Il teorema di Almodovar
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 2
1 + 1 da sempre 2.
Vi chiedo uno sforzo. Uno sforzo doloroso.
Immaginate...
Immaginate di svegliarvi dopo un terribile incidente in auto.
Immaginate che durante questo incidente la persona seduta sul sedile accanto al vostro sia morta sul colpo.
Immaginate che quell'auto la stavate guidando proprio voi.
Ubriachi.
Un cervo all'improvviso.
Un platano.
Visione o realtà? Nero o bianco? Vivere o morire? Il confine è così sottile.
Immaginate di essere Antoni.
Una vita avvolta dalle tenebre e dai sensi di colpa, su una terrazza che affaccia sul porto di Genova.
Una vita senza volto.
Le uscite notturne in sordina.
Lezioni di matematica on line, l’amore per la lettura e la stima per Almodòvar.
Parola d'ordine: non farsi notare.
Poi la svolta...
La scoperta della passione per la scrittura e la penna che scivola agile se la storia da narrare è la propria. La storia di un uomo senza volto, la sceneggiatura perfetta per il suo regista preferito.
E poi Lisa, un trans brasiliano, che riesce a guardarlo negli occhi con passione, che ne accetta il volto picassiano e lo ama con sentimenti che vanno ben oltre l'estetica e le apparenze.
Un incontro d'anime.
Una dimensione della bellezza che non necessariamente deve essere armonia.
Quando due persone che credevano di non poter più sognare, riescono, senza alcuna imposizione, a ritrovare un mondo in cui la vita si perde nella favola a due. Un piccolo miracolo.
"Pensare sempre di avere il tempo per la bellezza, il desiderio, la passione. Non venerare ogni secondo come se fosse l'ultimo è una catastrofe che divora l'essere. Quando perdo l'urgenza estrema di vivere, perdo semplicemente la vita. Divento un ammasso di organi cullati da un'assurda eternità."
Una storia delicata, sorprendente, bella per la sua essenza, priva di scivolate retoriche.
Un romanzo ricco di riflessioni mai banali, costruito con uno stile secco ma profondo, con una scrittura che non si risparmia nel saper trasmettere il dolore come la gioia.
Il tutto guardando un porto.
Il porto di Genova dove il mare è l’eterno complice delle vicende umane.
Indicazioni utili
AL CENTRO DEL VUOTO,C'E' UN'ALTRA FESTA.
Che ne sarebbe di noi se non avessimo piu’ un volto ?
O meglio, se il nostro volto fosse così sfigurato da imporci l’isolamento.
“ Da quindici anni nessuno mi vede piu’, per avere una vita e’ necessario un volto, perche’ un uomo senza un volto non e’ altro che un pronome indefinito.”
Antoni, ventenne, il giorno della laurea in matematica festeggia con la sua bellissima Sandra.
Sandra giovane, innamorata, talentuosa.
Hanno bevuto un po’ troppo e mentre guidano sulla via del ritorno, un cervo improvvisamente compare in mezzo alla strada. Le narici fumanti. Una brusca manovra, l’auto esce di strada . Un platano. Fine.
IL cervo si salva. Sandra muore sul colpo.
Antoni , in coma, sopravvive. Il suo volto no.
Antoni fa dell’isolamento la sua unica possibilita’.
Frequenti cambi di casa, passeggiate rigorosamente notturne con sciarpa e cappello a coprire quel volto deturpato. Tirocinio alla solitudine assoluta.
Lavora dando lezioni private di matematica on line.
La matematica, sua grande passione trasmessagli dalla madre, formule con cui sembra misurare il piccolo cosmo della sua vita asociale.
Decide di scrivere un’autobiografia. Pensa spesso ad Almodòvar.
Immagina che il regista scriva una sceneggiatura, la sceneggiatura dell’uomo senza volto. La sceneggiatura della sua vita.
Passeggiando tra i vicoli di Genova , nel buio della notte che gli concede di entrare in contatto con altri esseri umani, incontra Lisa, prostituta transessuale, un essere androgino che la solutine , la sofferenza ed il caos del corpo accomunano al caos del volto di Antoni.
Lisa che lo guarda in viso. Che gli mostra quanto la passione possa sfondare il muro di un’espressione picassiana. Lisa che sa ricreare il volto di Antoni.
Un libro profondo, riflessivo.
Non direi una lettura da spiaggia, non che sia complicato, ma impone attenzione e silenzio.
Non ammette rumori molesti o scocciatori. Assorbe ogni particella della tua concentrazione ed in cambio lascia quella sensazione di pacata soddisfazione che si prova nel risolvere un’equazione matematica.
L’equazione sul valore della vita, scisso dagli stereotipi da cui ormai non riusciamo a dissociarci.
“Enuncio il Teorema di Almodòvar : e’ sufficiente guardare abbastanza a lungo per trasformare l’orrore in bellezza”.
Buona lettura