Il padrino
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Idda aveva un boyfriend
Come non ricordare le prime frasi del capitolo uno del Padrino nella sua versione cinematografica....con un enorme Marlon Brando!!!
La saga di una famiglia, scritta da Puzo, che poi avrebbe avuto un clamoroso seguito cinematografico, con pellicole indimenticabili.
Il romanzo ripercorre le vicende di una famiglia italiana e i suoi traffici illeciti tra l'Italia e la Nueva York (nel dialetto degli emigranti in Little Italy).
Vari fratelli più o meno violenti, astuti e belli che decidono di mettersi sotto i piedi il sistema Yankee e di conquistare il nuovo mondo.
Useranno metodi soft, ma spesso volte ricorreranno a violenze e minacce.
E' un epopea completa, che ha in se già il germe della sua autodistruzione, del decadimento di un intero sistema corrotto e corruttibile che ha nel Dio denaro, la giustificazione di ogni azione commessa.
La Mafia e il suo essere, il suo operare, le sue regole, i codici morali non scritti, i limiti dell'azione, un compendio per comprendere bene anche i legami con i vertici della politica e degli uomini d'affari.
Non si salva nessuno, sono tutti sporchi e cattivi, ognuno a modo suo, ognuno per la sua strada quando poi le cose naufragano.
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Realistico intreccio mafioso
New York, secondo dopoguerra. Tra gli esponenti di punta della malavita italo-americana un nome spicca su tutti: quello di Don Vito Corleone, capo della più potente e prestigiosa famiglia mafiosa della costa orientale. Detto "Padrino" per la generosità che riserva a chi gli dimostra rispetto e fedeltà, Corleone è un uomo paziente e guidato da un rigoroso codice morale, che negli affari preferisce avvalersi della sua famosa e persuasiva ragionevolezza, ricorrendo alla forza solo quando necessario. Ma, quando ci sono da usare le maniere pesanti, non esistono remore né mezze misure, la sua decisione e la sua spietatezza fanno gelare il sangue nelle vene. Scappato giovanissimo dalla natia Sicilia per sfuggire alla stessa lupara che lo ha reso orfano, si trasferisce nel Nuovo Continente portando avanti per i primi anni una vita onesta fatta di stenti e difficoltà, finché decide di cambiare pagina: comincia così una brillante ascesa che lo vede pian piano raggiungere il vertice della malavita statunitense. Ma il suo prestigio e la sua potenza rischiano di scomparire a causa di una terribile guerra tra famiglie scatenata dal suo rifiuto a partecipare ad un affare di narcotraffico. Una battaglia che metterà il Padrino a dura prova e aprirà la questione riguardante la scelta del suo successore. Suspense, azione e colpi di scena non mancano in quest'opera di Mario Puzo in cui onore e tradimento, amore e denaro, violenza e rispetto si intrecciano come le fitte maglie di una ragnatela. Ma il vero punto di forza del libro è il realismo e con cui l'autore descrive il mondo della mafia, con la sua capacità di entrare in ogni settore dell'economia e trarne ingenti profitti, le forti e spesso insospettabili connivenze con i piani alti della politica, delle forze dell'ordine e perfino del potere giudiziario e un'organizzazione interna precisa ed efficiente come un orologio svizzero. Forse Puzo esagera un po’ nel tessere le lodi del protagonista, mettendone in risalto le virtù e facendo passare quasi in secondo piano il fatto che si tratti comunque di un pericoloso e sanguinario boss mafioso. Ciò, se da un lato può infastidire i lettori più sensibili al tema ed essere visto come un limite del romanzo, da un altro punto di vista può intendersi come sintomatico del consenso e del prestigio che troppo spesso la mafia riscuote tra la gente comune, soprattutto tra quella povera e diseredata che si sente abbandonata da uno Stato corrotto e lontano dai problemi reali della popolazione e che trova invece in quest’organizzazione un modo per avere lavoro, giustizia e protezione. Un aspetto che troppo spesso i governi tendono ad ignorare e che invece dovrebbe essere considerato come fondamentale punto di partenza nella lotta alla malavita organizzata.