Il gioco di Ayyan
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la rivincita dei dalit sui bramini
Ayyan Mani vive a Bombay in uno squallido chawl, “alveare di diecimila abitazioni” dove solo un matrimonio ben riuscito può convincere un uomo a rincasare. Ayyan Mani lavora come impiegato nel prestigioso istituto per la Teoria e la Ricerca, dove scienziati bramini si affannano a inseguire una verità astratta e ridicola, uomini integerrimi si abbandonano a passioni profane e menti superiori perpetuano la più antica divisione tra caste.
Ayyan Mani è un dalit, un intoccabile, ma ha una mente acuta e sottile, di cui si servirà per farsi gioco delle “intelligenze superiori” dei bramini e realizzare la sua vendetta. Una vendetta personale che è anche quella dell’intera casta degli intoccabili, breve momento di riscatto da una vita resa povera e mediocre a causa di una tradizione ingiusta, di una Storia ingiusta.
Il Gioco di Ayyan di Manu Joseph è dunque la storia di una rivalsa, ottenuta ricorrendo all’astuzia e all’intelligenza, ovvero a quelle virtù che gli scienziati bramini negano ad Ayyan e alla sua gente. Questo “gioco” non prevede spargimenti di sangue, né rivolte epocali, bensì mira a umiliare i bramini, privandoli del podio loro riservato dagli avi per scaraventarli in quella dimensione materiale, carnale e caduca, da cui si ritengono esenti. Per farlo, Ayyan avrà quale aiutante e ignaro complice suo figlio Adi, un bimbetto sveglio e affettuoso che, grazie ai raggiri del padre (e a una buona dose di fortuna), assurgerà all’attenzione dei media come precocissimo genio della matematica. Un genio dalit!
Il romanzo di Manu Joseph, ha una trama che conquista il lettore, destinato a rimanere irrimediabilmente affascinato dallo stile accattivante e deliziosamente ironico dello scrittore indiano, da una storia che riesce a far diventare gli asettici corridori di un istituto scientifico teatro di una vendetta personale e di classe, dai personaggi vividamente caratterizzati, tra i quali si distingue Ayyan, di cui ci si scoprirà complici compiaciuti (perdonate l’allitterazione) nel suo gioco ironico e spregiudicato.