Narrativa straniera Romanzi Il sole si spegne
 

Il sole si spegne Il sole si spegne

Il sole si spegne

Letteratura straniera

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Attraverso la storia della rovina della propria famiglia narrata dalla giovane Kazuko, il romanzo adombra l'epopea tragica dell'aristocrazia declinante nel Giappone vinto e umiliato dalla guerra, e insieme propone la vivida e più vasta rappresentazione della desolazione spirituale di un paese che ha smarrito i valori della tradizione e va snaturandosi nell'incalzare di una civiltà industriale priva di idealità. Pubblicato nel 1947, un anno prima di annegarsi nel lago Tamagawa a Tokyo, Osamu Dazai consegnava un messaggio di disperata rivolta in cui si riconobbe e si identificò un'intera generazione quella che visse il disordine e lo smarrimento del dopoguerra, nonché la frustrazione precoce delle speranze in un rinnovamento radicale della società, una sofferenza esistenziale, il ribellismo e l'istinto di autodistruzione suggellati infine dal suicidio.



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Il sole si spegne 2024-07-13 09:35:15 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    13 Luglio, 2024
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La lotta contro l'antica morale

In un Giappone ridotto alla miseria dalla cocente sconfitta subita nella Seconda Guerra Mondiale, seguiamo le tragiche vicende di una famiglia aristocratica alle prese con la decadenza dell'antica nobiltà. La società nipponica sta attraversando una profonda trasformazione, gli antichi valori si scontrano con un desiderio di modernità, "cambiamento" sembra essere la parola d'ordine per uscire dal buco nero generato dalla disfatta. Lo sa bene Kazuko, tornata nella casa dei genitori in seguito al divorzio che ha messo fine al suo matrimonio senza figli con Yamaki. Lo sa bene sua madre, ormai vedova e malata, che vede sfiorire di giorno in giorno la salute fisica, ma sembra l'unica ancora in grado, nonostante tutto, di mantenere viva quella sua naturale nobiltà, quell'innata essenza aristocratica che tanto la caratterizza. Le donne sono costrette a lasciare la loro lussuosa residenza di Tokio per trasferirsi in un'umile casetta di provincia, vivendo in simbiosi e arrancando economicamente, in attesa del ritorno di Naoji, il figlio scapestrato, non ancora rientrato dal fronte, sorta di alter ego dell'autore. Al suo ritorno il ragazzo si troverà, come spiegherà in una commovente e drammatica lettera di commiato alla sorella che rappresenta forse il miglior momento letterario dell'opera e ha una valenza fortemente autobiografica (Dazai morirà suicida poco dopo la pubblicazione), in una situazione di forte disagio verso il mondo, incapace di identificarsi con la sua classe sociale, ma anche, per quanti sforzi faccia, di avvicinarsi al popolo, cercando conforto nell'alcool, nelle droghe, nella totale dissolutezza. Tra una madre morente, un fratello che ha imboccato la strada senza ritorno dell'autodistruzione, Kazuko sfogherà il suo bisogno di vita, di amore e di rinascita sfidando la morale e umiliando se stessa, per buttarsi tra le braccia di un artista vizioso ed immorale. Il frutto del suo peccato sarà la spinta definitiva verso una nuova vita, il motivo di speranza che la spingerà ad andare avanti, a trasformare se stessa e uscire dal baratro in cui si ritrova, allo stesso modo in cui si trasforma la società giapponese per spingersi fuori dal buco nero in cui è stata risucchiata, entrambi disposti a qualsiasi sforzo pur di tenere vivo quel sole che sembra spegnersi ogni giorno di più. "Sono fiera di te e farò in modo che lo sia anche il bambino che nascerà. Un bastardo e sua madre. Eppure vivremo con lo splendore del sole lottando sempre e ancora contro l'antica morale. Anche tu però, ti scongiuro, continua a portare avanti la tua battaglia. La rivoluzione è ancora molto lontana. Esigerà ancora molte nobili vittime di valore. Nel mondo attuale le vittime sono la cosa più bella."

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Il sole si spegne 2021-05-31 12:08:34 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    31 Mag, 2021
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Shayo

Da Shayo “la gente del sole calante“, titolo originale del romanzo, deriva il termine giapponese che indica l’aristocrazia in declino, di cui Osamu Dazai ci narra in questo libro.
Egli stesso nacque in una ricca famiglia aristocratica e l’appartenenza per diritto di sangue a una classe privilegiata fu la matrice dei sensi di colpa che lo flagellarono per tutta la vita.

Kazuko ci racconta della madre, le cui nobili origini non si traducono nei titoli posseduti ma nelle movenze innate di una creatura naturalmente elitaria, che nemmeno uno strato sociale molto inferiore potrà strapparle. Proprio il crepuscolo di questa donna, lento inesorabile tacito e dignitoso è il fulcro del libro, sebbene celato dal franare più esplicito e dozzinale dei figli e del Paese intero.
Kazuko ci descrive il tormento di un fratello schiacciato dal suo declino, straziato dalla droga e dall’alcool e aggrappato alla vita da un fragile lembo, nell’amore della madre.
Kazuko ci narra di se stessa, una donna giovane alla ricerca di equilibrio nel trapasso tra la società tradizionale e l’evoluzione dei tempi.

Dice in postfazione Maria Teresa Orsi che il successo di questo romanzo in Giappone si debba precipuamente alla particolare qualità di scrittura di Dazai e puntualizza quanto sia complicato renderne l’effetto in traduzione. Effettivamente, il racconto non mi ha affatto colpita, pallida ed insipida la scrittura che – nonostante la drammaticità dei contenuti – non mi ha emozionato e che nemmeno formalmente ho trovato di particolare attrattiva. Salva l’esito della lettura la figura della madre, resa con particolare efficacia, ma complessivamente un’esperienza non memorabile.

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