovamente in un altro personaggio russo, questa volta di Tosltoj, e in preda alla gelosia accecante e nonostante le incertezze e le infinite ipotesi, uccide l'amata come il protagonista di "Sonata a Kreutzer". Evidentemente a Sabato la letteratura russa piaceva. Ma non solo la russa, anche l'europea. Il primo omaggio chiaro è quella che fa a Kafka. In un sogno, Castel al pari di Gregor, viene trasformato da un mago in un uccello di fronte ai suoi amici e questi non si accorgono di nulla ma continuano a chiacchierare come nulla fosse. Prova allora a parlare e richiamare la loro attenzione sull'accaduto ma anziché parole esce fuori un gracchiare di uccello che gli altri sembrano non udire o non trovare strano. E allora si sente senza alcuna speranza, condannato a portare nella tomba il suo secreto, la sua maledizione. Lo stile di scrittura invece mi ha ricordato molto Camus e Sartre, disilluso, trasparente e sincero fino a fare male, le sue parole simili a bisturi che fanno a pezzi il velo del perbenismo per far vedere la vera natura interiore dell'uomo: artisticamente e diabolicamente malvagia.

Ovviamente quello che Castel prova per Maria non è amore per lei come donna o come persona, nessun amore ossessivo, passionale e delittuoso è amore in questo senso. Castel è un artista, un pittore, e ogni artista attraverso le sue opere mira a essere amato dal suo pubblico, non da tutti ovvio ma da una parte si. Amato nel senso di essere capito di non sentirsi il solo ad avere certe idee, pensieri, e sfortunatamente per lei, Maria è l'unica a capire un suo quadro, l'unica a notare un dettaglio insignificante ma di grande rilevanza, allora tutto questo bisogno dell'artista di riconoscenza, di amore da parte di un pubblico viene concentrato unicamente su di lei in una scala di proporzioni decisamente insostenibili. Infatti l'epilogo è quel che è. Castel che uccide l'unica persona che lo ha capito, che ha apprezzato la sua opera e che in un certo senso metaforico è anche un atto di suicidio. Infatti ad un certo punto nel romanzo, Castel partecipa a una conversazione mondana in cui si disquisisce sul romanzo giallo e nella quale un suo presunto rivale, Hunter, propone l'idea di una parodia del romanzo giallo al pari di "Don Chisciotte" sui romanzi cavallereschi, dove l'assassino dopo aver sterminato l'intera sua famiglia finisce per suicidarsi.

C'è molto in queste centocinquanta pagine, tanto altro che un lettore qua e là scoprirà, molte metafore, simboli, c'è molta introspezione dell'animo umano, cupo, meschino e pieno di ossessioni. Uscito nel 1948, poco dopo la fine della seconda guerra, Sabato rende omaggio anche a quel tragico evento storico, come un fiore che depone sulle fosse comuni degli ebrei e sulla loro memoria. Lo fa molto sottilmente, che passa quasi inosservato come il dettaglio del quadro: in due occasioni fa riferimento a una storia: un ebreo in un campo di concentramento che a una sua lamentazione di avere fame, viene obbligato a mangiare un topo vivo. Per sottolineare e accusare ancor di più l'orrore, Sabato aggiunge "se ci sarà l'occasione, aggiungerò qualcosa sulla storia del topo". Un pugno.

Libro imperdibile e non vedo l'ora di proseguire con "Sopra eroi e tombe".

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Il tunnel 2019-02-11 14:36:53 Antonella76
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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    11 Febbraio, 2019
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Tra la finestra e il mare...



Juan Pablo Castel è un pittore, s'innamora di Maria e la uccide.
Ce lo dice proprio lui già nelle prime righe del suo monologo, ma sarebbe più opportuno chiamarlo "delirio", con cui cerca di spiegarci le motivazioni del suo gesto.
Come se ce ne fossero...
Come se fosse possibile spiegare la follia, l'isolamento emotivo, il sospetto patologico, e l'incomunicabilità che alberga nella mente di un uomo squilibrato, ossessionato da un'idea di "amore vero" che lo divora e lo distrugge.
Un uomo schiavo dei suoi stessi pensieri e sentimenti, nauseato da chiunque gli orbiti intorno, abituato a vivere nella sua solitudine, all'interno di un tunnel che lo protegge dal mondo reale, ma che gli consente di osservare la vita che scorre al di là del vetro...la vita di coloro che "vivono" davvero, che ridono, piangono, amano, sbagliano, cadono, si rialzano...
Maria è lì, nel mondo reale, che osserva un suo quadro ad una mostra, e con un semplice sguardo si è posizionata esattamente dove nessuno era mai riuscito a mettersi: tra "la finestrella e il mare" del dipinto...nel punto esatto in cui lui potesse vederla, toccarla e cercare di portarla con sé nel tunnel, nel vortice dei suoi viaggi (pippe) mentali, nei sentieri tortuosi del suo amore malato, facendola diventare protagonista assoluta dei suoi pensieri e della sua ossessione.

Il monologo ha una sua logica, una coerenza tutta sua, tipica di chi non conosce la differenza tra amore, gelosia e possesso.
Si condanna e si autoassolve in nome di una solitudine esistenziale che affonda le sue radici in un passato molto lontano e a noi ignoto.

"C'era un solo tunnel, buio e solitario: il mio, il tunnel in cui avevo trascorso l'infanzia, la giovinezza, tutta la mia vita".

Il tunnel è la causa di tutto e allo stesso tempo il suo alibi, la sua giustificazione.
"Devo ucciderti perché mi hai lasciato solo".
Lei era il suo unico ponte verso il mondo.
Lui non ha avuto il coraggio di percorrerlo per uscire allo scoperto, lei non ha voluto chiudersi con lui e rinunciare a vivere...ma lui ha scelto anche per lei.

Grandissimo Ernesto Sabato.
La scrittura è profonda, elegante, spesso ironica...
Ha creato un personaggio detestabile, negativo, complesso, paranoico, folle...e ce lo ha consegnato rivestendolo di logica e dignità.
Non ci chiede nulla in cambio, né empatia, né condanne, né  assoluzioni...solo di ascoltarlo.

Romanzo d'esordio dell'autore argentino, del 1948...eppure sembra stato scritto oggi.
Purtroppo.

 

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Il tunnel 2015-12-23 19:28:12 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    23 Dicembre, 2015
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Tunnel dell'ego con finestra

Un pittore,Castel, io narrante del romanzo ci racconta come è arrivato ad uccidere la donna che amava o che riteneva di amare. Perciò non c'è ambiguità o suspense nei fatti. L'indagine è soprattutto psicologica.
L'artista vive nella certezza di non riuscire a comunicare con il pubblico: nè con i comuni mortali, nè tanto meno con i critici che a suo parere non capiscono nulla. L'unica persona che intuisce la chiave di lettura della sua ultima opera (una finestra in secondo piano) è una giovane donna. L'artista è dapprima ossessionato dall'idea di parlare alla donna che gli sembra l'unico ponte tra il tunnel in cui vive e il mondo. Il tunnel è probabilmente quello dell'ego che lo tiene chiuso come in una prigione. Quello che lo attira nella donna è la sua capacità di capire e dunque l'illusione di comunicare con l'esterno. In realtà la donna non fa che riflettere l' immagine dell'artista come il vetro di una finestra, un rispecchiamento narcisistico,simulando un'apertura inesistente. Non c'è apertura ma un muro di vetro. In ogni caso la donna è l'unica persona che si affaccia in qualche modo al vetro, una specie di finestra, che nessuno sembra notare. Questa consapevolezza di essere una specie di animale in gabbia, alla cui finestra per curiosità o per compassione si affaccia la donna si fa largo nell'animo dell'artista assieme alla consapevolezza che lei ha una sua vita altra là fuori nel mondo. Una vita separata dalla sua.
Il legame nato dall'esigenza di gettare un ponte con il mondo diventa piano piano un rapporto "d'amore" in cui la componente patologica possessiva e ossessiva è preponderante: ruminazione di pensieri da parte di lui e inafferrabilità da parte di lei che induce e aggrava la riflessione ossessiva dell'artista.
Pian piano diventa evidente che il tunnel dell'ego dell'artista non ha reali aperture e vie di comunicazione con il mondo nè l'artista sembra cercarne. D'altra parte la donna non vuole entrare e chiudersi nel tunnel rinunciando al mondo. La divergenza delle due posizioni aggravata dall'illusione iniziale di grandissima comprensione porta al tragico finale che è quasi liberatorio. La prigione mentale diventa una cella reale, con una piccola finestra sul mondo in cui rispetto a prima si ha quasi l'illusione di un allargamento degli orizzonti dell'uomo.
Il tunnel mentale viene invece murato per sempre chiudendo fuori il mondo.

E' esistito un solo essere che aveva capito la mia pittura. Per tutti gli altri questi quadri confermeranno ancora una volta il loro stupido punto di vista. E i muri di questo inferno saranno così sempre più ermetici.

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Anatomia della distruttività umana, Adler
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Il tunnel 2015-09-09 20:29:47 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    09 Settembre, 2015
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MONODIREZIONALE

Lettura breve, ma impegnativa e molto intensa. Fin dall’inizio conosci la fine perché sai che un assassino ti sta raccontando se stesso. Tutta la narrazione ha la struttura sostanziale di un monologo continuativo, molto introspettivo e capisci molto presto che la narrazione punta alla catastrofe finale. Quindi non lo leggi per sapere come va a finire. Lo leggi per entrare sempre di più nella mente di questo misantropo, preso da tutte le sue ossessioni, che ti attorcigliano alle pagine talmente tanta è l’intensità con cui sono scritte. C’è tanta negatività in queste pagine, una monodirezionalità paranoica, una tensione ininterrotta, inframmezzata da qualche dialogo che però non ha luce, perché tutto ciò che viene raccontato, descritto, pensato, confluisce nel sole notturno della mente di questo uomo. Fondamentalmente un uomo solo e disperato. Perché il tunnel altro non è che l’imbuto della solitudine in cui si trova. Lo stile è splendido, forte, violento. Immenso.

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Il tunnel 2013-11-13 15:56:44 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    13 Novembre, 2013
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Galeotto fu il quadro

“Il tunnel” è la prima esperienza letteraria di Ernesto Sabato, fisico, figlio di immigrati italiani in terra argentina.
E' il 1948.

Già dalla prima riga del racconto, tutto è svelato con una dichiarazione della voce narrante.
Niente suspense, niente giallo, bensì si apre il sipario su un monologo lento, preciso e cadenzato con cui il pittore protagonista rende spiegazione della sua vita passata.
Storia di una passione, di un disagio mentale; storia di una vittima e di un carnefice; storia di un incontro e storia di follia.
Molteplici i contenuti dell'opera, che l'autore affida alla voce del suo protagonista, affrontando un viaggio introspettivo e psicologico..

Conosciamo Juan Pablo esclusivamente per quanto svela la sua confessione, seguendone una sorta di autoanalisi, lo conosciamo dall'interno della sua mente, catturati dai suoi ragionamenti, dai suoi convincimenti, dai suoi errori, dai suoi deliri; conosciamo Maria dai ricordi del suo amante Juan Pablo, che con pochi tratti ce ne abbozza la figura di donna.

Come la maggior parte dei lavori che parlano delle infinite sfaccettature della mente umana, è un romanzo dominato da un ritmo non veloce, dove la profondità di certe riflessioni si scontra con alcuni dialoghi piuttosto semplici di contenuto, riuscendo tuttavia a tenere sempre acceso il fuoco della curiosità nel lettore; la curiosità o meglio il desiderio di comprendere l'enigmatico pittore, di capire se in lui possa albergare qualche sentimento verace e sincero, oppure se nei suoi pensieri trovino casa solamente dei demoni.

E' un romanzo interessante ed ancora attuale, capace di parlare al pubblico, evidenziando le buone doti di narratore di un Ernesto Sabato agli albori della carriera da letterato.

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Il tunnel 2013-07-25 09:03:23 silvia t
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silvia t Opinione inserita da silvia t    25 Luglio, 2013
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Il tunnel

E' impossibile leggere un libro senza che le esperienze passate che hanno formato l'essere del lettore si riaffaccino, senza che lo assalgano rendendo ancora più vivide le vicende fittizie raccontate; un uomo come Castel spaventa e può paralizzare.
Il titolo del piccolo romanzo, opera prima di uno dei maggiori scrittori argentini, evidenzia una sfaccettatura della poliedrica personalità del protagonista, che come tutti i pazzi che si rispettino convive con due essenze del tutto opposte; il tunnel è un luogo, quasi fisico, dove vive, isolato da tutti, ma io credo che la speranza che può nascondersi nella parola non sia presente; più che un tunnel è una miniera, dove sono presenti ricchezze di ogni genere, ma non c'è possibilità per una via d'uscita, per la luce, per la vita.
Castel fa un mestiere affascinante, l'artista, dipinge, trasmette emozioni, criptiche, nascoste, da svelare; Marìa scorge l'essenza di un pensiero, la linfa di una malinconia persa nell'orizzonte di una finestra dipinta, riesce con uno sguardo perso in un luogo inesistente e lontano a entrare in comunione con l'anima di Castel e questo designerà la sua fine.
La paranoia di Castel si manifesta fin da subito e Sabato riesce a trasmetterla con una forza che come un gorgo trascina il lettore, crea una tensione poco sopportabile.
L'empatia, nonostante tutto, che si crea è la stessa per il protagonista, vittima di se stesso e per Marìa, incolpevole oggetto dell'ossessione di un folle.
Lo stile di Sabato è moderno e fresco; il lessico è molto ricco, mai ridondante, come dimostra anche lo scarso uso dell'aggettivazione, ogni parola è calibrata e l'insieme limato in modo così efficace, da non lasciare possibilità di miglioramento per come è strutturato il romanzo.
Come già è stato detto, i personaggi sono caratterizzati molto bene, il protagonista che occupa gran parte delle pagine, ma anche quelli secondari, anche se con poche pennellate, rimangono ben impressi, fanno immaginare, questa è una delle caratteristiche più particolari che si riscontrano in questo autore, la loro vita, senza raccontarla, ma attraverso i loro dialoghi: banali e superficiali a volte, più caustici e intelligenti altre; benché non siano molti i dialoghi presenti, per lo più sono pensieri, annodati, vorticosi, privi di senso logico del protagonista, quelli che si leggono sono così perfetti e verosimili da far quasi immaginare le voci e i toni con cui vengono pronunciati.
Questo libro, che tratta di un argomento è quanto mai attuale, è del quarantotto e si fa paradigma e voce dell'odissea che sia le vittime che i carnefici devono attraversare prima di giungere a quell'abominio che è l'uccisione di una una donna in quanto tale.
E' il primo libro di Sabato che ho letto, capisco perché autori del calibro di Mann abbiano accolto questo autore con così tanto entusiasmo, una scrittura moderna, intensa che si mette al servizio di argomenti universali e senza tempo sezionando la natura umana in ogni sua più profonda sfaccettatura.

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Il tunnel 2013-06-20 06:57:39 Mephixto
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    20 Giugno, 2013
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Quando l'amore incontra il misantropo

Il tunnel: un titolo perfetto per descrivere la follia a cui può portarti un sentimento intenso, insensato ed effimero come solo l’amore sa essere; ma anche un ottimo romanzo che descrive come le passioni travolgenti siano deleterie in menti deboli e deviate. In queste Pagine Sàbato ci descrive la strada verso la follia in un razionale, inquietante e, quantomeno, beffardo memoriale di chi dell’amore è rimasto vittima; ma anche carnefice.
Castel questo pittore misantropo, scopre il suo amore per il prossimo nella figura di lei, Maria: unico essere in grado si non suscitargli un conato di disprezzo. Ma malauguratamente fiorisce in lui sotto forma di passione ossessiva compulsiva. Lentamente gli si inocula nelle mente, trascinandolo verso il fondo di queste acque nere. Lui l’ama ! Ma è un amore morboso e malato: si nutre delle sofferenze, delle angosce delle illogiche elucubrazioni a cui lui la sottopone, saziandosene solamente quando vede sul suo volto di Maria l’afflizione, il disagio disperato dato dall’umiliazione; ne fa una martire della sua follia, sempre più pronta e più vicina alla maturazione . Maria unica donna che sembra aver capito il suo genio e la sua solitudine. Ma a sua volta è una donna forse troppo impulsiva, o forse, troppo dissoluta per poter dedicarsi esclusivamente ad un amore intenso, angoscioso e contradditorio come quello che prova Castel, giustificando così, almeno in parte il tragico epilogo.
Un romanzo ben scritto, scorrevole, chiaro; sin dalle prime pagine ti rende complice incuriosendo. L’autore riesce ad essere convincente, immedesimandosi appieno in questa mente malata, sostenendo con una logica disarmante il punto di vista dell’amante omicida. Io non sono riuscito a mollarlo sino alla fine, e lo stile coinciso, asciutto, ma azzeccato e colorito mi ha veramente colpito. Forse non un capolavoro, ma sicuramente un grande romanzo, che tocca gli angoli più bui dell’animo umano con schiettezza e sincerità. Un grandissimo Ernesto Sàbato!

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Il tunnel 2011-12-26 13:06:58 Ally79
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Ally79 Opinione inserita da Ally79    26 Dicembre, 2011
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Ossessione

Juan Pablo Castel,pittore encomiato,durante una mostra vede una donna dinanzi a una sua opera.
Non osserva come tutti la scena madre rappresentata nel quadro.
Lei osserva un dettaglio,un particolare,una piccola finestrella in cui una figura femminile guarda il mare come fosse in attesa.
Se lei vede quello verso cui gli altri sono ciechi allora è uno spirito affine.
E’la donna per lui.
E’ la sua donna:Maria Irbarne.
Castel immagina il loro incontro per mesi.Finalmente per strada si avvera l’agognato momento.
La storia d’amore comincia.
L’ossessione prende vita.
Gelosia infinita,follia,pensieri insani pieni di costruzioni senza razionalità,fragilità emotiva,meschinità,puerilità,solitudine immensa,complessi di inferiorità.
Ancora e di nuovo gelosia,gelosia,gelosia.
Castel è folle,Maria inafferrabile.
Una vittima e un carnefice che si scambiano ruolo senza tregua.
Fino all’ultimo momento:quello in cui definitivamente il ruolo di cattivo appartiene a lui che le toglie la vita.
Questo libro sembra narrare una storia,il racconto di un avvenimento,di un fatto,di un amore.
Ma è solo apparenza.
Questo libro sei tu lettore e i pensieri di Castel.Nessun’altro.
Ti stringe il braccio e ti trascina senza tregua nel suo mondo perverso.
Non puoi distrarti,non vuoi distrarti.
Non salti una riga o una parola perché tutto è denso,pieno,pervadente.
Che Scrittore questo Ernesto Sabato!

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Il tunnel 2011-12-14 09:40:36 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    14 Dicembre, 2011
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Il dettaglio

Di solito commento i libri sulla scia emotiva, in questo caso ho aspettato alcuni giorni, avevo bisogno di tempo, doveva sedimentare. Mi e' piaciuto questo romanzo ? IO non lo so. Me lo chiedo, non so rispondere. So pero' che lo ricomprerei, so che lo rileggerei, so che prendero' in considerazione qualche altra opera dell'autore, necessito della prova del nove.
Lo stile non mi ha entusiasmata, diffusa la sensazione che l'autore sia indifferente alla divulgazione, pare scriva per se stesso, sembra una prima bozza priva di rilettura.
Accattivante che sia stato scritto nel dopoguerra e non abbia l'impronta di quegli anni, ne' tanto meno porti addosso i segni dei decenni trascorsi. Potrebbe essere un libro molto piu' recente, sai che risale al 1948 dalle note sull'opera.
La trama e' interessante. Prendete un pittore, un artista noto, osannato dalla critica.
Un giorno dipinge un quadro con un dettaglio , un piccolo dettaglio che nulla c'entra col soggetto ritratto. Eppure , per lui, tutto il suo lavoro passato si annulla, l'apoteosi espressiva della sua arte e' in quel dettaglio,ma nessuno lo nota quel dettaglio fondamentale, nemmeno i tanto saccenti critici.
Poi , arriva una ragazza, una profana, che d'arte non s'intende ed in quella mostra tra tutte le sue opere, lei nota SOLO il dettaglio. In lui scatta una bomba emotiva, se e' amore non so. Sicuramente e' qualcosa di morboso.
Juan Pablo Castel, il pittore, vede nella donna l'unica persona al mondo in grado di capirlo, l'unica via di fuga dal tunnel che lo imprigiona. Ma non tutto si snoda facilmente e la follia , onnipresente ,caparbia e silenziosa nel romanzo, alla fine esplode drammaticamente.
Icredibile ,interessante, accattivante, snervante il raziocinio di Castel, che per ogni sciocchezza costruisce teorie che smonta e rimonta in continuazione.
Non ha pace quest'uomo, non ha pace il lettore.

"Potrei parlare fino all'esaurimento e gridare davanti a centomila persone: nessuno mi capirebbe.
Vi rendete conto di quello che voglio dire?
E' esistita una persona che mi potrebbe capire.
Ma fu, precisamente, la persona che ho ucciso. "E.S.

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Il tunnel 2011-12-12 12:27:59 lucabettin
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lucabettin Opinione inserita da lucabettin    12 Dicembre, 2011
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Il tunnel

A mio parere questa è un’opera piuttosto complicata da recensire.
Si può vivere e percepire in molteplici modi e in maniera diversa da persona a persona.
Io scrivo, di getto, le mie impressioni.

Ernesto Sabato non scrive questo romanzo per noi.
Non scrive questo romanzo per chi legge.
Non scrive questo romanzo per avere consenso o ammirazione.
L'autore scrive per se stesso, getta sul foglio tutte le sue sensazioni e le sue nevrosi.
Senza filtro. Senza riflettere.
Si getta privo di paracadute, non mostrando alcuna paura di schiantarsi.
In molti passaggi sembra dire, “Voglio vedere se dopo questa cosa riesci a non odiarmi”.

Cos'é questo libro?
E' la storia di un amore vissuto e attraversato dalla smodata follia dei due protagonisti.
Due persone complicate e assolutamente diverse tra loro si incontrano e provano una fortissima e reciproca attrazione. Questo sentimento è un contenitore che racchiude tutto e al suo interno si aprono molteplici conflitti, generati dalle reciproche antitetiche fobie.
Non c'è nessuna volontà dell’autore di sviluppare il romanzo seguendo canoni di scrittura tradizionali e di arricchire la storia con spunti a vantaggio del lettore.

Cos'è questo libro?
Un'idea allo stato primordiale scaraventata su carta senza filtro e senza mediazioni.
Una pazzia. Un pugno. Uno schiaffo che stordisce. Una sfida a ogni tipo di buon senso e di ragionevolezza.

Vale la pena di leggerlo?
Si. Perché può provocare sentimenti contrastanti ma di sicuro non lascia indifferenti.

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Consigliato a chi ha letto...
Chi vuole avventurarsi in una lettura molto fuori dal comune.
 
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