Il nostro quartiere
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I luoghi dell’infanzia
Con un piacevole tuffo nel passato Mahfuz ci proietta nei luoghi della sua infanzia facendoci immergere nelle magiche atmosfere di un Egitto di inizio Novecento in equilibrio tra il rispetto per le antiche tradizioni e una nascente voglia di modernità. Siamo in un piccolo quartiere della periferia del Cairo, proprio a ridosso del deserto. Un microcosmo in cui tutti si conoscono e sanno tutto degli altri, dove la vita gira sempre intorno ai soliti punti di riferimento. Un ambiente intimo e abitudinario dominato dalla vista di quel monastero che è al contempo gradita presenza familiare e arcano simbolo di rigore e inaccesibilità. L'autore torna bambino per poter raccontare questo piccolo mondo attraverso la purezza e la semplicità che si trovano soltanto negli occhi vispi, curiosi e sognanti dei più piccini. Man mano che il piccolo Naghib avanza nel racconto si possono cogliere nella sua voce piccoli segni di crescita, di maturazione, che vanno a braccetto con i lievi cambiamenti di una società che inizia il suo processo di modernizzazione. Settantotto brevissimi capitoli che parlano di rivoluzione e amori tormentati, di fughe, matrimoni, tradimenti, torti, gelosie, invidie, rivalità, spietati futuwwa e misteriosi dervisci. La filosofia si intreccia ai riti popolari, la storia si accompagna ai pettegolezzi, la leggenda diventa realtà e la quotidianità si confonde con il sogno. La scrittura è dolce e curata, le storie sono un po' ripetitive ma tutto sommato piacevoli, emblematiche del modo di vivere e di pensare di quel tempo e ricche di allegorie. La nostalgia e il malinconico romanticismo sono quelli tipici di chi si guarda indietro e vede un mondo che ormai non c'è più, di chi rammenta con piacere e rimpianto l'epoca giocosa e protetta della prima infanzia, di chi non sa se preferire un passato dal gusto un po’ obsoleto o un presente che non sempre rispecchia il sapore di modernità e miglioramento che tanto prometteva.