Narrativa straniera Romanzi Il leone rosso
 

Il leone rosso Il leone rosso

Il leone rosso

Letteratura straniera

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All'alba della Seconda Guerra Mondiale, un uomo misterioso, che si presenta come Adam Cadmon, consegna ad uno studioso il manoscritto di una storia fantastica: quella di Hans Burgner, un giovane tedesco che nel XVI secolo diviene allievo di Anselmus Rochard, un alchimista che possiede il segreto dell'Elisir di Vita Eterna. Al rifiuto di Rochard di consegnarglielo, Hans lo uccide e se ne impossessa. Sopraffatto però dalle tremende forze evocate, il giovane è costretto ad una lunga serie di drammatiche reincarnazioni. Solo dopo molto tempo, e grazie all'aiuto dell'immortale conte di Saint-Germain, Hans riesce a trovare la strada della vera iniziazione, giungendo davanti alla porta che custudisce il grande segreto, quello del Leone Rosso.



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Il leone rosso 2011-01-21 20:45:42 Jan
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Jan Opinione inserita da Jan    21 Gennaio, 2011
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Rubedo.

Maria Szepes non sapeva, probabilmente, che si sarebbe parlato di questo libro molto di più dopo la sua morte, avvenuta in tempi recenti.
Non è un libro alchemico più di quanto il vento chiami il suo vettore.
E' meno esoterico della perfezione dell'onda arcuata.
Inevitabilmente la Rubedo ha un posto di primo piano nel narrato sottile dell'autrice, e sarebbe sbagliato leggere senza sapere la distanza che intercorre fra una scala a chiocciola ed una di tre miglia inglesi.
Ma si sa che le storie hanno spesso, come le fiabe e le favole, un doppio significante.
Qui l'Albedo è già avvenuta e la Nigredo è alle spalle.
La trama rievoca registri iniziatici già compiuti eppure, nella sua semplicità, il Leone Rosso riesce sempre a stupire e a lasciare un ricordo indelebile.
Come il pentalfa svela il rubino.
Come il rubino torna alla Rubedo.

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Il leone rosso 2010-04-03 19:36:49 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    03 Aprile, 2010
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Elisir di vita eterna

La vita, qualunque sia, potrebbe essere accettabile se non vi fosse la sua inevitabile conclusione, quel vero e proprio salto nel buio che tutte le religioni hanno cercato di addolcire con l’idea di una prosecuzione nel “dopo”, sia pure in altra forma. Non ci sono però certezze al riguardo e quindi, soprattutto in passato, in epoche in cui gli alchimisti inseguivano risultati miracolosi, quali la fabbricazione dell’oro, non poteva mancare nelle loro ricerche quella dell’Elisir di vita eterna. Ubbie di ciarlatani, si potrebbe obiettare, idee strampalate che ancor oggi potrebbero prendere piede, soprattutto nel nostro paese, guidato da un personaggio che non accetta non solo la morte, ma anche la vecchiaia.
E’ di questo desiderio di immortalità che si parla nel Leone rosso, un romanzo che mi ha profondamente avvinto, perché va ben oltre queste storie un po’ strampalate di gente che non muore, ma, pur restando nell’ampio campo dell’esoterismo, abbozza un concetto di esistenza per nulla in contrasto con la religione cristiana e che affascina in quanto potrebbe rispondere al vero. Queste reincarnazioni in una serie di passaggi in cui l’individuo ascende a gradi sempre più alti di trascendenza propone una visione non solo dell’umanità, ma dell’intero universo in un crescendo quasi rossiniano che lascia ampi spazi per riflessioni su avvenimenti realmente accaduti, come nel caso della rivoluzione francese. L’abilità di Maria Szepes, l’autrice, è quella di saper correre in equilibrio sul sottile confine fra ipotetico credibile e pura astratta fantasia. In verità qualche volta incespica, il racconto si fa meno convincente, ma poi, nel giro di un paio di pagine, riesce a ritrovare la giusta via e a ricreare nel lettore la convinzione che quanto narrato sia effettivamente avvenuto. In questo l’aiuta una notevole capacità di saper comunicare imponendo un ritmo quasi da pellicola cinematografica in una serie di sequenze, anche d’effetto, che non fanno mai venir meno l’attenzione che, anzi, si acuisce nel legittimo desiderio di sapere come andrà a finire questa storia così irreale, sebbene convincente. Se in ciò è aiutata dall’esperienza maturata come sceneggiatrice, vi è anche da rilevare una profondità di pensiero del tutto ragguardevole, una sicurezza di esposizione, pur nella complessità del tema, che accresce la fiducia del fortunato lettore, consapevole ormai di trovarsi fra le mani un libro straordinario.
Si assiste così a una cavalcata attraverso i secoli, grazie alla quale questo formidabile romanzo sull’immortalità riesce ad avvincere anche i più scettici, in forza delle componenti psicologiche e filosofiche che emergono, splendidamente esposte, e che non possono lasciare indifferenti. Si potrà non credere a tutte queste reincarnazioni, ma alle dottrine concettuali sull’universo e sul destino dell’umanità nulla si può eccepire, anzi solo prendere atto, magari anche dissentendo, perché si tratta di interpretazioni, di teorie che, senza avere la pretesa di essere dei dogmi, hanno una base logica tale da costituire oggetto di discussione.
Il viaggio di Hans Burgner, il personaggio principale, diventa così una metafora del percorso sempre più complesso dentro di noi, alla ricerca di un assoluto che possa dare un autentico senso alla nostra esistenza.
Non aggiungo altro, se non il consiglio di leggerlo, perché anche chi non vorrà approfondire rimarrà stregato da un libro di rara bellezza.

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