Il maestro di cerimonie
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La forza dell'introspezione
SPOILER
Il romanzo di Grunberg narra la vicenda e l'introspezione di un uomo apparentemente felice quale Jorgen Hofmeester. Jorg padre di due figlie, Ibi e Tirza, separato dalla consorte e costretto ad un prepensionamento dalla sua casa editrice, abita una zona residenziale di Amsterdam con la figlia minore, Tirza. Un romanzo sicuramente sostanzioso che a grandi linee può essere riassunto in queste poche righe, il ritmo è lento, i movimenti quasi non ci sono, il libro è pervaso dalla statica del personaggio, questo è un inevitabile richiamo ai romanzi russi del 800' e a Tostoj in particolare, di qui lo stesso protagonista è follemente innamorato. Il racconto viene narrato in terza persona, lo stesso narratore ci da una ampia gamma di pensieri del protagonista, perché Jorg più che agire pensa, riflette su ogni sua azione, considera tutte le variabili. L'analisi del romanzo potrebbe partire dal titolo "Il maestro di cerimonie", ( in lingua originale Hofmeester ) , è emblematico, Jorg vive per apparire felice, bilanciato, sano agli occhi dei conoscenti, delle figlie, degli affittuari. Le cerimonie sono la quotidianità, Jorg deve indossare la maschera del padre di famiglia servizievole, non invasivo, moderno che comprende Tirza, che le lascia i suoi spazi, i suoi divertimenti. Questo atteggiamento, come verrà spiegato in seguito, va contro la sua idea di padre, Jorg ama Tirza, amore incestuoso, ma comunque amore, questo sentimento lo spingerebbe a spronare Tirza, a starle sempre vicino, a trasmettergli tutto ciò che lui di buono sa, ma questo suo tipo di educazione ha portato Tirza ad ammalarsi, perciò Jorg ha dovuto smettere. Il maestro di cerimonie si riferisce alla festa data per la maturità di Tirza, Hofmeester architetta tutto con grande sapienza, ogni minimo particolare del party non gli sfugge, ci tiene in maniera ossessiva a questa vera e propria cerimonia. La consorte riesce a codificare queste sue apparenze, in parte anche la figlia Tirza, il suo arrivo genera scompiglio nella vita monotona di Jorg, ma gli fa aprire gli occhi nuovamente sulla sua vita, infelice e non vissuta. Il simbolismo è l'elemento saliente del romanzo, vi sono vari elementi che si ripresentano sistematicamente: il vino, Jorg in ogni episodio rilevante del romanzo sorseggia, tracanna o semplicemente beve del vino, soprattutto si ripresenta sistematicamente un vino bianco italiano, sia nella casa in campagna in Germania, sia alla festa per la maturità di Tirza. Un altro elemento è l'Africa: aldilà del viaggio che Tirza avrebbe dovuto compiere, Jorg nella sua visita in Namibia ripercorre la sua vita sessuale: la ragazzina prostituta, che personalmente con il suo "do you want some company sir?", mi rievoca un'immagine socratica, una frase che genera scompiglio nella psiche di Jorg, che lo porta a raccontare tutto alla bambina namibiana, simboleggia Tirza ; le bestie che si celano nel territorio africano sono la rappresentazione del gioco che faceva con la consorte, perciò rappresenta la sua fallimentare vita matrimoniale ed infine la madre della ragazzina prostituta simboleggia la domestica ghanese che non parlava, come la donna namibiana, e con cui aveva avuto una relazione sessuale. Ester non è citata nel suo viaggio in Africa, probabilmente perché per Jorg rappresenta l'unico vero momento di passione pulita, a differenza di ciò che dice Tirza accusando il padre di essere "sporco" , Jorg si scusa con la figlia, ma in cuor suo sa di non aver mai provato quella passione ed emozione scaturita con il giacere accanto alla giovane studentessa. Mohamed Atta e il ragazzo marocchino di Tirza, correlazione ovvia citata più volte nel romanzo, semplicemente Atta ha portato via il denaro e l'indipendenza economica a Jorg, a causa dell'attentato del 11 settembre, il giovane gli stava portando via la sua bambina. L'ultimo elemento in correlazione del romanzo è il tavolo, su due tavoli le due figlie vengono fatte preda "sessuale" di due uomini diversi, Ibi viene sedotta dall'inquilino architetto, Jorg adirato quasi ammazza il giovane con un colpo con una preziosa lampada, sul tavolo in campagna Tirza e il suo ragazzo hanno un rapporto sessuale, i due ghigni che i giovani mostrano sul volto quando Hofmeester li scopre scatenano l'ira di Jorg, l'uomo non sopporta di essere deriso, schernito, colpito laddove è più fragile, laddove è più umano, ossia nelle sue figlie. Il ragazzo marocchino paga a caro prezzo questo affronto e viene fatto a pezzi con una sega elettrica, anche Tirza viene uccisa, ma il suo corpo rimane integro.
Fra i romanzi letti finora questo è quello che più ho amato, aldilà del epilogo infelice, c'è un po' di Jorg in tutti noi: difficilmente sappiamo come vivere appieno la nostra esistenza, siamo vittima di ciò che la gente crede di sapere di noi, come ci dipinge, come ci vuole. Jorg, probabilmente affetto da problemi di natura psichica, amplifica e somatizza tutto ciò, è difficile vivere in un mondo che decide come tu devi essere, come ti devi comportare, quando la tua vita non la vuoi vivere. È un tuo diritto, una tua facoltà. Questo romanzo mi ha fornito molti spunti di riflessione, questo è un libro che tutti dovrebbero leggere, assaporare, interpretare. Il male di vivere non è necessariamente solo quello Leopardiano o Schopenhauer, si può vivere senza pensare che la vità sia bella o brutta, si può esistere in una grigia condizione di vita, nessuno dovrebbe impedirtelo. Le problematiche di Jorg sono tremendamente attuali, in questo tipo di società delle apparenze. Il nichilismo di Jorgen Hofmeester è da comprendere, non da condannare.
Indicazioni utili
Stiamo parlando di Arnon Grunberg...
...è una storia molto introspettiva. Ti fa riflettere su ciò che è veramente la vita, su ciò che tu stai vivendo e di come lo stai vivendo. L'autore porta i sentimenti del protagonista all'esasperazione. Possiamo paragonare i personaggi di Grunberg alla figura dell'inetto: lo stesso inetto di cui parlava Svevo, semplicemente portato al culmine, all'eccesso di quello che è la psiche di un fallito, di un depresso. è un libro malato, scritto sin troppo bene, che mi ha fatto venire i brividi. Penso che Grunberg sia un grande autore, purtroppo ancora poco conosciuto qui in Italia.
Indicazioni utili
raccapricciante e doloroso
la storia sembrava soltanto molto noiosa poi diventa raccapricciante ed infine squallida follia, racconto che deprime, ti viene voglia di smettere, solo la curiosità della mente ti porta a finirlo. Pessimo, ti senti sporco alla fine, una pazzia contaminante al tuo stato d'animo.
Evitatelo, se potete, non consigliabile fuorché agli addetti ai lavori.