Il grido silenzioso
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Invece no
Mitsu e un occhio cieco, la parte destra della testa esposta ai pericoli che il bulbo oscurato non identifica. Spigoli, ostacoli: ematomi, lacerazioni. Il suicidio di un amico sgretola l'uomo.
Natsumi ed il bambino ritardato messo al mondo con Mitsu, il piccino chiuso in un istituto. Una bottiglia di whisky e la capacita' di cadere in un oblio costante, un livello di ubriachezza che sa mantenersi entro un certo limite prestabilito. La sobrieta', un processo ormai inavvicinabile.
Takashi il rivoluzionario, l'instabile, il misterioso. Esiste un tempo per lasciare che i mostri ed i loro segreti vengano a galla, in vita o in morte che sia.
Premio Nobel per la letterarura Oe Kenzaburo, la quarta di copertina stilata abilmente, confesso che l' ho pensata una partita vinta sulla carta, sentivo l'oro della medaglia di lettore appagato tintinnarmi sul petto. Invece no.
Buona la penna se dovessi valutare il romanzo leggendo una sola pagina, ma se devo sbilanciarmi sullo stile in funzione delle quasi trecento pagine a caratteri minuscoli, ebbene e' stato un insano calvario. Lento di una lentezza asfissiante, privo di emozione, senza contare il contenuto su cui non mi espongo con precisione, perche' sinceramente ben poco ho colto del senso di questo libro. Piccole formiche sottocutanee hanno pasteggiato al banchetto del mio ratio, recidendo i nervi sottili nel povero cranio mortificato.
Cupo, lugubre,i personaggi sono per lo piu' soggetti borderline deviati da traumi congeniti o acquisiti, una sottile linea di perversione giapponese si insinua tra le righe .
Terminato a fatica, questo e' quanto piu' si avvicina al suicidio letterario. Mio.
Addio Kenzaburo.