Il museo dell'innocenza
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Felicità mancate
“In realtà, nessuno si rende conto di vivere l’istante più felice della propria vita nell’attimo in cui lo sta vivendo”
Non ho contato quante volte compaia, ma ho il sospetto che la parola “felicità” sia quella che ricorra più spesso in questo romanzo.
Eppure Kemal, il protagonista, finisce per avere una vita tutt’altro che felice. Non che non l’abbia mai conosciuta, la felicità, solo che non ha saputo riconoscerla quando gli si è presentata. O forse, più semplicemente, non ha voluto vederla, preso com’era dalla sua vita di allora che credeva perfetta con il fidanzamento ufficiale alle porte, nell’ambito dell’alta società di Istanbul, e la travolgente passione erotica, clandestina e tutt’altro che da alta società, vissuta in parallelo.
Pamuk, abilmente, attraverso la vicenda di Kemal e Füsun, fa emergere le contraddizioni di una società, quella turca, che, come diceva sempre un mio vecchio professore, non può fare a meno di tenere la testa in Europa e il corpo in Asia, e non soltanto geograficamente; una società combattuta fra tradizione e innovazione, che ama dichiarasi “moderna ed europea”, ma dove, in effetti, la verginità di una ragazza continua ad avere il suo peso. Vero negli anni Settanta, quando inizia la storia narrata dall’autore, vero ancora oggi, altrimenti il Partito Islamico non sarebbe saldamente al potere da oltre un decennio e ciò la dice lunga sulla mentalità sempre in auge.
Bel romanzo, occasione di riflessione sul senso della tanto ricercata felicità, sullo sfondo di una Istanbul immortalata nei suoi viali, vecchie stradine, piazze e giardini, percorsa a piedi, o in un'auto che corre per non far tardi, e malinconicamente ammirata dai locali alla moda sul Bosforo.
Indicazioni utili
Amore, adorazione e disincanto: metafora della vit
Una vicenda appassionante sul tema dell'amore, assurto a unica ragione di vita del brillante borghese Kemal. La morale, la convenienza, il quieto vivere e i valori saldi di una famiglia agiata travolti e cancellati da una passione più forte del tempo. L'amore di Kemal per Fusun è anche devastazione, rottura degli schemi, schiavitù, passione senza confini. L'autore disegna con la brillantezza che gli è consueta una società benpensante che fa da sfondo alla vicenda "estrema" di questi due cuori. Suggestiva la trama, visto che la passione porta i due protagonisti prima sulla strada di un eros raffinato e intenso, poi su un piano puramente ideale, giacchè è solo Kemal a provare i tormenti di un sentimento estatico e struggente che lo porta ad amare con una forza superiore alla ragionevolezza e all'opportunità. Quando finalmente i due amanti si ritrovano, la magia non è rimasta inalterata e la tragica fine della bella Fusun porterà Kemal verso l'unica strada possibile: amarla ancora, a dispetto delle leggi del tempo e dello spazio, attraverso un "Museo dell'innocenza", fatto di tutti gli oggetti sottratti dalla casa dell'amata e di ogni cartolina, sigaretta, effige, oggetto che ricordi quell'amore capace di travalicare le regole del buonsenso. Nell'ostinazione Kemal ricorda il Florentino Ariza de "L'amore ai tempi del colera", ma qui non c'è il lieto fine, sebbene il protagonista riesca in qualche modo a perpetuare l'adorazione per la bella fanciulla anche dopo la sua dipartita. Un romanzo per tutti quelli che amano e per tutti coloro che credono alla forza di una passione vera, tenace, indomita.