Il grande cielo
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Autore riscoperto
Meritevole di lode la scelta di questa casa editrice (Mattioli 1885) di rispolverare scritti datati della letteratura nord-americana degni di tornare tra gli scaffali delle librerie. Unico appunto va fatto alla scarsa attenzione nel lavoro di trascrizione che genera la presenza di numerosi refusi di stampa.
Le pagine di questo libro mi hanno riportato ai miei giochi d’infanzia, quando ci si divertiva imitando gli indiani e i cowboy. Un diletto tanto dimenticato che ci stupiremmo nel vedere i bimbi di oggi rincorrersi con pistole giocattolo, archi e frecce. Sono proprio quei giochi che hanno ispirato la mia penna nella stesura del mio primo romanzo e sempre riserverò loro un posto d’onore nella mia memoria.
Gli Uomini di Frontiera furono coloro che per primi si avventurarono oltre le frontiere a ovest del Missouri, in una terra selvaggia che chiamavamo Far West, popolata da animali selvatici e dalle ostili tribù pellerossa che combatterono inutilmente e per decenni l’uomo bianco, i lunghi coltelli, cercando di preservare la loro egemonia.
Boone Caudill, Jim Deakins, Dick Summers, sono i protagonisti di questo romanzo. Una letteratura western lontana dagli appariscenti personaggi interpretati sullo schermo da John Wayne e compari. L’autore dichiarò che l’idea gli venne agli inizi del 1940 perché non era mai stato scritto un racconto onesto sugli uomini di frontiera. Essi aprirono la strada inconsapevoli alle schiere di coloni che causarono lo sterminio delle popolazioni autoctone, ma in realtà amarono profondamente quei luoghi incontaminati e affrontarono con rispetto quel nemico.
Capace di scavare nell’animo di quei rudi combattenti e di descrivere con poesia gli sterminati paesaggi teatro delle vicende narrate, Guthrie riesce a coinvolgere il lettore e a trasportarlo tra le deboli correnti dei fiumi, in cima alle aride montagne nei gelidi inverni, in luoghi ormai scomparsi che la sua penna ha tramandato con dovizia di particolari.