Il signore delle anime
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Una società malata
"Ma che cosa sono io? Una creatura della terra, impastata di fango e buio". Ecco come si presenta Dario Asfar, medico levantino proveniente dalla Crimea, un crogiuolo di razze e sangue nato in mezzo alla miseria, con avi che hanno sempre vissuto per mezzo di espedienti ("Ma che altra certezza puoi avere, quando hai visto soltanto miseria, violenza, ruberie e crudeltà?"). Dario è un medico giunto in Francia in cerca di ascesa sociale, di quell'ascensore che lo possa in qualche modo riscattare, elevandolo ed assicurando per sè e famiglia un futuro radioso. Ma l'ascesa sociale è sempre terribile e difficile da realizzarsi in maniera onesta, soprattutto quando rimane cucita addosso l'etichetta di migrante, di straniero ("Io mi sono laureato in medicina in una università francese, conosco gli usi francesi e ho ottenuto la cittadinanza francese, eppure vengo trattato da straniero.."). Dario è perennemente con l'acqua alla gola, carente di denaro, è un medico straniero di cui nessuno si fida e per sopravvivere non può fare altro che indebitarsi continuamente per ripagare i creditori precedenti, moltiplicando così all'infinito i propri problemi. La soluzione a questa impasse sta nell'adattarsi ad una società feroce, falsamente perbenista ed ipocrita come quella in cui vive e che porterà Dario a diventare "Il medico delle anime", comprendendo con grande intelligenza e astuzia quanto in realtà conti curare le anime della gente, illudendola con espedienti da psicanalista con pochi scrupoli, piuttosto che i loro corpi.
Romanzo dalle tinte fosche che la Nemirovsky conduce sapientemente, dimostrando che in fin dei conti i mali dell'umanità sono sempre gli stessi nonostante il passare del tempo (uno su tutti ad es. la paura nei confronti di chi è straniero). L'autrice dimostra quanto una società apparentemente tollerante e civilizzata possa in realtà nascondere comportamenti vili e ripugnanti, come possa essere perennemente assillata da invidie reciproche e così maledettamente attaccata al denaro e pronta a qualsiasi espediente pur di accumulare ricchezza, compresa la possibilità di mettere in atto azioni al limite della legalità. Di tutto questo Dario (ma non solo) ne è l'emblema e lo confessa al proprio figlio nelle ultime pagine del libro ("Provaci, a crepare di fame, come me, con una moglie ed un figlio sulle spalle. A sentirti abbandonato....Quando i tuoi vicini ti avranno trattato da sporco straniero, da immigrato, da ciarlatano...solo allora potrai parlarmi di denaro e di successo, e capire cosa significano").
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Conflitto generazionale
Un medico di umili origini cerca fortuna in Francia dove fatica a sbarcare il lunario e a farsi pagare dalla scarsa e povera clientela. Pian piano capisce che dove la professione esercitata con scrupolo e coscienza non arriva, potrebbero però arrivare altri più discutibili mezzi. Perciò inizia a sfruttare le sue indubbie doti anche professionali per raggirare i clienti, vendendo loro cose impossibili da comprare come la tranquillità, la serenità, la possibilità di percepire e gustare i piaceri della vita. Lui che era venuto a Parigi in cerca di un miglioramento anche morale si accorge di essere circondato dalla stesse gente che c'era al suo paese, mercanti, prostitute, persone che cercano in tutti i modi di sbarcare il lunario parassitando gli altri, gente meschina e gretta. Tutta la gente che incontra è di questa razza inferiore, tutti a parte sua moglie Clara e Sylvie, moglie di un suo ricco paziente, che rappresenta l'ideale che è venuto a cercare in Francia, ideale di cui non è però all'altezza. La sua vita diventa uguale a quella di tutti gli altri, interessata, meschina, schiava del piacere e dei soldi. In ultima analisi, diventa molto simile alla vita di suo padre per cui aveva provato da ragazzo un vivo disprezzo che l'aveva spinto a fuggire di casa e dal paese.
A questo punto alza il dito contro di lui il suo antagonista, suo figlio Daniel, che si sente migliore di lui, pensa di disprezzare il danaro, di avere valori morali, di poter aspirare a una vita migliore come valori. Ma Dario, e forse anche la scrittrice non si fa illusioni: aspetta, dice, ora sei giovane. E anche quando Daniel fugge di casa in opposizione alle scelte del padre, Dario dice tristemente ma con sicurezza: tornerà per l'eredità. Questa è la lapidaria frase che conclude il libro e che non lascia margine alla speranza nemmeno per il figlio. Il padre sa che quella di essere migliori dei propri genitori è solo un'illusione che la vita ricaccerà indietro. Molto amaro come libro, molto sconfortante. Sembra che alla condizione umana, alla calamita negativa costituita dal piacere (e quindi dal denaro) non ci sia scampo.
Indicazioni utili
VORTICE DI DESIDERI
Povertà.
Amore.
Scalata sociale.
Truffa.
Ricchezza.
Odio.
Poche parole per dirvi di quale tema tratta questo libro.
Cosa siamo disposti a fare pur di appagare i nostri desideri? E’ una domanda terribile che Irene si pone, e alla quale risponde con questo triste romanzo.
Il suo stile è un poco lento, ma vi cattura ugualmente: le parole vi rimbalzano in testa e vi danzano intorno come un diabolico vortice; la storia vi trascina in un degrado spirituale che fa star male, e dal quale non sapete uscire.
I personaggi sono dipinti in modo netto e chiaro: le persone sembrano suddivise in tre uniche categorie: coloro che non si fanno scrupoli per ottenere potere, coloro ai quali del potere non interessa e coloro che invece stanno in mezzo a questi due fuochi.
Non l’ho votato pienamente perché non mi ha del tutto stregata; è comunque un ottimo libro da leggere non per rilassarsi ma da leggere per riflettere.