Il mondo secondo Garp

Il libro di john Irving è particolare come il suo senso dell'umorismo. Ha una visione del mondo anche comica, ma non ha quell'ironia alla Philip Roth che trancia a metà il velo delle cose. Le cose sono in sè un po' ridicole. Questo essere tragi-comiche le svaluta in parte. A me non piace molto il modo di raccontare di John Irving anche se ineccepibile. Non tocca le mie corde. Tutto il romanzo sembra assurdo e contemporaneamente suona come una confessione, come se dentro ci avesse messo molta della sua vita, denudandola in modo anche inopportuno. L'impressione è che nel suo caso alludere o richiamare eventi della sua vita reale sia un errore. Lui è uno di quegli scrittori che dovrebbero inventare storie alla Buzzati e cercare di non parlare mai di sè, o almeno il meno possibile: molto bella è la storia nella storia, quella dell'orso.
L' io narrante, indubbiamente forte e accentratore non è molto simpatico. Alcuni personaggi sono migliori di altri, ad es. l'amico/a Robert/a. Però tutto sommato anche il tema della violenza alle donne o della lotta tra i sessi, delle aberrazioni culturali tipicamente americane come le Ellen jamesiane, tutto l'aspetto grottesco della storia, comico in parte può risultare irritante. Tutto sommato l'apertura mentale dell'autore è relativa: lui si concede relazioni intense, ma non accetta che gli venga reso pan per focaccia. Terribile la parte della storia in cui la moglie ha una relazione con lo studente. La storia diventa comico, tragico grottesca. Una Medea in chiave moderna che vorrebbe anche far sorridere. A me questo scrittore, bravo, risulta un po' indigesto e antipatico. Preferisco mille volte il rivale Cheever come stile narrativo. Però credo che molti lettori potrebbero apprezzare questa sua vena comico- grottesca. E' una scrittura che o piace molto o risulta fastidiosa. Forse ho letto il libro sbagliato di questo autore.