Il medico tedesco
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Il fascino del male
Josef Mengele, uno dei tanti mostri generati dal nazismo si è rifugiato in Argentina. Nell'aspra Patagonia si imbatte in una famiglia che solletica il suo interesse.
A ridestare certi sensi depravati è Lilith, dodicenne imprigionata in un corpo troppo minuto per la sua età ma indiscutibilmente proprietaria di quei geni ariani da cui il medico/macellaio è ossessionato da sempre.
Con subdola arguzia si infila nella quieta routine famigliare, guadagnandosi fiducia e soprattutto rispetto incondizionato da parte della sua preda designata, attratta dai modi di quel signore sempre elegante e ben educato.
Le attenzioni del dottore non tarderanno a rivelarsi morbose e la ragazzina diventerà l'ennesima cavia su cui accanirsi con pericolosi esperimenti genetici.
Buon romanzo di Lucia Puenzo (da cui è stato tratto l'omonimo film diretto dalla scrittrice stessa), ottimo nella definizione del mostro, di cui scandaglia la psicologia con perizia certosina. Convincente anche nella costruzione del rapporto tra il medico e l'inconsapevole vittima basato su una sorta di infatuazione; ovviamente acerba e astratta quella della bimba per l'uomo, dettata da puro aberrante interesse scientifico quello dell'ex gerarca. Il romanzo zoppica un po' nella definizione dei personaggi marginali e lascia a desiderare nell'epilogo che, pur tenendo sulla corda, non avvince più di tanto.
Si legge comunque tutto d'un fiato ed è incisivo nel dimostrare il subdolo attecchire in un ambiente sano ma sprovveduto, abbindolato facendo leva sull'ingenuità dei vari elementi in gioco.
Ci si potrebbe vedere un nesso con l'ascesa del Reich in Germania e in Europa, in realtà non so quanto voluta. Sicuramente è emblematico riguardo un modus operandi particolarmente caro al male.