Il malinteso Il malinteso

Il malinteso

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«L'amore, mia cara, è un sentimento di lusso!»: questo cerca di spiegare una madre che ha molto vissuto alla figlia. Ma lei, Denise, non lo capisce: quando suo marito glielo ha presentato sulla spiaggia di Hendaye, Yves le è apparso come un giovanotto elegante; e poiché alloggiava nel suo stesso albergo, ha creduto che fosse ricco quanto l'uomo che ha sposato. Poi il marito è stato richiamato a Londra da affari urgenti, e quelle giornate di settembre sono state come un sogno. Il ritorno a Parigi ha significato anche un brusco ritorno alla realtà: no, Yves non è ricco, tornato dal fronte si è reso conto di aver perduto tutto, ed è stato costretto a trovare un impiego che lo avvilisce e lo mortifica.



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Il malinteso 2021-07-09 19:59:29 archeomari
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archeomari Opinione inserita da archeomari    09 Luglio, 2021
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La felicità lascia l’amaro in bocca

Sorprende sapere che questo romanzo breve sia stato il primo scritto dell’autrice: aveva vent’anni. Sorprende non soltanto per lo stile già riconoscibile, con i suoi affondi, con il suo rapido tratteggiare i personaggi in maniera efficace, ma soprattutto per la lucida consapevolezza dei rapporti umani, per la disillusione nei confronti dell’amore, che raramente si riscontrano a quella età.

“Il malinteso” è la storia dello smantellamento di un amore nato in vacanza, sulle spiagge di Hendaye, in terra basca: ambientazione familiare nelle opere più tarde, ma anche località dove la stessa autrice passava le sue estati con il marito e le figlie.
Non si tratta della solita storiella estiva, “mordi e fuggi”: lei sposata ad un uomo ricco che stravede per lei, da cui ha avuto anche una dolce bambina, e lui giovane e aitante rampollo caduto in miseria. Colpo di fulmine, passione nata e bruciata nel giro di qualche settimana.

No, non sarebbe un’opera della Némirovsky. Ne “Il malinteso” , l’autrice tesse saggiamente il momento il cui Yves Harteloup, giovane in vacanza, spensierato del quale “tutti i piaceri e tutte (le sue) preoccupazioni dipendevano dal tempo” mette gli occhi addosso alla graziosa Denise, che sta giocando in riva al mare con la figlioletta Francette. Scopre subito che Denise è moglie del facoltoso signor Jessaint. Lui se ne innamora subito o forse si innamora di ciò che prova per lei, lo capisce da quell’ansia particolare quando, dopo aver condiviso con lei tutte le mattine in spiaggia con la piccola, - il marito era lontano per affari - non la vede arrivare.

“Forse fu per questo che, non appena la perse di vista tra la folla dei bagnanti, Yves provò una lieve, del tutto fugace, sensazione di angoscia – uno di quei piccoli dispiaceri che stanno ai grandi dolori come una puntura di spillo sta alla ferita inferta da un coltello”.

Yves era un giovane a cui non facevano difetto rapide avventure amorose, “era nato nel 1890, in piena fin de siècle, epoca d’oro in cui a Parigi c’erano ancora persone che potevano permettersi di non fare niente, in cui si assecondava il capriccio con applicazione e il vizio con orgoglio”.
La loro storia scorre placida fino a quando dopo le vacanza estive, di ritorno in città, lei lo trova cambiato: non è più il giovane sollecito e appassionato che aveva conosciuto, ma lo vede stanco, trascurato, nonostante quando esca con lei vesta sempre in maniera elegante.

Cosa è cambiato?
È cambiata la vita del giovane, è caduto in miseria, è costretto a lavorare e lo stipendio non gli basta per soddisfare il bisogno del superfluo che non l’ha abbandonato.
Interessante questo piccolo spaccato della vita degli impiegati che ci offre la Némirovsky, specchio anche di una società che cambia e i vecchi rampolli decaduti abituati al dolce far niente, non riescono ad apprezzare l’onestà del lavoro:
Entriamo nello studio con Yves:
“Il ticchettio delle macchine per scrivere, l’odore dell’inchiostro... La nuca dolorante, le spalle ingobbite, le palpebre pesanti... Sfilze di cifre incolonnate che aumentano sempre... Una pila di lettere che non si esaurisce mai, come il leggendario sacco d’oro dei coboldi, gli spiritelli della mitologia nordica – un sacco che bisognava vuotare e riempire senza sosta, per migliaia e migliaia di anni, come punizione per aver sorpreso il vecchio Reno mentre giocava al tramonto con le pagliuzze d’oro delle onde... Quelle facce, sempre le stesse, di impiegati diligenti chini sulle loro scartoffie...”.

E Denise?
Lei è preoccupata solo di farsi bella, di pensare a cosa indossare per uscire con lui, è completamente cieca ai bisogni e alle necessità di lui. Stessa cosa dicasi per Yves: due egoismi che non hanno spazio per la comprensione, completamente ciechi, presi soltanto dalle proprie necessità. La necessità di sentirsi amata e corteggiata di Denise, la necessità di riposare (e anche risparmiare) di Yves.
“La loro relazione, insomma, gli rendeva solo la vita più faticosa. Bisognava essere affettuosi, innamorati e ardenti a ore fisse; preoccupato per le mille noie quotidiane che lo assillavano come mosche in un giorno d’estate, gli toccava dire frasi gentili, sorridere, accarezzare; mentre l’emicrania lo tormentava(…)”

La sollecita mamma di Denise apre gli occhi alla figlia:

“Prova a immaginare, per esempio, il diverso stato d’animo con cui arrivate ai vostri appuntamenti... Tu, la cui unica preoccupazione fin dal mattino è stata quella di scegliere il vestito che potrebbe piacergli di più; lui, angustiato, stanco, contrariato, nervoso, dopo una giornata trascorsa a penare per guadagnarsi il pane... Hai una vaga idea di quel che significa, bambina viziata? E ti stupisci di qualche dissapore! Egoista... Ah, mia cara... l’amore è un sentimento di lusso».

Bisogna imparare che la felicità è tale, anche quando lascia l’amaro in bocca. Denise lo imparerà, ma…

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Il malinteso 2020-12-18 09:03:55 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    18 Dicembre, 2020
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Titolo fuorviante solo all'apparenza

"Il malinteso" è un romance relativamente breve, nonché la prima opera pubblicata ufficialmente dell'autrice franco-ucraina. Il titolo gioca sull'accostamento tra le incomprensioni sociali e quelle sentimentali in una travagliata relazione tra due amanti nella Parigi degli anni Venti.
La storia segue i punti di vista alternati dei due protagonisti. Da un lato abbiamo Yves, rampollo di una famiglia molto agiata, che ha visto sfumare la sua fortuna economica in seguito alla Grande Guerra,

«Yves Harteloup era nato nel 1890, in piena "fin de siècle", epoca benedetta, in cui a Parigi c'erano ancora uomini che potevano vivere senza lavorare, in cui si era perversi con impegno e viziosi con orgoglio, [...].»

oltre ad aver patito anche diverse ferite come soldato impiegato al fronte; Yves è rassegnato a doversi adattare ad un tedioso lavoro d'ufficio, ma è privo di ogni ambizione e ancora fatica a perdere i dispendiosi vizi di un tempo. L'altra faccia del romanzo è quella della giovane ed avvenente Denise, sposata con un conoscente di Yves da subito rimane colpita dall'uomo -incontrato durante una vacanza estiva- tanto da essere profondamente turbata ogniqualvolta lui la trascura per un paio di giorni.
L'intero volume ruota attorno al rapporto tra i protagonisti, che passano da un'iniziale attrazione limitata al piano fisico,

«L'amore... più che altro una breve avventura nella quale avrebbe lasciato il cuore mentre l'altro avrebbe appagato solo la sua vanità, il suo desiderio. [...] Come ogni uomo, le avrebbe fatto la corte per ventiquattr'ore, e poi, la sera, sarebbe venuto a bussare alla sua porta, [...].»

ad un amore allo stesso tempo generoso ed egoista da entrambe le parti: Denise dimostra uno sconfinato affetto ma pretende continue dimostrazioni d'amore, Yves rinuncia ad una vantaggiosa offerta lavorativa per rimanerle vicino eppure non trova mai il coraggio di parlare con franchezza dei suoi problemi.
E proprio sull'incapacità di comunicare di questa coppia si focalizza la maggior parte del romanzo. Yves e Denise vivono due esistenze troppo diverse per arrivare anche solo a comprendere le esigenze l'uno dell'altra,

«Capiva di aver ferito profondamente il suo orgoglio, di avergli maldestramente ricordato che era povero (come se la vita non lo facesse abbastanza!). Ma non era colpa sua: aveva agito senza riflettere; non riusciva a capacitarsi che per qualcuno anche due miserabili biglietti da cento franchi fossero una somma considerevole...»

nonostante gli sforzi fatti ed i consigli di alcuni personaggi secondari.
Oltre a questo tema principale, la Némirovsky si ritaglia qualche piccolo spazio per puntare l'attenzione su altre problematiche, come l'abissale differenza tra la generazione dei protagonisti e quella dei loro genitori,

«Per amare come loro ci vuole tempo libero, ricchezza... e poi, erano così felici... la loro vita era tranquilla, sicura, comoda, gioiosa... loro avevano bisogno di emozioni, mentre noi abbiamo solo bisogno di riposo.»

separate in modo indelebile dal conflitto mondiale che ha stravolto le abitudini di vita di tutti. E di guerra si parla anche attraverso gli occhi di Yves, che ha vissuto in prima persona l'esperienza e, in un passaggio breve ma indubbiamente intenso a livello emotivo, analizza cosa provi chi combatte al fronte una volta tornato alla vita civile.

«Ma il tempo passava e "quella cosa" rimaneva, [...] quella specie di amara ostilità verso gli altri, verso tutti quelli che non hanno sofferto, che non hanno visto.»

Oltre ai protagonisti, il resto del cast è abbastanza dimenticabile, con dei ruoli prestabiliti che limitano le loro azioni. Possiamo però vedere già qui alcune delle figure ricorrenti nell'opera dell'autrice, come l'ebreo avaro e la madre scostante, che antepone i suoi desideri al bene dei figli.
Lo stile dell'autrice è indubbiamente l'elemento che mi ha colpito di più, fin dalle prime pagine: l'ho trovato impeccabile soprattutto nelle parti descrittive, nelle quali riesce a creare delle immagini poetiche ma non eccessivamente complesse,

«Yves accostò le tende, che di colpo proiettarono sul pavimento i complicati motivi dei loro merletti come a formare un leggero tappeto, ondeggiante e delicato, il cui disegno mutava ogni volta che venivano mosse da un soffio di brezza marina.»

che risultano così facilmente visualizzabili dal lettore.
L'edizione Newton Compton per una volta non mi ha fatto sospirare, anzi ho trovato l'introduzione interessante e davvero utile per chi si approccia alla Némirovsky per la prima volta.


NB: Libro letto nell'edizione Newton Compton

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Il malinteso 2016-03-08 18:54:00 Njna
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Njna Opinione inserita da Njna    08 Marzo, 2016
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Una sorprendente prima Nemirovsky

Accade che durante una vacanza estiva ad Hendaye, Denise Jessaint, giovane donna dell'alta società Parigina, incontra e inizia una relazione adultera con Yves un sopravvissuto alle trincee che tornato dalla guerra, complice la bancarotta paterna, è costretto ad una modesta vita da impiegato. Ecco che nelle prime venti pagine così riassunte il romanzo si presentava a me come il racconto non troppo interessante di una storia d’amore e nel quale la trama sembrava consumata prima del tempo; ma è proseguendo nella lettura che si accede attraverso le maglie di uno stile che se pur non ancora maturo risulta pulito e carezzevole, ad un universo psicologico e sentimentale che finisce per assorbire la trama e divenirne l’essenza stessa.
Il malinteso è il primo romanzo di Irene Nemirovsky scritto quando l’autrice era poco più che ventenne, dato tutt’altro che privo di rilevanza considerata la maturità, soprattutto emotiva, provata dall’autrice che riesce a rappresentare gli opposti punti di vista dei personaggi in un interessante gioco di inside out. Il lettore è in prima fila e ascolta i pensieri e legge i sentimenti dei protagonisti ricevendone un senso di privilegio tanto più questi siano tra loro incapaci di comunicarseli. Un malinteso infatti c'è e si spiega a più livelli inevitabilmente intrecciati: da una parte Denise grazie alla sua vita agiata e priva di qualsivoglia responsabilità è totalmente impegnata nel pensiero dell’amante e non ha altra preoccupazione oltre quella di non essere a pieno corrisposta e dall’altra Yves con malanimo lavora sodo per permettersi dei lussi che in fondo disprezza ma che ugualmente gli sono necessari, e provato dall'esperienza della guerra pare incapace di esprimere o addirittura provare ancora vere emozioni.
Certamente il punto di vista femminile si spiega con maggiore completezza ed intensità come quando si legge:" Poi cominciò di nuovo ad aspettarlo. In quel momento della sua vita l'attesa era l'elemento centrale. Aspettare il telefono, aspettare la sua visita o l'ora dell'appuntamento...Ah! Il terribile supplizio di amare. E poi perchè? Non erano le sue carezze a tenerla legata a lui; non era passionale come la maggior parte delle donne molto giovani, non era felice tra le sue braccia, sempre tormentata da un'indefinibile angoscia, sorda e avida come un dolore profondo di cui si sente la presenza ma al quale non sappiamo dare un nome. Eppure nonostante quell'inquietudine, a volte, molto raramente, quando era seduta sulle sue ginocchi con la mano infilata nell'apertura della camicia di seta e poggiata sul petto dell'amante, le capitava di sentirsi invadere da un sentimento di calma celestiale...E per quel raro istante di deliziosa beatitudine che l'amore le regalava era pronta a sopportare ogni sofferenza".
Si peccherebbe di superficialità a classificare "il Malinteso" quale romanzo rosa, si è in presenza di qualcosa di più e oltre la vicenda amorosa; qualcosa che involge i rapporti umani e ne indaga le profondità, qualcosa che è descrizione e denuncia delle contraddizioni di un epoca di passaggio: quella fin de siecle di cui i personaggi sono incarnazione. A pochi mesi dalla confessione di chi, destando scandalo, ha ammesso di non leggere libri scritti da donne mi viene da pensare che la Denise donna e la Nemirovsky (in questo caso) scrittrice ghettizzata, soffrano lo stesso tipo di incomprensione e che aldilà degli imperituri pregiudizi troppo radicati in una società che nasce e cresce asimmetrica, forse, ci sono cose scritte da donne che solo le donne possono comprendere perché in fondo e semplicemente solo loro le provano.

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Il malinteso 2013-10-23 03:17:51 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    23 Ottobre, 2013
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Quando finisce un amore

“Il malinteso” è il primo romanzo di Irène Némirovsky.
Nella storia adulterina tra Yves Harteloup, giovane prestante con un passato di ricchezza e un presente da impiegato déclassé, e Denise Jessaint, donna della Parigi-bene, ben accasata con il ricco Jacques (“il matrimonio, un vero matrimonio francese, d’amore e di convenienza, poi la maternità…”), ho letto sia l’atteggiamento dell’autrice nei confronti del “genere maschile”, sia la dinamica – oserei dire classica e da manuale – dell’evoluzione del sentimento amoroso.

COME PER MIMI’, ANCHE SECONDO IRENE “GLI UOMINI NON CAMBIANO…”
Per Irène infatti sono:
irrazionali (“Brontolò con la mancanza di logica tipica degli uomini”).
Pratici e dediti agli affari: “Lei aveva immaginato che si occupasse di affari, come Jacques e come la maggior parte degli uomini del suo ambiente, quegli affari di cui le donne non capiscono nulla, se non che si traducono in grosse somme…”
Traditori e, per questo, da perdonare: “Mia madre… lo ha perdonato anche quella volta, una delle tante. Lo perdonava sempre: i suoi tradimenti erano quasi un’opera d’arte…”
Spaventati dall’amore: “Perché non dite chiaro e tondo amore? Vi spaventa così tanto questa parola?”
Suscitano un sentimento contrastante: un “misto di estraneità e di superstizioso rispetto”.
Hanno “una volontà che si subisce senza capire, come la volontà di Dio”.
Infine sono biecamente materialisti: “No, ho un’automobile… E’ meglio di una donna, però succhia altrettanto denaro…”

L’EVOLUZIONE ACCADEMICA DI UN SENTIMENTO
Il sentimento invece:
sboccia in un luogo romantico (“Hendaye all’epoca in cui era un semplice borgo di pescatori e contrabbandieri…”).
Inizialmente è carico di fremiti e poesia: “Quei fugaci e deliziosi momenti erano stati talmente simili a un sogno che ora Denise si chiedeva se li avesse davvero vissuti”.
Calato nella vita di tutti i giorni, si scontra con vincoli di ogni genere, regredisce e getta nel panico, come dice il detto-poesia:
“Amare e non essere amato,
essere a letto e non dormire,
aspettare e non veder arrivare
sono tre cose che fanno morire.”
E’ incompatibile con le certezze: “…Trovava ogni sorta di pretesto per arrivare in ritardo, troppo sicuro della presenza di lei, della sua disponibilità, del suo amore.”
Diviene soffocante, proprio come esclamò un bambino alla madre che lo stringeva: “Mi ami troppo forte, mamma, mi soffochi!”
A lungo andare richiede di essere tonificato da varianti e additivi. Che Denise intravede nel cugino Jean Paul: “E questo non solo la divertiva, ma dava a quei pomeriggi un sapore più intenso e più piccante.”
Infine, è destinato a finire: “Quella cosa doveva accadere”. Una fatalità?
Retrospettivamente è “monotonia, noia, ansia, tristezza…” Un ”amore grigio e malinconico come una giornata d’autunno”. “Immagini sfocate e pallide, come morte”.
Poi interviene un ricordo: “Il suo dolce, imprevedibile sorriso…”
E una consapevolezza: “Io non lo sapevo che era quella, la felicità… E ora è finita…”

Questa autrice mi piace, decisamente mi piace. La storia è un po’ lenta, minuziosa nelle descrizioni, poco votata all’azione. Un finto melodramma sotto il quale covano le ceneri di un fuoco che sta per esplodere. Un romanzo proprio come piace a...

… Bruno Elpis

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...Madame Bovary.
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Il malinteso 2013-10-06 18:44:14 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    06 Ottobre, 2013
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Il malinteso?

A soli vent'anni Irene scrive un romanzo sull'amore senza un'ombra di illusione guardando le cose in faccia come potrebbe fare una donna a 40, 50 anni. Lo stile non è ancora quello della migliore Irene ma la trama, la psicologia dei personaggi, la visione del mondo è incredibile. In questo romanzo riesce addirittura a vedere le cose con gli occhi della madre, individuando sul nascere tutte le fasi della vita di lei che l'hanno portata a essere quello che poi è diventata. Qui la madre è ancora una donna fedele, tenera e sincera (a modo suo). Il distacco dalla piccola France sembra inevitabile conseguenza non desiderata di fatti al di sopra dell'umana volontà. I personaggi inseguono l'amore che per ciascuno è qualcosa di mutevole e di diverso e si accorgono di averlo perduto (forse) solo quando è ormai lontano.

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Il malinteso 2012-09-23 12:33:26 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    23 Settembre, 2012
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Arrivederci amore ciao...

“L’amore, mia cara , e’ un sentimento di lusso ! “ , e’ una frase di una madre alla figlia e perche’ no, anche l’incipit di questo romanzo.
Perche’ l’amore non e’ situazione scontata , capita di amarsi diversamente, talvolta ci si rende conto di cosa sia l’amore solo quando se ne e’ andato , irrimediabilmente.
In questo libro la relazione adultera di Denise e Yves, un cercarsi per aversi , un aversi per pretendere qualcosa di diverso, un possedersi per poi sentirsi oppressi.
Purtroppo tra uomini e donne spesso s’insidia il letto impetuoso di un fiume di diversita’ e se non si trova un compromesso per capirsi, la felicita’ si trasforma in tormento.
Bambina viziata Denise, donna ricca e moglie di un uomo affettuoso e facoltoso.
Nuovo povero Yves, proveniente da una famiglia altrettanto abbiente cui la guerra ha espropriato ogni bene, egli deve lavorare per vivere e rinunciare allo sperpero di un tempo.

“Rimasero senza parlare, abbracciati, Yves guardando nel vuoto, Denise guardando lui. “

Non particolarmente colpita dalla trama e dall’evolversi di questa frustrante relazione, il loro rincorrersi per non aversi talvolta mi ha soffocata, talvolta annoiata.
Affascinante invece l’analisi di due mondi economicamente molto distanti, quello delle sfavillanti serate a balli, diamanti e Champagne dei ricchi industriali e l’angosciante trascinarsi di un uomo che ha perso i suoi patrimoni ma non sa rinunciare al superfluo, rifugiandosi nei debiti e nell’inquietudine.
Splendida penna Irene Nemirovsky, maestra nel diffondere colori tenui ma intensi, sfumature di profumo di cui sono intrise le sue parole scritte : svegliarsi con il sole che incipria la mattina , aroma di cannella e arance dell’Andalusia, una nebbia alla periferia di Parigi sottile come il velo di una fata, le punte dei pini che pare emergano da un mare di latte.
Per concludere, se la relazione tra i due amanti non mi ha infervorata, lo hanno fatto molti altri elementi di cui e’ ricco questo libro e che consiglio certamente.

Buona lettura

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Il malinteso 2012-05-16 17:16:35 charicla
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charicla Opinione inserita da charicla    16 Mag, 2012
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L'amore amaro

Cosa accade quando un amore clandestino forte, bello e travolgente, nato in un’assolata spiaggia francese, finisce? Cosa ne è poi dei due amanti che dapprima si sono reciprocamente scelti e poi con astuzia hanno portato avanti un sentimento clandestino e infine si sono abbandonati all’indifferenza totale? Ma soprattutto: quello poteva definirsi realmente amore oppure era un semplice “malinteso” labile ed effimero?
Ecco è di questo che Irene Némirovsky narra in questa sua primissima opera ancora un po’ acerba ma pur sempre di gran spessore letterario, l’amore clandestino fra Yves e Denise, provenienti da due ambienti sociali completamente differenti che con il loro amore hanno si provato ad abbattere certi schemi e certi costumi ma che poi la realtà ha finito per distruggere completamente e in maniera irrimediabile. Perché è sempre vero che quando un sentimento forte e travolgente finisce, l’amaro in bocca rimane sempre.

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Il malinteso 2011-07-11 10:20:07 gracy
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gracy Opinione inserita da gracy    11 Luglio, 2011
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Il malinteso

E' ben inteso che amare è doloroso, la felicità è l'assenza di dolore e che la vita diventa complicata quando subentra la sofferenza, ma si sa che anche questa è felicità. Il malinteso è solo un pretesto che ci mette davanti ad un bivio per reinventare un nuovo ruolo nel mondo; Yves deve lottare per vincere la povertà e il degrado e Denise giovane ricca amante inquieta in perfetto stile desperate housewives di fronte ad un inconsapevole malinteso devono reinventare il proprio destino.
Irène Nemirovsky nel 1926 a soli 23 anni lo esprime in maniera perfetta, lungimirante e profetica donna del nostro tempo.

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Irène Nemirovsky e non solo!
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Il malinteso 2011-06-15 21:57:19 crisk
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crisk Opinione inserita da crisk    15 Giugno, 2011
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il malinteso

Agosto 1924 nello scenario paesaggistico di Hendaye, Denis trascorre le sue vacanze con il marito e la dolce figlioletta France; anche Yves Harteloup passa i suoi giorni di ferie in questo posto meraviglioso.
In spiaggia la piccola France attira l’attenzione di Yves e crea l’incontro con Denis, scoprono poi di risiedere nello stesso hotel. Tra i due nasce subito un sentimento di amicizia misto all’attrazione fisica. La loro relazione amorosa nasce a Hendaye e al termine delle vacanze continua a Parigi dove entrambi risiedono.

Nel grigiore di Parigi, Denis scopre che Yves non è l’uomo d’affari, benestante, come il marito ma un semplice impiegato di ufficio, che è stato costretto ad abituarsi ad una vita “povera” del dopo guerra. “un bambino ricco……ma che ora non sapeva rassegnarsi a rinunciare al superfluo per il necessario”.

Questo cambiamento di classe sociale fece di Yves un uomo frustrato, malinconico e solitario. Denis giovane, bella e ricca che conduceva una vita agiata portò nella vita di Yves una ventata di freschezza…. ..come una luce che inaspettatamente illumina l’oscurità. Una relazione di amore e di passione, ma anche di tristezza, ansia e amara dolcezza.

Il Malinteso può apparire un romanzo fiabesco, un intreccio sentimentale che sfocia nel melodramma, ma andando oltre le apparenze svela le tante difficoltà psicologiche ed economiche che vennero affrontate dopo l’avvento della prima guerra mondiale, per poter riconquistare una collocazione sociale.
Ciò che colpisce di questo romanzo non è ne lo stile, semplice e scorrevole, ne l’originalità della trama, ma l’intensità delle emozioni che l’autrice fa rivivere.
L’amore struggente di due amanti, la loro passione, il desiderio proibito di un incontro, l’ansia di un telefono che non squilla, l’angoscia e l’attesa del domani.


“…..Io non lo sapevo che era quella la felicità……..”

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Il malinteso 2011-03-26 10:14:36 MATIK
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MATIK Opinione inserita da MATIK    26 Marzo, 2011
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Il malinteso.

"Ecco, è finita...Io non lo sapevo che era quella, la felicità....E ora è finita."
Come sempre la nostra Irène riesce ad analizzare in maniera straordinaria "l'amore", in tutte le sue sfaccettature, questa volta il rapporto tra due amanti Yvès e Denise che capiranno di amarsi solo quando ormai sono troppo lontani....per colpa di un "malinteso". La scrittrice ci descrive in maniera eccellente tutti i vari stati d'animo che vivono due amanti, la tristezza, la malinconia, l'attesa, la paura, il desiderio, la voglia di incontrarsi ed il terrore che tutto finisca all'improvviso.
Irène non delude mai il suo lettore nelle sue analisi sui rapporti di coppia e questa volta ci stupisce il fatto che quando a scritto questo breve racconto avesse solo 23 anni!

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