Il maledetto United
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Football genius
Il Leeds United, club antico e prestigioso oggi relegato ai margini del calcio inglese, ha costruito gran parte del proprio palmares nel decennio 1964-1973 sotto la guida di Don Revie, allenatore vincente e amato da giocatori e tifosi, ma spesso accusato di trasmettere alla squadra comportamenti aggressivi tutt’altro che sportivi.
Alla vigilia della stagione 1973-1974 Revie accetta l’incarico di allenare la nazionale inglese, e la panchina vacante del Leeds viene occupata da Brian Clough, amante di un bel calcio veloce che premia la tecnica individuale. “Fu come se Adolf Hitler fosse stato eletto leader del partito laburista”. Clough, l’eroe che ha portato il Derby County dalla Seconda Divisione al titolo di campioni d’Inghilterra nel 1971-1972. Per un solo punto di vantaggio, proprio sul Leeds United.
C’è un piccolo problema: Clough odia il Leeds. Lo sporco Leeds.
“Il Leeds ha vinto tanto. Ma non ha vinto bene, non ha saputo indossare la corona”. E odia Don Revie, superstizioso e scaramantico.
“Un bel colpo di fortuna - dice Don - forse Dio era dalla tua parte”.
“Non credo nella fortuna - dici - e non credo in Dio”.
“E allora in che cosa credi?” chiede.
“In me - gli dici - in Brian Howard Clough”.
Odia lo stadio, la dirigenza e quei giocatori che da avversario ha spesso accusato di essere sleali, simulatori, fallosi.
David Peace prende spunto dalla realtà per raccontare, in forma romanzata, i famosi 44 giorni di Clough alla guida del Leeds.
“Il maledetto United” alterna la narrazione dell’attuale incarico di Clough, i ricordi della carriera da calciatore interrotta prematuramente per un infortunio e quelli dei precedenti lavori che lo hanno reso noto sulle panchine di Hartlepools, Derby County e Brighton.
Il testo rimbalza ritmicamente tra l’ossessione e la lucidità, tra la paranoia e il genio di un uomo tanto arrogante, permaloso e pungente quanto visionario, intraprendente e coraggioso.
È una storia originale carica di tensione, fango e sudore, sigarette e whisky, ben lontana dalla consueta concezione di biografia di un personaggio sportivo. Qui si ha la totale immersione dell’autore nella testa del protagonista. Ecco il perché di uno stile sincopato, angoscioso e ripetitivo, in linea con le ossessioni e le ansie del protagonista.
Clough è un personaggio complesso, un eccentrico esponente della working class guidato da una passione sconfinata per il calcio. Sa di essere bravo ed è convinto di poter far meglio di Don Revie, di costruire un ciclo vincente con lo sporco e odiato Leeds, trasmettendo ai giocatori l’amore per un football pulito e bello da vedere, ammirato dai tifosi avversari. “Vincere con eleganza e stile”.
Questo romantico ideale si scontra contro due antagonisti. Il Leeds United, tra le cui porte, stanze e tribune è ancora vivo e opprimente il ricordo di Revie. E Clough stesso, genio non esente da ambiguità caratteriali. Ma questo doloroso fallimento sarà l’anticamera dell’avventura leggendaria al Nottingham Forest, sublimata nella conquista di due Coppe dei Campioni consecutive.
“Sotto le tribune. Lungo il corridoio. Dietro gli angoli. Su per le scale. Oltre le porte. Fuma una sigaretta e ne accende un’altra. Finisce un drink e se ne versa ancora. Guarda la classifica e studia il calendario. Ancora. E ancora. Fino a quando l’alba rischiara la stanza”.
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Ambizione ed odio...maledetto
Brian Clough era un grande giocatore, una promessa del calcio britannico.
Brian Clough e la sua carriera vengono fermati per un brutto infortunio, una scorrettezza che costa cara.
Brian Clough è un duro, aveva ambizioni, ha talento nel calcio ed una personalità ammaliatrice.
Brian Clough voleva scrivere una pagina importante della storia del calcio inglese, così assieme al suo fidato amico Peter Taylor (talent scout dall'intuito geniale) iniziano la scalata che li porterà, con il mitico Derby County dalla seconda serie (serie C), alla vittoria del titolo nazionale.
A farne le spese sarà l'odiato Leeds United, di mister Don Reavy. Squadra che vinceva tutto ma, senza la sportività che Clough vorrebbe vedere sui campi da gioco.
E se il fenomeno mediatico di Brian Clough avesse un eco indescrivibile? Se il suo "sparare a zero" su tutto e tutti lo portasse più in alto dei risultati sul campo?
..e se lo portasse ad allenare l'odiato, maledetto Leeds United?
Un libro che parla di calcio, ma non solo.
Parla di sentimenti, di ambizioni, di rapporti e di valori.
Lo scrittore, Deavid Peace lo fa viaggiare su due binari temporali differenti, uno che ripercorre la carriera di Brian Cloug, prima come giocatore poi come allenatore, raccontata in terza persona, una conostoria di avvenimenti e momenti che ne decretarono il successo, intervallata ad un filone parallelo, narrato in prima persona dei suoi "maledetti" quarantun giorni al Leeds United, che lo portano nel baratro dello sport e della sua vita.. Un accorgimento letterario semplice ma, di grande impatto per il lettore, due persone, die tempi, una storia.
Un bellissimo libro che fa immergere il lettore nei profumi dei campi di calcio, nelle viscere della sua passione, nel fumo delle sigarette delle panchine, nel fango dei campi di periferia e sull'erba perfetta dei grandi stadi. Un libro che fa riflettere sui valori dello sport e sull'importanza dei media in questo mondo.
Un libro che racconta la storia di una persona ambiziosa, che però, con una sottile ironia, finisce prima che essa raggiunga il successo massimo (Brian Cloug dopo il Leeds passò al Nottingam Forrest, dove vinse tutto!) ma, con la fine messa nel punto di "massima caduta", dà a chiunque la speranza di risalire e vincere tutto come Brian Clough.
Perchè, lo sport è maestro di vita.
Perchè, Brian Clough quella pagina di calcio la scrisse.
Buona lettura
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Lo sporco sporco sporco Leeds
Il romanzo parte da una storia vera, quella di Brian Howard Clough, considerato uno dei migliori allenatori inglesi di tutti i tempi.
Il libro raconta i suoi 44 giorni sulla panchina del Leeds United, forse il momento peggiore di tutta la sua carriera da allenatore.
Peace racconta il travaglio di questi giorni mischiando il presente e il passato in un vortice convulso di emozioni e stati d'animo forti, al limite tra passione e follia.
La scrittura è dura, proprio come il calcio inglese di quegli anni fatto di sacrificio, botte e giocatori che in campo sputavano il sangue.
Inutile dire che per apprezzare a pieno questo libro bisogna essere appassionati di calcio giocato, bisogna aver sofferto su campi fangosi, bisogna aver vissuto sulla propria pelle l'emozione di una vittoria e la delusione di una sconfitta.
Un romanzo emozionante, che racchiude tutta la passione per uno sport che in fondo, è una metafora di vita.