Narrativa straniera Romanzi Il tempo è un bastardo
 

Il tempo è un bastardo Il tempo è un bastardo

Il tempo è un bastardo

Letteratura straniera

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"Il tempo è un bastardo" è un romanzo insolito, formato da una serie di racconti eterogenei per ambientazione e stile, ma collegati dal ricorrere degli stessi personaggi. Al centro ci sono Bennie Salazar, ex musicista punk e ora discografico di successo, e il suo fidatissimo braccio destro Sasha, una donna di polso ma dal passato turbolento. Intorno a Bennie e Sasha si compongono le vicende delle loro famiglie, dei loro amici, dei loro mentori: una costellazione di coprotagonisti indimenticabili grazie alla quale la Egan riesce a raccontare le degenerazioni isteriche del giornalismo e dello star-system, la pericolosa meraviglia delle droghe psichedeliche, le delicate dinamiche emotive di un bambino autistico nella provincia americana del futuro.



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Il tempo è un bastardo 2017-09-15 10:51:55 Giovannino
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Giovannino Opinione inserita da Giovannino    15 Settembre, 2017
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Il tempo non dimentica.

Ho scelto questo libro quasi per caso, dovevo farmi 10 ore e mezzo di aereo e così mi serviva un libro corposo e scorrevole che mi impegnasse un pò di tempo. Dopo aver letto alcune recensioni di altri libri mi imbatto in questo e vengo subito colpito dal fatto che l’autrice, proprio grazie a questo romanzo, ha vinto il premio Pulitzer nel 2011. Il romanzo viene presentato come “avvincente e sperimentale”, visti quindi i vari elogi che leggo subito dopo mi convinco e lo vado ad acquistare. Premetto che prima di questo libro non conoscevo Jennifer Egan, mai sentita, ma dopo averlo letto ha senza dubbio conquistato un posto tra la squadra “scrittori da tener d’occhio”.
Il romanzo non è per nulla facile, anzi è strutturato tramite continui flashback e flashforward che ci fanno non solo viaggiare in epoche diverse (si va dagli anni 80 ai futuri anni 2020) ma soprattutto ci cambiano la voce narrante e i personaggi secondari. A seconda di chi parla logicamente anche il modo di scrivere cambia di conseguenza, si va da una scrittura più limpida, scorrevole e grammaticalmente elevata ad una più diretta, discontinua, imprecisa. L’apice lo si raggiunge in quello che secondo me è stato il capitolo più esaltante, e cioè quello che da voce ad un’adolescente che, invece di usare la classica scrittura su diario per raccontare la sua vita, usa delle slide. Ecco così che improvvisamente il libro che stiamo leggendo si trasforma, non va più tenuto e letto in verticale ma va girato in orizzontale, e si parla di musica, più precisamente delle pause, dell’importanza delle pause.
Il contenuto è logicamente vario, così come la scrittura richiede, e così ecco che passiamo dall’essere un vecchio pescatore alcolizzato ad un manager di una casa discografica a due giovani groupies in cerca di gloria. Ogni personaggio però è collegato con qualcosa che abbiamo già letto, o che magari leggeremo nelle pagine successive, è qui infatti il cuore del racconto, quello che poi da il titolo al romanzo: il tempo. Che, come scopriremo alle fine, è un bastardo, ma non sempre.
Insomma un libro che non solo mi è piaciuto moltissimo per come è scritto, ma anche per quello che dice, ci ricorda che il tempo a volte può essere crudele, ma in generale è sempre galantuomo e non dimentica mai. In conclusione, gli elogi che ho letto erano tutti meritatissimo a mio avviso, ed anche il premio Pulitzer. Se cercate una lettura diversa dal solito, particolare, ma anche profonda e riflessiva, non potete farvelo scappare.

Un ultimo consiglio: non cercate di collegare le varie storie mentre leggete il libro, perdereste solo tempo, arrivate fino alla fine e poi traete le vostre conclusioni.

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Il tempo è un bastardo 2016-11-23 16:03:38 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    23 Novembre, 2016
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E' tempo di Pulitzer

E' valso il premio Pulitzer nel 2011 alla scrittrice Jennifer Egan tradotto in Italia con il titolo “Il tempo è un bastardo”.

E' un romanzo acclamato dalla critica come capolavoro della letteratura moderna, come opera di grande sperimentazione, come scritto che vola verso nuovi lidi letterari.
Le premesse sono importanti e ne condizionano l'approccio.
Il romanzo vuole rendere la misura dello scorrere del tempo materiale e interiore mettendo in successione tante storie, tanti momenti, tanti volti che danno forma ad una coralità disomogenea la cui intenzione ultima sarebbe quella di tramutarsi in flusso omogeneo.
Davvero complicato nell'intenzione e nel risultato.
Partendo dalla considerazione che altre penne hanno cercato questo genere di rappresentazione, non penso che il salto temporale utilizzato dalla Egan brilli per innovazione.
I flashback non sono strumenti nuovi alla letteratura e neppure le narrazioni alternate polifoniche.

La sensazione prodotta da una simile lettura è ibrida, la cesura tra i capitoli è abbastanza rigida e destabilizzante, trascinando chi legge in un vortice confusionale.
Contribuisce ad una sorta di freddezza emotiva il tema attorno a cui ruotano gli eventi, ossia il mondo dell'industria discografica e dello spettacolo, una gabbia dorata dove le quotazioni salgono e scendono mutando le sorti di tutti coloro che vi traggono linfa.
Quella fotografata è la società americana di oggi o meglio un pezzetto di quella, una classe sociale ben delimitata che non può e non deve assurgere ad identificare il mondo intero.

La particolarità del romanzo lo condanna inevitabilmente ad essere apprezzato o meno, a seconda della sensibilità del lettore, dell'affinità ad un tale registro stilistico, alla capacità di entrare in sintonia con lo scorrere degli eventi.
Insomma va capito e amato questo genere di narrativa, non è per tutti, richiede impegno e voglia di staccarsi dai canoni più classici del romanzo.

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Il tempo è un bastardo 2015-01-12 21:38:48 PICCOLO P.
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PICCOLO P. Opinione inserita da PICCOLO P.    12 Gennaio, 2015
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IL TEMPO E' RELATIVO

Il romanzo di Jennifer Egan, premio Pulitzer 2011, dimostra che dopo secoli di narrativa esistono ancora spazi proficui e inesplorati per la sperimentazione. Non avevo mai letto un romanzo così innovativo, dalla struttura unica e particolare. Una serie di capitoli, ognuno possibile racconto a sé stante, collegati con il presente ed il successivo da uno dei protagonisti; con un continuo spostamento temporale che abbraccia un periodo lunghissimo dai primi anni '80 ad un ipotetico 2020; e soprattuto con un continuo cambio della voce narrante, che cattura il lettore fino al momento in cui questi non indovina di chi si tratta, ad esclusione dei protagonisti trasversali di tutto il romanzo, Bennie e Sasha, che vengono sempre narrati dall'esterno. E soprattutto un ardito, lunghissimo capitolo, strutturato come una presentazione di power point, criticato e osannato ma che non lascia indifferenti. L'autrice narra le vicende di una generazione ruotante attorno alla scintillante, ma ricca di ombre, industria discografica americana; personaggi di cui si narra la vita con continui viaggi nel tempo, ma che vengono descritti sempre come se per loro esistesse solo il presente, senza mai accennare a passato e futuro. Forse volutamente, non traspare felicità da nessun avvenimento narrato, come se fosse una dimensione scontata, oppure inesistente. Nonostante venga citato più volte, non si avverte neanche la presenza di una qualsiasi forma d'amore, ma solamente affetto, anche se indirizzato verso gli amici e mai coinvolgendo un parente. In definitiva un romanzo unico nella produzione mondiale recente, che lancia nell'etile degli scrittori di successo la giovane e disinibita scrittrice americana.

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Jonathan Franzen
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Il tempo è un bastardo 2012-12-31 11:49:39 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    31 Dicembre, 2012
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il tempo aggiunge qualcosa

Nel libro di Jennifer Egan scorrono davanti agli occhi del lettore le vite di più personaggi in qualche modo collegati tra loro dal filo del rimpianto o della nostalgia o semplicemente del tempo. E' come se il lettore si trovasse a guardare le loro vite dallo stesso punto di vista del ragazzo che si butta nel fiume gelato e vede scorrere prima i palazzi, le strade, il compagno fermo sulla riva poi come una prosecuzione naturale tutta la sua vita e le cose gli ambienti che ne fanno parte. Da questo singolare punto d'osservazione ogni cosa acquista fascino e spessore. Il fiume diventa anche per il lettore la metafora della nascita e dello scorrere di ogni vita con il suo paesaggio mentale e le cose care che acquistano valore mentre si allontanano.
La Egan in questo libro ha la capacità di rendere con forza stato interiore/ situazioni esterne/ ambienti creando un collegamento intimo tra cose e persone; dà profondità e mistero a ogni personaggio.
La narrazione ha un fascino che attraversa e va persino oltre le situazioni descritte e i personaggi che coinvolgono e avviluppano il lettore nel loro misterioso e denso mondo interiore.
Questo libro ha pienamente meritato il Pulitzer.
Purtroppo Guardami non è altrettanto bello. C'è una deriva Chandleriana (comprensibile dato il fascino che ha su tutti Chandler) che porta la Egan a dar troppo peso all'intreccio allontanandosi da quello che le riesce meglio: la descrizione dell'interiorità che passa anche attraverso fatti e ambienti.

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Il tempo è un bastardo 2012-11-15 07:02:23 pirata miope
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pirata miope Opinione inserita da pirata miope    15 Novembre, 2012
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LA STORIA DI SEMPRE

Nel libro di Jennifer Egan i personaggi sono tanti, legati da vincoli più o meno labili, tuttavia non sono loro la voce narrante: a farli scorrere davanti agli occhi del lettore come su un nastro trasportatore aventi e indietro è appunto il tempo “bastardo”. E’ lui che dall’alto della sua omniscienza di divinità irremovibile da tragedia greca li blandisce e poi li attende al varco per chiedere il conto: mentre li osserva liceali smarriti nelle droghe psichedeliche ed innamorati della persona sbagliati, persi nei giorni del “sai che m’importa”, insinua il controcanto di un domani “altro”, tragico o farsesco. Un produttore musicale, conquistatore di ragazzine raccattate con l’autostop, i figli di lui a un safari in Africa, una giovane donna cleptomane in fuga nei vicoli di Napoli, un bambino autistico e il suo diario di una serata in famiglia tutto in power point, uomini e donne di successo o falliti, per sempre prigionieri della stagione o del momento irripetibile nei quali la loro esistenza ha preso forma, i “punti fermi “di proustiana memoria, ciò di cui andiamo in cerca nel luoghi e nei volti altrui senza ritrovarli più. “Il tempo è un bastardo” ( Minimum fax 2011) inevitabilmente rifiuta l’etichetta di romanzo: è piuttosto un album di canzoni da ascoltare e riascoltare per afferrarne il senso o meglio il ritmo. Ma qual è il senso di un universo umano che nella sua logica spietatezza pare non averne alcuno? Le pagine della Egan hanno solo una risposta da dare a una domanda eterna ed è non diversa da quella trovata dai grandi classici del passato, da Seneca a Proust, se non nell’ibridismo di registri della postmedernità: la coscienza rievocativa, “il pellegrinaggio” dentro noi stessi, là dove gli eventi si sono cristallizzati. Nella pause di una canzone, suggerisce la scrittrice, tutto resta in sospeso ed è l’istante magico del ripensamento, del ricordo, quella di sempre, in cui ciascuno riemergendo canta, romanza, racconta in prosa arida da verbale, verseggia, filosofeggia, o disegna nelle forme fantastiche di una pagina di power point la propria storia.

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A chi ha letto Seneca e Marcel Proust e agli appassionati di musica
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Il tempo è un bastardo 2012-05-07 13:51:34 rivendell
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rivendell Opinione inserita da rivendell    07 Mag, 2012
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Il tempo è un gran bastardo!

Ottimo romanzo corale di Jennifer Egan, romanzo che le è valso il premio Pulitzer 2011.
La storia è divisa in brevi capitoli con protagonisti sempre diversi, tutti i protagonisti hanno, o hanno avuto, legami tra di loro, l'ordine cronologico degli avvenimenti non viene rispettato.
Può sembrare difficile seguire le vicende di Benny, Sasha, Scotty & C., ma, in realtà non lo è...basta un po' di memoria oppure, in casi estremi, tornare indietro a sfogliare i capitoli precedenti.
Uno dei personaggi principali è Benny Salazar, giovane bassista senza talento musicale ma con il fiuto per gli affari.
Riuscirà a creare una propria etichetta discografica, ne verrà sbattuto fuori per poi tornare nuovamente in auge.
Scotty suonava con lui nella stessa band, chitarrista talentuoso che finirà col perdersi per poi ritrovarsi.
Sasha, assistente cleptomane di Benny con un passato poco rassicurante per i vicoli di Napoli.
Oltre a loro troverete altri personaggi, le loro storie, le loro vite passate e presenti.
Bene o male tutto ruota intorno al mondo dell'industria musicale, mondo che ti porta dalle stelle alle stalle nel giro di un attimo, mondo dove il talento conta ma, a volte, non è così necessario.
Oltre a questo mondo c'è anche il passaggio da un epoca dove il computer era nascente a quello attuale, al mondo dei social network.
Un intero capitolo è, in pratica, una presentazione di power point con le varie slides.
Il titolo rappresenta bene il messaggio del romanzo, il tempo è un gran bastardo, quello che eri non lo sarai più, non si può tornare indietro per non ripetere più errori che ci hanno segnato la vita, possiamo solo andare avanti.
Il tempo sfugge, non si può fermare, il presente diventa passato senza che te ne accorgi, oppure preferisci non rendertene conto illudendoti che, così facendo, il tempo si possa fermare...ma non è così, non lo è mai stato e mai lo sarà.
Ogni capitolo lascia un senso di malinconia, di rimpianto, di voglia di poter tornare indietro.
Vivere di rimpianti porta al declino psico-fisico di una persona, la vita deve essere vissuta seguendo il tempo che passa, deve essere vissuta per i giorni che verranno, non per quelli che sono andati.
Il passato deve essere un bell'album di fotografie, magari ingiallite, da sfogliare ogni tanto e farci cadere una lacrima, oppure per strapparci un sorriso.
Il passato è una certezza.
Il presente è quello che siamo e che stiamo diventando, il confine tra presente e futuro è molto labile, quello che facciamo adesso potrebbe condizionare quello che saremo, o faremo, domani, il presente è fatto di decisioni prese o non prese.
Il futuro non è una certezza.
Si può cadere ma si può anche risorgere...

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Il tempo è un bastardo 2012-03-27 15:54:46 Luisa
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Opinione inserita da Luisa    27 Marzo, 2012

L'evento che ti cambia

"Il tempo è un bastardo" è un romanzo corale. Apparentemente si presenta come una serie ordinata di racconti, ma a me piace definirlo romanzo corale. I racconti sono legati l'un l'altro da un nesso: in ogni storia vi è un personaggio principale e vi sono dei personaggi di nicchia. Nella storia successiva ecco che colui che nella precedente era un personaggio di nicchia, una piccola voce nel coro, diventa voce solista, ergendosi, con la sua storia, a nuovo protagonista. Lo stile narrativo non è unitario. L'autrice gioca con il lettore, spiazzandolo, inserendo a volte un narratore esterno, a volte un narratore interno, passando dalla prima persona alla terza e addirittura a slides grafiche che in modo spettacolare riescono a diventare un racconto. La trama: Fa da sfondo l'industria musicale americana, grande scenografia insieme affascinante e diabolica, luccicante e misera non appena si spengono i riflettori. In scena alcune persone che, in un modo o nell'altro, hanno in comune questa grande scenografia di fondo. Si passa dal produttore discografico dalla vita deprecabile, alla sua assistente con problemi irrisolti, da una ragazzina che troppo vede e percepisce a un personaggio apparentemente fallito che troverà forse riscatto. Che varietà umana! Che grande, immenso, canto corale. Le storie narrano di un evento, un solo impercettibile momento, o attimi, che nella vita dei personaggi hanno segnato un punto di svolta (negativa o positiva che sia) accelerando il tempo, facendolo correre veloce verso quel momento in cui arrivi a voltarti indietro e scopri di avere rimpianti, scopri che forse puoi pensare, immaginare, sforzarti di percepire una realtà diversa se solo le cose fossero andate diversamente. Il finale è una catarsi, un episodio necessario, un dipinto di un futuro non troppo inverosimile che chiude il cerchio, perchè di cerchio si tratta: la catena dei personaggi, il coro poi si richiude, per tornare al punto di partenza. Il tempo è un bastardo perchè ogni scelta ci porta a essere ciò che siamo, ogni evento scatena un anello successivo nella catena degli eventi: catene di persone, catene di eventi. Poi la luce si spegne, il coro si ritira, rimangono gli applausi a rompere quel tempo che sembra scaduto.

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