Il guardiano
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Claustrofobica presenza
In una dimensione claustrofobia due guardiani di un palazzo di lusso con il servizio di un albergo a cinque stelle nel cuore di una città senza volto, in cui la notte non è diversa dal giorno, svolgono la propria professione al servizio dei residenti. Ma qualcosa improvvisamente cambia, sovvertito da un oscuro presagio, la città intorno è deserta, buia, silente, le autorità hanno proclamato il coprifuoco, il condominio si svuota, non resta che un solo residente da proteggere.
Che cosa è realmente accaduto? Un virus, una guerra, un disastro nucleare, un attacco atomico, un attentato, non è dato saperlo, si attendono eventi immaginando l’ impossibile.
Michel e Harry sono un’ unità, vivono una convivenza complementare, dipendono l’ uno dall’ altro, lavorano tutto il tempo dormendo cinque ore a notte, sorvegliano il seminterrato evitando domande inutili, in attesa di una promozione, alle dipendenze di un’ Organizzazione senza volto che pianifica un futuro già scritto, una semplice azienda di prodotto che applica il controllo di qualità con degli standard da raggiungere. Potrebbero essere scampati a un pericolo mortale o essere semplicemente immuni, all’ orizzonte una nuova guerra mondiale con un nemico senza volto.
Indossano uniformi spazzolate con cura ogni giorno, sono meticolosi, prudenti, maniacali, osservatori, la loro missione è lì, all’ ingresso, perché le regole sono sacre ed è l’ uniforme che fa il guardiano. Due uomini in un seminterrato a garantire la sicurezza a una élite che nemmeno conoscono, un luogo non luogo dove tutto è costruito affinché gli abitanti non siano costretti a subire la reciproca compagnia.
Un pericolo incombe, ma quale? Forse l’ Organizzazione vuole una prova del loro operato, forse i due non sono sufficienti e per questo è stato allertato un altro guardiano, forse egli non è che una nuova minaccia, o solo una prova per valutare la loro capacità di resistere in una situazione estrema, forse i guardiani devono la loro esistenza a un potenziale pericolo rendendolo reale.
Realtà o finzione, difficile dirlo quando la solitudine incombe, il proprio ruolo ha preso il sopravvento e ciascuno si comporta e si muove seguendo un protocollo. Forse non c’è più nessuno da difendere o semplicemente si sono dimenticati di loro.
La diversità fiuta il pericolo, l’ imprevisto è inammissibile, le armi difendono una costruzione mentale, la paura incombe, cresce, divora, e allora ci si incammina verso l’ alto ( ai piani superiori ) alla ricerca di chi neppure sa della loro esistenza ne’ ha bisogno di essere protetto.
Brandelli di vita, pezzi di un’ umanità disadorna, assente, lontana, che si sfiora per lasciarsi, continuamente, l’ imprevedibile alle porte, è già entrato, non resta che disporre delle proprie forze, disorientati da un caos incomprensibile, un senso di claustrofobia presenza.
Un romanzo che nega l’ umano sentire per riabbracciarlo nella solitudine più estrema, quando a contare è il se’. Un crescendo di suspense in un microcosmo di incertezza, vizi e virtù di un reale dissolto che pone l’ uomo di fronte alle propria fragilità esposta.
Un viaggio psicotico e allucinogeno di un protagonista solo rivolto all’ interiorità, circondato da un reale particolareggiato e minuziosamente disadorno, in attesa di tornare al proprio destino di sempre.