Il ristorante dell'amore ritrovato
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Shokudo Katatsumuri
Brutto brutto brutto.
Erano mesi che lo cercavo in giro, e finalmente l'ho trovato usato ad un mercatino.
Mi incuriosiva, non so perchè.
Alcune volte veniamo attirati da alcuni libri, anche se non sono il nostro genere.
Di autori giapponesi per ora ho letto solo quelli della Yoshimoto, e non sono male, anche se dopo un po' sono tutti uguali.
Questo è sulla stessa onda, ma con molte meno emozioni e meno poesia rispetto alla Yoshimoto e soprattutto con cose fuori dal mondo, con scene surreali e anche piuttosto macabre.
Se avessi saputo prima come finiva e soprattutto che c'erano certe scene di violenza, perchè si tratta di violenza ed orrore, almeno per quanto mi riguarda, di sicuro non l'avrei mai comprato.
Le vicende vengono trattate con molta semplicità, molte cose non vengono approfondite, mentre invece ci viene fatto lo spiegone sul cibo, come viene raccolto, sull'arredamento del ristorante e sul menù finale, ben due facciate complete solo di un elenco di piatti. E uno dopo un po' si annoia, specie se invece le cose importanti, come l'abbandono del fidanzato, non vengono analizzate.
Inorridita dal finale del libro, non lo consiglio a chi ha un minimo di amore e rispetto verso gli animali.
Se siete vegetariani, vegani o comunque non volete avere a che fare con scene dettagliate di macellazione di animale, non leggetelo.
La vicenda della madre è completamente assurda, da mettersi a ridere per non piangere sul perchè qualcuno abbia scritto una boiata del genere.
Vi dico solo una cosa per non spoilerare: pistola ad acqua.
Verso la fine c'è uno dei classici clichè, assolutamente prevedibile.
Per non parlare del fatto che la protagonista, rimasta senza voce per il trauma dell'abbandono del fidanzato, ad un certo punto chiacchiera con un altro personaggio.
Chiacchiera??
Non mi sento di consigliarlo, anzi, sono felice di averlo scambiato nel giro di un paio di ore.
Indicazioni utili
Sapori d'oriente
Lettere di pasta per mangiare con gli occhi un menù dai profumi d'oriente arricchito dalle fragranze d'occidente. Atmosfere aromatiche, con retrogusto agrodolce descritte con maestria, che avvolgono il lettore e lo trascinano nella vita della protagonista scandita dalle pietanze servite. Leggere “il ristorante dell'amore ritrovato” è sedersi al “Lumachino” per cenare a lume di candela, assaporando ogni piatto, ogni cibo, ogni prelibatezza, trattenendone più a lungo possibile il ricordo in bocca e nel cuore.
Lettura come piacevole intrattenimento tra una portata e l'altra, come gradevole conversazione con un amico di vecchia data a rivangare il passato, a narrare il presente, a sognare il futuro senza fretta, senza animosità, senza curiosità da gossip.
Lettura per conoscere Ringo, la cuoca, abbandonata e derubata dei suoi oggetti più cari dal fidanzato indiano dalla pelle speziata e ritrovatasi di colpo da sola, decide d'impulso di tornare al suo paese natale. Affrontare i fantasmi del passato non è previsto, ma è inevitabile. Avvolta e travolta, a salvarla solo il suo amore per la cucina e per il cibo, che la porta a creare un locale con un solo tavolo, dove il menù è una “coccola” verso i commensali, da gustare con lentezza senza essere disturbati da nulla e da nessuno.
Narrata in prima persona, la vicenda cattura e nel susseguirsi delle portate e della conversazione, senza inopportune interruzioni, solo una più elevata interlinea divide le scene, ci si immerge, sempre più, nella vita di una donna e nei suoi sogni, partecipando alla sua evoluzione. Protagonista non privo di spessore, che descrive le scene permeandole con il suo modo di pensare, attore che cresce e si ricrede, con sullo sfondo un mondo lontano ma non distante, di piacere genuini e di pura dedizione, dove gli sprechi non sono ammessi: mangiare il cibo fino alla fine, senza avanzi, è un tributo all'animale che si è lasciato macellare o alla pianta che si è lasciata cogliere. Sensazioni di un tempo che fu, quotidianamente rilegate in un angolo o ritenute démodé che dovrebbero, forse, tornare vintage.
Da leggere!