Il paese delle prugne verdi
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Il paese delle prugne verdi di Herta Muller
Herta Müller è stata insignita del premio Nobel per la letteratura nel 2009. Scrittrice rumena appartenente a una minoranza di lingua tedesca del Benato, lasciò il suo paese ai tempi delle persecuzioni di Ceau?escu. Le esperienze drammatiche della sua vita e della sua gente hanno profondamente caratterizzato lo stile e i contenuti della sua opera.
Il suo romanzo più famoso è “Il paese delle prugne verdi”: un libro di difficile lettura e altrettanto complicata comprensione. La stessa scrittrice in un saggio del 2001 dichiarò che “la patria non è lingua, ma linguaggio”, concetto polemicamente contrapposto all’affermazione di Thomas Mann secondo il quale “la patria di uno scrittore è la sua lingua”. In questa prospettiva forse è più semplice capire l’ermetismo espressivo di questa autrice.
La lingua è certamente l’espressione verbale della cultura di un popolo, essa riguarda un’area geografica più o meno vasta. Il linguaggio è più specificamente attinente all’individuo e può assumere forme diverse secondo i concetti e i contenuti che l’individuo stesso vuole esprimere.
E’ dunque al linguaggio che la Müller ricorre per creare un’opera ricca di simboli mai chiaramente esplicitati, ma drammaticamente suggestivi. La voce narrante insieme con Lola, Edgar, Georg e Kurt sono i personaggi principali della storia, il cui snodarsi è spesso affidato a parole-chiave come “scarpe”, “forbici”, “raffreddato”, che si riferiscono ciascuna a azioni o a fatti repressivi d’una violenza mai esplicitamente descritta, ma proprio per questo assai più terrificante. È questo il filo che, a mio avviso, sottende tutto il romanzo: la capacità evocativa della parola può a volte denunciare l’atrocità d’un regime in maniera più efficace d’una lotta sanguinosa sul campo. Qui il sangue, la tortura, la violenza psicologica che conducono spesso al suicidio i personaggi della Müller, emergono attraverso descrizioni che sono al limite tra prosa e poesia. Il paese delle prugne verdi diviene la metafora della dittatura: “Vedevo la schiuma sui loro denti e pensavo tra me: Non bisogna mangiare prugne verdi, il nocciolo è ancora tenero e si ingoia la morte.”
Il suicidio di Lola, vittima della violenza brutale del professore di ginnastica, diviene il pretesto per condannare chi osa insinuare il sospetto che quel paese e quel regime non siano la sede della felicità: Lola viene espulsa dal partito dopo la sua morte , perché indegna di appartenere a un mondo così perfetto.
Un testo, questo della Müller, di una durezza che supera la bellezza espressiva e lascia un sentimento di desolazione e sconforto, nel momento stesso in cui il lettore ha modo di realizzare che la storia si ripete tragicamente in luoghi diversi, in forme forse apparentemente diverse, ma spesso sostanzialmente identiche, perché l’uomo è un pessimo studioso, che non fa tesoro dell’esperienza del passato.
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Schegge e frammenti
Questo libro ha uno stile molto particolare, che me lo ha reso di difficile lettura. E' uno stile evocativo ed immaginifico, fatto di schegge e frammenti, fotografie, flash, istantanee. Tutto ciò non lo rende scorrevole, ostacola nel seguire il filo della trama, ambientata nella Romania degli anni '80, dove il suicidio di Lola unisce quattro giovani, alla ricerca dell'anelito di libertà in un regime davvero difficile. Forse la trama non è la vera eccellenza di questo libro, forse è proprio lo stile. Non so. Fatto sta che proprio lo stile me lo ha reso ostico, senza farmi immedesimare, senza farmi emozionare.
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la letteratura indispensabile
Se non ci si ferma davanti all'inconsueto uso della punteggiatura.Se si va oltre l'inusuale modo di accostare parole e frasi.Se si ha il coraggio di farsi prendere e trascinare in profondità dall'atmosfera d'incertezza e di disperazione che incombe su tutto il romanzo...Ecco che allora ci si accorgerà di avere di fronte un'opera davvero bella, che descrive con volontà ostinata una realtà tragica ,dove la fine della libertà e la perdita della speranza tingono di un grigio uniforme ogni cosa.Non fermiamoci davanti allo stile criptico dell'autrice,ma cerchiamo di entrare nella sua testa e nel suo cuore e la lettura diventerà più facile, sentendo ciò che lei sente , odiando ciò che lei odia, amando ciò che lei ama e sperando ciò che lei spera. La paura,l'ansia,l'incertezza,l'oscurità di una vita di regime ci deve dare il coraggio e la forza di sperare in un mondo libero.