Il linguaggio nascosto della vita
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 4
GODIAMOCI LA VITA SENZA ASPETTARE IL DOMANI
Chi vuole ritrovare se stesso, dopo essersi perso, rincorrendo il successo e la ricchezza materiale, questo potrebbe essere il libro giusto.
Un lavoro redditizio , una bella casa, una lussuosa automobile ed uno stupendo partner, sono gli ingredienti per una vita senza problemi. Ma cosa succede se la fortuna cambia improvvisamente direzione ed un evento inaspettato, scombina la nostra sicurezza e tranquillità?
Questo è quello che è successo al protagonista di questo romanzo, che in una giornata come tante, viene avvisato del grave incidente accaduto a sua moglie e improvvisamente si vede crollare tutto il suo meraviglioso mondo. Da questo momento la sua vita cambierà, iniziando un lento declino.
Questa è la storia di Alan, ma potrebbe benissimo essere la storia di tante altre persone o sfortunatamente la nostra. E’ proprio questo potenziale realismo che riesce a far presa sul lettore, fino quasi ad immedesimarsi e sostituirsi per un attimo al protagonista. La domanda viene infatti spontanea: “cosa faremo noi al suo posto?”. Difficile però dirlo e quindi non ci resta che proseguire la lettura per scoprire il resto della storia.
Il libro ha un linguaggio semplicissimo e facile da assimilare. Ad inizio di ogni capitolo viene proposta una frase d’effetto, che ha il semplicemente il compito di farci riflette sui veri valori della vita.
Non ho dato il massimo dei voti a questo romanzo, perché è troppo palese l’intento di creare un “libro a puntate”. Il romanzo è composto di pochissime pagine e termina in modo troppo brusco, interrompendo improvvisamente il viaggio del protagonista, lasciando anche il lettore “in panne sul ciglio della strada”. Per ripartire dobbiamo attendere quindi la prossima pubblicazione!
Indicazioni utili
Il potere terapeutico dei libri.
"Non so se qualcuno leggerà mai quello che sto scrivendo. Ma se avete questo libro tra le mani, allora significa che avete trovato la mia storia. E che sarete miei ospiti, per un po’. Se nel mio viaggio troverete qualcosa che può esservi d’aiuto per il vostro, tenetelo."
Alan, 30 anni, una donna che ama prima e sopra di tutto, una vita agiata possibile grazie a un lavoro da grafico pubblicitario che lo appaga da ogni punto di vista.
Cosa si prova nel giro di pochi mesi a perdere tutto? L'amore di una vita, il lavoro, la casa.
E la voglia di vivere.
C'è una promessa però, solo questa lo può incatena alla vita. La promessa che lo spingerà a intraprendere un viaggio. Non un viaggio qualsiasi, ma una vera e propria traversata a piedi degli Stati Uniti da Seattle, dove viveva, al punto più lontano della mappa: Key West, Florida.
Ogni passo in avanti di Alan nel suo cammino è un piccolo traguardo nella comprensione e nell'accettazione del dolore: il superamento del rifiuto, della rabbia e della negazione con cui ogni individuo è costretto a fare i conti a fronte di una perdita dolorosa.
"Possiamo trascorrere i giorni a piangere le nostre perdite, o possiamo trarne motivo di crescita. Alla fine dipende da noi. Possiamo essere vittime delle circostanze o padroni del nostro destino, ma non illudersi di poter essere entrambe le cose."
Un Evans, in stato di grazia, che ammalia il lettore e prendendolo per mano lo spinge ad un esame universale sul senso della vita, su Dio, sulla natura umana e su quanto le pagine della vita di ognuno hanno ancora da raccontare.
In viaggio con Alan, pur restando seduti comodamente sul nostro divano, ci siamo anche noi.
"Il segreto più grande della vita è trovare esattamente ciò che cerchiamo. Nonostante quello che ci accade, alla fine siamo noi a decidere se la nostra vita è cattiva, brutta o meravigliosa".
Un libro che si fa ricordare e che io consiglio, di cuore, a tutti.
Buona lettura!
Indicazioni utili
Un lungo camminare
Ricorda un pò Forrest Gump, anche se non ha niente di Forrest Gump. Il protagonista è un uomo che soffre perchè, dall'oggi al domani, perde tutto e ci sono due pugili che si scontrano dentro di lui, il "voglio morire" e il "voglio vivere". Di fronte alla sofferenza e al lutto c'è un percorso universale, i cui primi tre stadi sono il rifiuto, la rabbia e la negoziazione. Alan comprende presto che nella vita o si è vittime delle circostanze o si è padroni del proprio destino e così sceglie di vivere, soddisfando solo i suoi bisogni primari, in un lungo cammino verso una metà scelta solo perchè era la più lontana dal punto di partenza. Camminare lo aiuta a tenere a bada i pensieri più neri, parlare con gli sconosciuti che incontra lo aiuta ad aprire il suo guscio e così scopre che respirare la natura ha un grande potere curativo e così scopre più cose di se stesso. Stile semplice, scorrevole, come un diario di vita.
Indicazioni utili
I LIBRI NON CAPITANO MAI PER CASO.
In una parola:
POTENTE e ILLUMINANTE
Nella nostra vita non facciamo altro che entrare e uscire da fasi più o meno impegnative. Ci sono dei momenti in cui ti sembra di vedere te stesso dentro uno di quei teatrini per bambini.....e ti chiedi all'improvviso: chi muove i fili? Ti sembra di essere sul palco ma di non capire il copione. Che parte ho nello show della vita? Perché un momento sono la prima attrice e il momento dopo sono solo l'addetto all'apertura e chiusura del sipario? Ecco io sono in una di quelle fasi della mia vita. E questo libro mi ha "trovato" in "quel" preciso momento....l'ho aperto, l'ho letto e mi è venuta la pelle d'oca. Non prendetemi per matta, ma per una CHE CREDE NEL POTERE TERAPEUTICO DEI LIBRI.
E questo è uno di quelli!!!
Già dalle primissime pagine si è instaurato un "legame" con Alan, ho sentito un'affinità e fino alla fine ho camminato con il protagonista attraverso il suo viaggio interiore, quello più difficile, in cui si cerca se stessi senza essersi mai conosciuti.
La primissima cosa che mi ha tenuto incollata alle sorti di Alan, è l'essere un uomo e un marito; sono ormai abituata a leggere troppo spesso il punto di vista femminile del dolore....e raramente quello maschile. E' stato davvero struggente vedere il dolore e il senso di perdita attraverso gli occhi di un uomo. Perché ho sempre dato per scontato, che solo le donne hanno la forza di rialzarsi dalle proprie "ceneri"....solo le donne dopo il primo momento di sgomento e rabbia, imbracciano la vita e vanno avanti, soprattutto se si hanno figli. Leggere ciò che può accadere ad un marito, quando perde l'unico faro della sua vita e scoprire che ha la volontà di ricominciare riscrivendo la sua vita, come su un diario dove la parola fine sta nella prima pagina, mi ha lasciato senza parole. Allora mi sono chiesta....quanto c'è di autobriografico in questo libro? Per scrivere pagine così potenti la vita ti deve aver dato svariate "lezioni", oppure hai attinto dalle persone che ti stanno intorno ogni giorno....come è successo ad Alan dopo la partenza per il suo viaggio (interiore prima e fisico poi).
Un giorno era un affermato pubblicitario, con una casa da sogno, macchina di lusso e moglie bellissima...il giorno dopo un uomo senza più voglia di pensare, di andare avanti e sperare. Quello che cercherà è la speranza, l'unico motivo che muove gli esseri umani che sopravvivono.
Nel libro ci sono delle frasi davvero potenti, di quelle che ti lasciano senza parole, tra queste una in particolare mi ha colpito come un pugno allo stomaco:
"Qualcuno mi ha detto che di fronte alla sofferenza e al lutto, ognuno di noi deve affrontare un percorso universale. I primi tre stadi sono: il rifiuto, la rabbia e la negoziazione (con Dio)".
Richard Paul Evans non potrebbe mai trovarmi più d'accordo!
E' un libro che non si dimentica facilmente e che ti fa riflettere sulla natura umana, sul senso della vita e su quello che le pagine della tua hanno ancora da raccontare.
Alan ha appena iniziato il suo "cammino", e a questo libro ne seguiranno degli altri, perché la strada verso la comprensione e l'accettazione del dolore è lunga....per tutti.
Questa lettura ha riaperto vecchie ferite, ma ha anche alimentato la mia percezione dell'inestimabile fortuna che ho.
Dopo le prime tappe del suo viaggio Alan ha imparato che:
Possiamo trascorrere i giorni a piangere le nostre perdite, o possiamo trarne motivo di crescita. Alla fine dipende da noi. Possiamo essere vittime delle circostanze o padroni del nostro destino, ma non illudersi di poter essere entrambe le cose.