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Una pianura deserta, alle porte di una città. Una misteriosa costruzione, che a volte sembra un furgone abbandonato, altre un cavallo di legno. Al suo interno, un gruppo di uomini decisi a conquistare la piazzaforte. Sono lì da anni, forse secoli: Ulisse K., Max, Acamante, il Costruttore... Nella città, lo studente di filosofia Gent Ruvina ha strappato la bionda Lena - molti la chiamano Elena - al suo triste fidanzamento. Siamo nell'Albania degli anni Sessanta, ma anche nella Troia di tremila anni fa. Giocando su parallelismi e intersezioni, nel 1965 Ismail Kadaré scrive "II mostro", una storia fantastica che è al tempo stesso un violento attacco al regime comunista. Vietato in Albania fino al 1990, questo romanzo "con i piedi ancorati nella mitologia e la testa proiettata verso i tempi moderni" esce ora per la prima volta in Italia, confermando l'incredibile talento del grande autore albanese.



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Il Mostro 2016-10-02 13:25:42 Visitatore
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Visitatore Opinione inserita da    02 Ottobre, 2016
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Una splendida metafora sulle dittature

Un libro fortemente metaforico, dove le analogie tra antico e moderno si intrecciano in un dedalo infinito le cui spirali rendono a volte arduo seguire le evoluzioni della trama, una scrittura apparentemente limpida, impeccabile, senza sbavature o parole di troppo.
L’autore, scrittore Albanese, utilizza il cavallo di Troia come figura allegorica dell’ideologia comunista che come tutte le dittature, fa scempio dei diritti personali delle idee e della libertà.
L’inesorabile incontro tra gli uomini e il cavallo, che volontariamente, nonostante il terrore che la sola visione della figura incute, ne portano l’infetto contenuto all'interno delle loro case, delle loro città è il fulcro della storia, un romanzo che nei suoi simbolismi, nel suo ricondurre al mito del Cavallo nell’Iliade, spiega quanto l’uomo non sia cambiato nelle sue dinamiche.
Un romanzo intenso, profondo, complesso che permette di fare riflessioni di natura sociale/politica/filosofica vedendo le cose da un punto di vista originale ma non per questo meno forte.
“E comunque sentivo che loro per primi non desideravano ricevere spiegazioni. Si limitavano a urlare: E' intollerabile! È un tradimento! E più strillavano, più cresceva il loro furore.”

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