Il sale dell'oblio
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Destino già scritto
Adem, maestro dimissionario in fuga da se’ stesso e dal mondo, dopo l’ abbandono del tetto coniugale da parte della moglie Dalal, stanca del loro matrimonio e votata ai piaceri della carne, braccato da rabbia e disperazione, inizia un viaggio tormentato e paradossale in un mondo avverso che per lui ha smesso di esistere.
Siamo nell’ Algeria degli anni ‘60, fresca di indipendenza ma politicamente instabile e acerba, intrisa di corruzione e tradizioni vetuste.
Adem viaggia verso l’ ignoto, tra città e boscaglia, rifugiandosi ogni sera nell’ alcool, calato nell’ abisso di un animo disilluso e scorato, perso l’ amore per cui aveva vissuto e il senso dell’ amicizia, immerso in un buio che lo trascina nelle esperienze più estreme dimentico di ciò che di umano possiede.
Un percorso di autoisolamento all’ interno di un dolore vivido, nessun rimedio e antidoto per chi non sente e non vede, mente disillusa infettata da pensieri orribili, creatura priva di carne e di spirito che si nutre di assenza e silenzio.
Un cammino in cui inciampare in personaggi bizzarri, unici, voci della propria coscienza, che cercano di ricondurlo alla vita, un cieco che canta divinamente, uno psichiatra amante della letteratura russa, un nano filosofo ( Mika ) in cerca di un amico vero, un circo emozionale che gli prospetta un’ idea salvifica inarrivabile per chi respira solitudine rabbiosa, spogliato di sogno, amicizie, dialogo e comunanza, che ha deciso di non parlare di se’, disilluso dalla vita, e dialoga continuamente con quella voce interiore che ha le sembianze del diavolo in una terra che brucia di fame e vendetta.
Adem, completamente estraneo a se’ stesso, muro di pietra, morto vivente, ostaggio dei desideri altrui, un libro, una matita e un quaderno ad accompagnare i suoi giorni, improvvisamente sarà di nuovo pervaso dal fuoco del desiderio che comincerà a bruciargli dentro, un’ ossessione d’ amore che lo trascinerà in un abisso di false apparenze e desideri impossibili per sparire nel nulla.
Se il romanzo possiede una morale questa ci fa riflettere sullo sguardo umano che deforma la perfezione della natura, sull’ inutilità della solitudine quando non si è in pace con se stessi, braccati dalla propria ombra, sul senso della bontà d’ animo e della gentilezza dei cuori, sull’ importanza e sulla vocazione del rendersi utili.
Yasmine Khadra costruisce una trama ben strutturata, intrisa di crudo realismo, della recente storia dell’ Algeria, dei costumi e delle osservanze, ma anche poetica e simbolica nella rappresentazione delle declinazioni umane e delle innumerevoli sfaccettature che le contraddistinguono. Il protagonista si dibatte in una serrata lotta con il proprio io, abbandonandosi a un destino che gli ha sottratto Dalat, rinunciando a qualsiasi pretesa nei suoi confronti, ingabbiato in una solitudine che gli fa perdere il senso del reale e quella libertà che gli permette di vivere. Vizi e virtù, a quel punto, si confondono e il fuoco del desiderio si trasforma in un boomerang che prevede un viaggio della dimenticanza azzerando il passato dissolto.
“…alla fine, quando la notte diede manforte al coprifuoco per spopolare le strade, Adem e Mika ne approfittarono per lasciare la città. Sparirono subito nel nulla, cancellando le loro tracce per non farsi scovare dai loro ricordi. Da quel giorno nessuno sa dove siano andati ne’ che ne sia stato di loro…”