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Il posto dei miracoli Il posto dei miracoli

Il posto dei miracoli

Letteratura straniera

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La trama e le recensioni di Il posto dei miracoli, romanzo di Grace McCleen edito da Einaudi. Traduzione di Norman Gobetti. In mano ai bambini uno scampolo di velluto a coste può diventare un campo coltivato e la carta delle caramelle un arcobaleno. Una matassa di filo è un gatto e uno scovolino da pipa un uomo, e le cose parlano e le cose ascoltano. I bambini hanno milioni di segreti e un amico immaginario a cui raccontarli. E, in un mondo ideale, una schiera di sentinelle adulte a proteggere tutto questo. A certi bambini, invece, capita di crescere in un mondo di divieti, dove la Legge Fondamentale pretende un occhio per un occhio e una vita per una vita, e la fine dei tempi è sempre in agguato. Un mondo di bibliche punizioni dove la fantasia è un peccato e le cose servono solamente e non parlano. Judith McPherson è fra quei bambini. Suo padre è un ardente «Fratello» di una setta millenarista che obbliga i suoi membri al proselitismo porta a porta in attesa dell'Armageddon che spazzerà via il mondo e trasporterà i pochi salvati nella Terra Promessa, adornamento di tutti i paesi. La «Terra dell'Adornamento» di Judith ha un aspetto molto concreto. È fatta dei materiali di scarto che da quasi tutta la vita la bambina va raccogliendo nelle sue peregrinazioni solitarie e dei pochi oggetti ricevuti in eredità dalla madre, ed è il luogo in cui trova rifugio da ogni minaccia. Come tutti i diversi, i McPherson non sono troppo popolari nella cittadina operaia in cui vivono, e mentre il padre si attira le ire dei sindacati rifiutandosi di aderire allo sciopero indetto nella fabbrica in cui lavora, Judith deve tentare ogni giorno di sfuggire alle angherie dell'immancabile bullo della classe, che l'ha prevedibilmente scelta come vittima designata. Per il giorno seguente, ad esempio, le ha promesso una morte per affogamento nei bagni della scuola e Judith sa che il solo modo per evitarlo è tenersi alla larga dall'edificio, ma come fare? Per una bambina come lei la magia di ogni gioco può chiamarsi miracolo, ed è con questa fede che, incitata da una voce disincarnata che sceglie di chiamare Dio, cosparge la Terra dell'Adornamento di zucchero e farina, e cotone e schiuma da barba e plastilina e gocce di colla, e la mattina seguente apre le tende della sua camera sul candore di una colossale nevicata fuori stagione. È il primo di una serie di miracoli, e l'inizio di un dialogo fitto con un Dio - versione mistica dell'amico immaginario? sintomo psichiatrico? autentica espressione del sovrannaturale? -, del quale Judith si convince di essere l'onnipotente strumento. Lei, una bambina di dieci anni che vorrebbe solo raddrizzare le cose storte. Grace McCleen, cresciuta, come la sua protagonista in una setta cristiana fondamentalista del Galles, usa lo sguardo leggero e divertente di una decenne fuori dal comune per raccontare una storia che scuote ogni convinzione.

Grace McCleen è nata nel 1981. Dopo aver lasciato la comunità d'origine, ha studiato Letteratura a Oxford e York. Oggi svolge a Londra la sua attività di scrittrice e musicista. Il posto dei miracoli è stato giudicato uno dei quattro debutti piú promettenti del 2012 da «The Sunday Times» e ha vinto il Desmond Elliott Prize per l'opera prima.



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Il posto dei miracoli 2013-06-24 11:26:49 GLICINE
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    24 Giugno, 2013
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CHIUSURA DI MENTE E CUORE

Leggendo questo libro sono stata avvolta da un mantello di tristezza e oppressione…
La chiusura in senso lato, è il tema predominante che muove tutti gli ingranaggi della storia.
Judith è una bambina estremamente intelligente, diligente, ubbidiente, tranquilla. Vive una vita da emarginata in tutti i sensi.
Grava sul suo cuore un enorme senso di colpa, derivante dal fatto di ritenersi responsabile della morte della mamma e quindi del totale cambiamento di atteggiamento e comportamenti del padre.
I genitori di Judith appartengono ad una specie di “setta” che passa porta a porta ad annunciare il prossimo arrivo dell”Armageddon”, la loro concezione della religione è di totale chiusura, si appoggiano al vecchio Testamento nel quale la figura di Dio è vista alla luce della severità, del colpevolizzare e quindi punire… Avete presente i vari detti quali “Occhio per occhio”?e simili…. Il loro credo non permette le trasfusioni di sangue e quindi la mamma di Judith perirà qualche giorno dopo il parto in seguito ad un’imponente emorragia.
La vita è all’insegna della privazione, in quanto avere determinate abitudini viene considerato peccato e quindi sinonimo di malvagio. Niente televisione, nessun cibo appetitoso, una casa spartana come l’abbigliamento stesso.
La bimba cresce senza l’amore confortante di una mamma, con un padre che non le manifesta un minimo segno di affetto, e, per non farsi mancare nulla, come se già questo non fosse sufficiente,un compagno in particolare della sua classe, la prende di mira perché diversa, e ingaggia un’escalations di gesti intimidatori e vera e propria violenza, che sfocia in atti vandalici veri e propri nei quali vengono coinvolti altri compagni e perfino il padre del bullo.
Meravigliosa l’immagine della signora Pierce, insegnante nuova, che assume il controllo della Classe otto, davvero un personaggio forte e coraggioso nel tentare di porre un freno ai comportamenti di vessaggio perpetrati nei confronti di Judith. Un raggio di luce, pura e luminosa nel grigiore.
E poi c’è Judith, per sopravvivere non può non chiudersi nel suo mondo, creando con scarti vari ( carte di caramelle, bastoncini, pezzetti di tessuto, fili di lana, creta) un altro mondo parallelo, costruendolo realmente nella sua cameretta….. La sua mente viaggia veloce, i personaggi che crea sono “copie” di persone reali, che ad un certo punto pensa di riuscire a condizionare, nella vita reale, attraverso azioni compiute nel suo mondo…
La quasi totalità del libro narra la sofferenza di una bambina, davvero realmente tangibile, sarà forse per il fatto che nella realtà l’autrice sia cresciuta in una setta fondamentalista del Galles?
Sarà perché sia stata elle stessa vittima di atti di bullismo e di estrema solitudine?
Tra le righe di questo libro sento il cuore e l’anima. La scrittura è scorrevole, i personaggi sono
talmente reali che li posso visualizzare con facilità come le loro emozioni, davvero un esordio letterario originale e ben scritto.

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Il posto dei miracoli 2013-06-06 18:15:14 Pia Sgarbossa
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Pia Sgarbossa Opinione inserita da Pia Sgarbossa    06 Giugno, 2013
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IL PIU' GROSSO MIRACOLO? ... VOLERSI BENE !!!

Cari lettori, per fortuna non ero una protagonista del libro...altrimenti, per difendere la piccola Judith, credo che avrei superato i limiti...si , avrei osato davvero troppo.
Non ce la facevo a starmene inerme mentre lei subiva in silenzio le angherie del bullo della sua classe...è stata una vera penitenza, per me!
Lei è figlia di genitori appartenenti ad una Confraternita ( avete presente i testimoni di Geova?...ecco un gruppo molto simile) , che passano porta a porta per annunciare la fine del mondo e che partecipano ad adunanze e predicazioni.
Lei che non può festeggiare i compleanni, il Natale, non può possedere una televisione ; è orfana, perchè non è ammissibile per il loro credere, fare una trasfusione di sangue...e la sua mamma ne avrebbe avuto bisogno per poter vivere, proprio nel momento della nascita della propria bambina...
Judith cresce tra mancanze affettive e materiali, e sensi di colpa ; si ritrova a non poter vivere in un mondo sereno; non è previsto un mondo per lei.
Che fare allora?
La ragazzina lo crea e lo fa nella sua camera, usando oggetti rimasti della mamma e pezzi di rifiuti vari che trova ovunque, grazie ad una notevole creatività e ad una grande capacità manipolativa.
Finchè un giorno si accorge che quello che desidera con tutto il suo cuore,nel mentre lo realizza nel piccolo mondo in miniatura, si avvera : una semplice coincidenza o un vero e proprio miracolo?
E se gli eventi cominciano a ripetersi...se una voce divina anche le risponde, la incoraggia, la sprona ad inseguire i suoi nuovi poteri?...suggestione...paura...difesa... semplice fragilità... una gran forza???
E così assistiamo alle vicende di una ragazzina che si ritrova ad avere un potere più grande di lei...una forza che non può dominare...
E' un libro che ci porta a riflettere moltissimo sull'importanza del credere o meno di una persona in Dio, della capacità di avere fede, sul riuscire a vedere solo se si crede, sui risvolti positivi o negativi che tali scelte... o doni... possono portare...
Ho letto con passione ; ho ascoltato la bambina... l'ho ascoltata profondamente.
L'avrei voluta abbracciare, consolare, proteggere e difendere. Ho tifato per lei, gioiendo e soffrendo con moltissima partecipazione.Ho apprezzato gli interventi della sua nuova insegnante.
E' stato grandioso assistere all' opera di Judith: la sua notevole capacità di sopportazione, i continui atti d' amore nei confronti di suo padre, che, povero, non riusciva ad ascoltarla, ad amarla come lei avrebbe voluto.
Un padre che si trova a vivere un dissidio interno fortissimo: da una parte portare avanti un credere importante, nato da una scelta fatta insieme alla sua donna che amava tantissimo; dall'altra il dover continuare a vivere senza l'appoggio di quel grandissimo amore, per il quale avevano combattuto... rimasto privo del sostegno di cui sentiva un estremo bisogno, che era linfa vitale per lui.
Una vita sofferta per entrambi, padre e figlia,...un percorso di vita tra lotte, sconfitte, umiliazioni, crescita e maturazione , che giunge all'importante scoperta che il miracolo più "grosso" è il volersi bene.
"La fede è un balzo"si dice in questo libro...amarsi e volersi bene è la concretizzazione della fede...è il balzo riuscito, aggiungo io.

"Quando succedono i miracoli, ve ne accorgete perchè qualcosa di normale che non pensavate contasse un granchè alla fine ha contato tantissimo".

Buona lettura a tutti!
Pia

P.S. : io ho avuto un po' di difficoltà solo nel momento dell'inIzio della lettura delle prime pagine, dove la descrizione risultava particolareggiata ... troppo per i miei gusti...ma ne è valsa veramente la pena continuare a leggerlo, credetemi!

CARA FEDERICA : GRAZIE !!!

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Consigliato a chi ha letto...
A chi ama l'immaginazione...a chi ama credere in qualcosa.
A chi per credere non deve vedere.
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Il posto dei miracoli 2013-03-17 17:45:40 petra
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petra Opinione inserita da petra    17 Marzo, 2013
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Judith dei miracoli

La piccola Judith, dieci anni, un pezzo di stoffa che diventa campo, un filo di lana e uno stuzzicadenti che danno vita a un uomo. E così pazienza se a scuola i compagni ti emarginano, il bullo della classe ti prende di mira e i vicini ti reputano strana; loro non sanno che l’ Armageddon è vicino, loro non sanno che vivono in un mondo diventato una Sentina di Iniquità. Ma noi sì, l’ha detto papà, noi siamo al riparo, almeno pregando, almeno volendo fortissimamente che accada quello che desideriamo… non sta forse scritto che potremmo smuovere i monti con la nostra fede?

E così, in un impasto colorato di fantasia e di fede, suggestione e malintesi, una bimba troppo sola si ritrova a fronteggiare come può le proprie immense riserve affettive di bimba orfana di madre e il dolore sordo, senza fine, del padre. Quale risposta meglio di un miracolo può colmare la sete di giustizia, di serenità e di amore? D’ improvviso Judith si scopre ( forse) capace di fare miracoli, inconsapevole delle ricadute di questi presunti eventi sovrannaturali sulla vita degli altri.

Solitudine, emarginazione dei diversi, difficoltà a comunicare; tanti temi toccati da questo piccolo, meraviglioso libro. Così come tante sono le cose che mi hanno fatto affezionare alla piccola protagonista: la dolcezza di una bambina obbediente e sensibile, che nella sua ingenuità tenta di “ guarire” il padre e il mondo da guai troppo grandi per le sue forze; la piacevolezza e la semplicità dei suoi racconti e dei suoi giochi, dove un filo di lana e un pezzo di stoffa possono creare campi di grano e persone. Ho assistito con lei, stupita e incantata, allo spettacolo della natura, scorgendone con rinnovato piacere l’infinita bellezza; mi sono sentita piccola e inerme con lei, quando soffre o vede soffrire, e il corpo le viene scosso da un fremito, mentre il cuore batte all’impazzata e la vista si annebbia.
Sì, perché la scrittura di McCleen è davvero molto “fisica”: il buio, la luce , il vento, il dolore, sono tutte entità con un loro peso , una loro consistenza, e nel loro materializzarsi danno luogo a immagini suggestive ed immediate.

Una bella prova l’opera prima di Grace McCleen; una penna delicata e scorrevole che ci fa scoprire con tenerezza il mondo sofferto, incantato e ingenuo di una bambina allevata secondo le rigide regole di una setta millenarista, che cerca nella fede, o in quella che ritiene tale, una risposta e un aiuto
Una lettura piacevole, uno stile semplice e garbato e una storia che sa avvincere e intenerire.

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