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Il gioco dell'angelo

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Nella tumultuosa Barcellona degli anni Venti, il giovane David Martín cova un sogno, inconfessabile quanto universale: diventare uno scrittore. Quando la sorte inaspettatamente gli offre l'occasione di pubblicare un suo racconto, il successo comincia infine ad arridergli. È proprio da quel momento tuttavia che la sua vita inizierà a porgli interrogativi ai quali non ha immediata risposta. Quando David si deciderà infine ad accettare la proposta di un misterioso editore - scrivere un'opera immane e rivoluzionaria, destinata a cambiare le sorti dell'umanità -, non si renderà conto che, al compimento di una simile impresa, ad attenderlo non ci saranno soltanto onore e gloria...



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Il gioco dell'angelo 2017-08-14 12:48:20 Maria Fazio
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Maria Fazio Opinione inserita da Maria Fazio    14 Agosto, 2017
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Un libro che non si dimentica

Il Gioco dell’Angelo è uno di quei libri che quando li leggi ti restano dentro. Se per qualche strana circostanza non lo hai ancora letto, o se non sei stato affascinato dai libri di Zafon questo potrebbe essere il momento di cominciare.

Questo romanzo ambientato nella Barcellona degli anni venti ha in sè un’atmosfera un po’ cupa che permane durante tutte le pagine del romanzo.

Il protagonista è il giovane David Martín, un aspirante scrittore che vive fortemente l’esigenza di realizzare il suo sogno.

La sua figura è complessa, fragile e ambiziosa, rappresenta un uomo che combatte costantemente con i suoi dubbi interiori. Il filo condutture della storia nasce dall’incontro di David con un uomo misterioso che gli propone di scrivere un libro e che gli promette in cambio la realizzazione di tutti i suoi desideri. Ma quando i desideri cominciano davvero a realizzarsi il protagonista si rende conto di non essere più padrone di sè stesso e delle proprie scelte.

Il gioco dell’angelo è un libro che riesce a coinvolgere il lettore, a farlo passeggiare fra i corridoi della biblioteca dei libri dimenticati, fino al punto da farlo sentire parte della storia, una storia di cui non si vorrebbe mai leggere la parola fine.

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Il gioco dell'angelo 2017-02-24 11:20:44 MAZZARELLA
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MAZZARELLA Opinione inserita da MAZZARELLA    24 Febbraio, 2017
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IL GIOCO DELL'ANGELO: RECENSIONE

“Uno scrittore non dimentica mai la prima volta che accetta qualche moneta o un elogio in cambio di una storia.
Non dimentica mai la prima volta che avverte nel sangue il dolce veleno della vanità e crede che, se riuscirà a nascondere a tutti la sua mancanza di talento, il sogno della letteratura potrà dargli un tetto sulla testa, un piatto caldo alla fine della giornata e soprattutto quanto più desidera: il suo nome stampato su un miserabile pezzo di carta che vivrà sicuramente più a lungo di lui. Uno scrittore è condannato a ricordare quell'istante, perché a quel punto è già perduto e la sua anima ha ormai un prezzo.”
Tutti gli scrittori sognano di mandare in stampa le loro opere, ma soprattutto di vederle salire in cima alle classifiche…tuttavia, la strada per la gloria è dura e piena di ostacoli.
“Uno non sa cosa sia la sete fin quando non beve per la prima volta.”
Su questo filo conduttore, si basa la trama del romanzo gotico “Il gioco dell’ angelo”. La storia, ambientata nella cupa Barcellona degli anni 20, trova protagonista un ragazzo di 17anni, David Martin che sogna di diventare scrittore. La fortuna gli si presenta alle porte grazie al conte Pedro Vidal che considera David come un figlio e lo raccomanda ad un giornale locale. Inizia così la piccola carriera di David grazie anche alla serie dei libri “la città dei maledetti”; tuttavia il successo non gli porta ciò che esattamente si aspettava. I racconti sono firmati con un pseudonimo per cui nessuno gli attribuisce il successo; inoltre, David, passa tutto il giorno chiuso in casa a scrivere, trascurando in tal modo se stesso, la sua salute ed i rapporti con il mondo esterno. Gli unici suoi amici sono il suo protettore Vidal, il libraio Sempere (amico fidato che lo aiuta costantemente) e Cristina la donna di cui è da sempre innamorato.
Un giorno apprende la triste notizia di avere un tumore al cervello, che lo condurrà nel giro di un anno alla morte; a questo si aggiunge che la donna che ama, Cristina, sposa il conte Vidal.
David ormai disperato, entra in uno stato di depressione e disperazione tanto da fargli accettare la proposta di un misterioso editore francese Andrea Corelli, che gli offre sia un enorme cifra per scrivere un libro, che la promessa della completa guarigione dalla sua malattia. David, che pensa di non aver nulla da perdere, accetta questo ingaggio ignorando i pericoli, a cui sta andando incontro. Ben presto infatti, David scopre che il suo editore è coinvolto in efferati e terribili crimini e che in realtà Corelli, vuole sacrificare l’anima di David, per riacquistare la propria.
Zafon come sempre ha la capacità di “rendere credibile l’incredibile”: il romanzo, pura fantasia, cattura il lettore, ipnotizzandolo e immergendolo in dinamiche, che per quanto siano irreali, toccano tematiche attuali e intense.
Molti hanno definito “ Il gioco dell’angelo” , una riproposizione discreta del best seller “L’ombra del vento”; in realtà, seppur utilizzando tematiche simili nei suoi romanzi, Zafon non è mai ripetitivo e riesce sempre ad accattivare ed a rendere affascinante la cupa e maledetta Barcellona grazie ai suoi protagonisti, ma soprattutto, all’amore per la scrittura e per la lettura.

“Tutto è racconto, Martin. Quello che crediamo, quello che conosciamo, quello che ricordiamo e perfino quello che sogniamo.”

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ZAFON E THRILLER
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Il gioco dell'angelo 2016-11-29 12:01:01 cosimociraci
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    29 Novembre, 2016
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La dannazione dei libri

Dopo l'ineccepibile L'ombra del vento, romanzo di apertura della tetralogia Il Cimitero dei Libri Dimenticati, Zafón propone un altro romanzo in cui i libri, per un motivo o per un altro, portano alla dannazione.

Martín, infatti, cresce e diventa scrittore che pubblica i suoi scritti sotto uno pseudonimo. La condanna di Martín è proprio quella di votarsi anima e corpo ai suoi romanzi tanto da privarsi di amici e salute e del proprio nome. La dannazione continua e si accentua al primo tentativo di emergere proprio come David Martín, collezionando un fiasco clamoroso. Se la trama sin'ora era interessante, forse per l'astuto Zafón era appena sufficiente in quanto teneva in serbo una grossa carta da giocare. L'enigmatico editore francese Andreas Corelli propone a Martín di scrivere un testo sacro. Adesso chi mi conosce sa che le mie letture preferite sono i thriller ed ciò che è sacro, l'abinamento dei due generi vince quasi sempre a mani basse – motivo per il quale consiglio la lettura di Vaticanum. Il manoscritto segreto di Jose Rodrigues dos Santos (2011).
In questo caso Zafón vince la partita lasciandomi ancora a bocca aperta. Il primo romanzo mi ha catturato di più ed è quello che mi ha spinto a conoscere meglio l'autore. Non potevo pretendere, ma ci speravo, che anche questo fosse da 10 e lode.

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Il gioco dell'angelo 2016-11-05 07:04:30 Kryssa
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Kryssa Opinione inserita da Kryssa    05 Novembre, 2016
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La maledizione dello scrittore

A me non è piaciuto, l'ho trovato troppo lento e monotono, privo di spicchi che ti dicano "Leggimi". Anche le novità sono aggiunte in un modo così piatto che è come se non ci fossero. Mi sono annoiata tantissimo e l'ho letto a pezzetti, a volte lasciando interi mesi tra un tentativo e l'altro. Le ultime 200 pagine le ho lette di fila per sapere che cavolo di finale avrebbe messo, come avrebbe tirato tutte le fila. Quindi per mera curiosità.
Il finale è stato poco approfondito, ti fa fare tutto un viaggio ma alla fine non si capisce dove si è arrivati. Il finale aperto lascia fin troppo intendere alla possibilità di un seguito, cioè spero che nel seguito spieghi un bel po' di cose perché questa conclusione è veramente triste. Troppi dilemmi che rimangono irrisolti. Questo è un finale che mi aspetto da racconti e non da un romanzo di più di 400 pagine in cui aveva tutta la possibilità di spiegare chi e cosa fossero questi personaggi. Ha messo nel calderone fin troppi elementi che alla fine rimangono lì. Mi sono sentita presa in giro per tutto il libro che ho trovato inconcludente. Peccato per lo stile interessante e l'intreccio che poteva essere sviluppato meglio.
Detto questo, ho continuato la lettura per l'atmosfera un po' noir, per queste anime oscure e tormentate. Ho apprezzato tantissimo Isabella, il sole di questa storia, l'unica portatrice di speranza e voglia di miglioramenti. David e Corelli hanno fatto dei bei discorsi sulla religione, peccato però che portino inizino dalla dannazione del protagonista. Sarebbe interessante cercare interventi dell'autore in tema religioso, per sapere cosa ne pensa, se vede tutto così nero come traspare dal libro. Molto interessante è anche la vicenda di scrittore di Martin, la crescita professionale dai racconti alla serie di romanzi, alla voglia di indipendenza rispetto ad una trama che ormai non sentiva più. Il doversi "vendere" per vendere ed essere letti. L'unico romanzo che porti davvero il suo nome è quello che ha fatto la fine peggiore... Non è una professione per niente facile quella dello scrivere, e no!
Penso che sarebbero gli unici passaggi che salverei e che forse danno un po' di sostanza al libro, il punto focale, almeno per me. Per il resto, Zafon usa più o meno sempre lo stesso schema. Ho letto 4 suoi libri e mi sembrano praticamente identici di trama e svolgimento. Ciò tende ad aumentare la fatica della lettura, non ci sono molte novità.

Complessivamente gli do un 6,5/10.

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Il gioco dell'angelo 2015-07-11 11:55:12 fraghi88
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fraghi88 Opinione inserita da fraghi88    11 Luglio, 2015
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Un libro da consigliare

RECENSIONE

Adoro questo autore,anzi voglio espormi, dicendo che è uno tra i miei preferiti.
Questo libro è una specie di seguito de ‘L’ombra del vento’, primo grande successo di Zafòn.
Diciamo, però che le tracce di un seguito sono ripercorribili solo a grandi linee, perché ritroviamo solo alcuni luoghi comuni come Il Cimitero dei Libri Dimenticati, un rifugio segreto ideato in modo davvero sorprendente e che io ho amato molto fin dal primo libro.
Qui troviamo come protagonista, David Martìn, un personaggio sofferto e quasi ‘maledetto’ che inizia la sua disperata storia ripercorrendo le linee di un’infanzia squallida; viene abbandonato dalla madre quando è solo un bambino, mentre il rapporto difficoltoso con il padre sfocia in una fine cruenta, dove è costretto a vedere il genitore morire davanti ai suoi occhi attraversi ripetuti colpi di pistola.
Ma questo sarà solo l’inizio, perché la vita di questo ragazzo sfortunato, troverà soltanto un’apparente protezione sotto il caro amico Vidal, l’uomo più ricco e prestigioso di Barcellona.
David inizia il suo percorso da semplice fattorino al suo fianco, ma la sua strada è destinata a voler raggiungere l’ambito desiderio di diventare uno scrittore.
Tutto ha inizio presso la redazione de ‘La Voz de La Industria’, dove darà vita a racconti mistici e terrificanti, una via di mezzo tra thriller e horror, ma poi una parte di notorietà arriverà quando la sua mente riuscirà a creare ‘La città dei maledetti’, quasi uno specchio narrativo per dare voce al luogo in cui vive. Una Barcellona come sempre surreale, gotica e misteriosa.
La storia infatti viene suddivisa in ampi capitoli che prendono il nome dell’opera che racchiude il periodo significato di vita del protagonista.
David nel suo cammino avrà l’incontro con un editore davvero singolare e in parte davvero suggestivo, una sorta di figura sinistra e diabolica, il quale lo convincerà sotto una lauta somma di denaro a ideare un romanzo trattante una religione oscura e ambigua, prevalente su tutte le altre.
Ed è qui che Zafòn ci vuol far comprendere quanto uno scrittore possa essere capace di ‘armarsi’ della sua fantasia per far credere alla gente come una bugia può essere falsificata in verità.
L’autore ha voluto mostrarci in questo suo libro quanto la professione di scrittore nella Spagna degli anni Venti-Trenta possa essere davvero complicata, quasi una sorta di stato di disperazione fisica e psicologica.
Nel momento in cui questo misterioso editore Andreas Corelli ( nome italo - ispanico) entrerà nella vita del povero Martin, riuscirà a renderla dannatamente difficile.
Sembra che l’opera voglia farci leggere il mondo del protagonista come un viaggio tra incubo e sogno, rendendo anche la storia d’amore tra David e la sua adorata Cristina quasi una maledizione mandata dal cielo.
Corelli, riesce come solo un vero capolavoro narrativo sa fare, a dirigere i fili dell’esistenza di David, riducendolo quasi a un fantasma.
La narrazione ci mostrerà le tante fragilità del protagonista, soprattutto quando incontrerà tanti altri personaggi secondari altrettanto importanti ed essenziali per il romanzo; in seguito le vicende di Martìn e i suoi sentimenti contrastanti per le persone a cui è più legato, come anche Sempere, unico e sincero amico che lo ha aiutato fin da piccolo, lo trascineranno in una sorta di crisi d’identità, dove il suo antagonista, Corelli, lo trascinerà quasi fino all’Inferno per fargli fare i conti con se stesso e la sua viscerale passione di scrittore.
Ho amato tutti i libri di Zafòn, quindi anche questo resta uno dei miei preferiti, ma la mia valutazione a differenza degli altri non è di cinque stelle, ma di quattro stelle e mezzo, perché alla fine il significato della storia in se stesso resta ambiguo fino in fondo e ho trovato un po’ di ambivalenze con due opere famose e classiche come ‘Il Dottor Faust’ di Goethe e ‘Il ritratto di Dorian Gray’ di Wilde.
Il primo perché il personaggio di Corelli appare proprio come il diavolo in persona con cui David fa un contratto per riuscire a diventare uno scrittore celebre e per guarire da una malattia, la quale non si sa se sia un’invenzione del protagonista o sia davvero reale, mentre mi ricorda Dorian Gray, perché alla fine Martìn sembra non invecchiare mai e appare come una maledizione dover continuare a vivere in eterno vedendo soffrire e scomparire le persone a lui più care.
Insomma una storia bellissima, indimenticabile e struggente, ma altrettanto ambigua che ci spinge a domandarci se ciò che ha vissuto il protagonista sia accaduto davvero o sia soltanto frutto di un sogno con cui l’autore ci ha stregato.

Francesca Ghiribelli.

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Il gioco dell'angelo 2015-01-22 09:34:37 Cherchez la Famme
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Cherchez la Famme Opinione inserita da Cherchez la Famme    22 Gennaio, 2015
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un grande autore contemporaneo

Stessa ambientazione, storia diversa: "Il gioco dell'angelo" si inserisce nella scia de "L'ombra del vento", ma gli eventi si svolgono negli anni Venti.
Quando ho deciso di leggerlo, non ero convintissima, cosa che non sarebbe accaduta se l'autore avesse optato per un'ambientazione completamente diversa. La magia del primo libro mi sembrava irripetibile e questo secondo libro, devo ammetterlo, mi appariva come un azzardo.
Sono stata felicemente smentita.

Zafòn si riconferma per il grande e appassionato narratore che è. I suoi libri parlano di lui e, al contempo, di tutti noi che abbiamo fatto della letteratura un importante perno delle nostre esistenze.
I suoi protagonisti sono aspiranti scrittori, e sia sogni bellissimi che sordide paure accompagnano il loro percorso. Quando la luce è intensa, anche l'ombra è più oscura.
E' così che il Maligno lascia la sua impronta in entrambe le creazioni letterarie; più vaga nell'Ombra del Vento, dove un capitolo magistralmente si concludeva con Daniel alla finestra, in contemplazione di un losco individuo, con l'angosciante sensazione di rivivere una scena narrata nel libro preso al Cimitero Dei Libri Dimenticati, in cui quello stesso individuo impersonava il Diavolo; più incisiva e determinante, invece, ne "Il gioco dell'Angelo", dove l'incarnazione di Lucifero interviene in prima persona nella storia e ne decide il tragico epilogo.

Il morboso attaccamento al tema del Diavolo e, in genere, all'esegesi biblica, ha sempre alimentato la cultura spagnola. Zafon, in questo, si dimostra attaccato alle tradizioni del suo paese, forte della sua cultura, ma anche estremamente abile nel dare una ulteriore chiave di lettura e interpretazione.

- seguono SPOILER -

David Martin è un aspirante scrittore e, questo suo sogno, pare realizzarsi parzialmente nel momento esatto in cui scopre che la sua vita sta per finire. Interviene allora il personaggio di Andreas Corelli, un editore che intende creare una nuova religione e ha bisogno di un'abile penna. Martin non si sente coinvolto nel progetto e palesa perplessità in merito al suo stato di salute e al suo precedente contratto con un'altra casa editrice, che lo sfrutta senza valorizzarlo allo scopo di vendere. La possibilità di guarire e dunque continuare a vivere e il compenso oltremodo fruttuoso gli fanno gola. Ed ecco che il "patto col diavolo" ha luogo.
Di questo patto, Martin ha modo di pentirsi solo in un secondo momento, quando ormai è troppo tardi. Inseguito dalla polizia, inseguito da Corelli affinchè tenga fede al contratto, incappa in una rocambolesca serie di eventi che si concluderà con la condanna al vagabondaggio e alla vita eterna.

E' così che la condanna di Martin, ad opera di Lucifero, si allinea a quella di Caino, ad opera di Dio.
“ «Sii tu dunque maledetto lungi dalla terra, che ha aperto la bocca per bere il sangue di tuo fratello, versato di tua mano. Quando vorrai coltivare il terreno, esso non ti darà più i suoi frutti: sarai errabondo e fuggiasco sulla terra». Caino disse al Signore: «La mia iniquità è tanto grande che posso sopportarla. Ecco, tu mi scacci ora da questo luogo ed io sarò nascosto al tuo cospetto: sarò errabondo e fuggiasco sulla terra, e avverrà che chiunque m’incontrerà, mi ucciderà». Ma il Signore gli disse: «Orbene, chiunque ucciderà Caino, sarà punito sette volte tanto». Poi il Signore pose un segno su Caino, affinchè chiunque lo incontrasse, non lo uccidesse. “ (genesi 4,11)

Parimenti, leggiamo le parole di Martin nell’epilogo.
“Gli anni mi hanno insegnato a vivere nel corpo di un estraneo che non sapeva se aveva commesso quei crimini che poteva ancora fiutare sulle proprie mani, se aveva perduto la ragione ed era condannato a vagare per il mondo in fiamme che aveva sognato, in cambio di qualche moneta e della promessa di prendersi gioco di una morte che adesso gli sembrava la più dolce delle ricompense. […] Nei miei anni di pellegrinaggio ho visto l’inferno promesso nelle pagine scritte per il Principale acquistare vita al mio passaggio.”

Ma la condanna del Diavolo è ancora più crudele di quanto non fosse quella del Dio-vendicatore dell’Antico Testamento. Non solo il vagabondaggio e la vita eterna (non letteralmente associata a Caino, ma bisogna tener presente che nel racconto biblico i primi uomini vivevano centinaia e centinaia di anni). ll Signor Corelli aspetta quindici anni, dopodichè si ripresenta alla sua porta con una bambina, Cristina, colei che Martin aveva amato e che era morta a causa della sua corruttibilità. Un altro tremendo destino prende vita, quello di riavere l’oggetto del proprio amore, quello di vederla crescere, invecchiare e, ancora, morire.

Martin viene dunque trattato alla stregua del primo assassino, avendo “assassinato” le proprie qualità morali per aggirare la naturale conclusione della propria vita e arrogarsi il diritto di venir meno ai dettami divini (la vita sofferta e la morte sono parte di un’altra condanna ancora, quella inflitta ad Adamo ed Eva quando furono cacciati dall’Eden) in cambio di qualche spicciolo. E non conta che Caino non palesi rimorsi, mentre lui sì: alcune scelte sono irreversibili, il passato non si cambia.

In conclusione, il messaggio è amaro, la morale triste, la redenzione illusoria.
E Zafon mette in luce tutta l’abilità che possiede, al servizio di una narrazione estremamente suggestiva e piacevole, mai banale, mai prevedibile.

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L'ombra del vento
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Il gioco dell'angelo 2014-11-04 15:40:33 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    04 Novembre, 2014
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Isabella. Sempere. Barcellona.

La vita non è stata clemente con il giovane David Martin. Cresciuto con la presenza di un padre despota, reduce dalla guerra nelle Filippine e fortemente contrario a far studiare l’erede di indubbio talento che al tempo stesso si ritrova privato della necessaria assistenza dell’uomo perché, tra l’altro brutalmente assassinato per errore dinanzi agli occhi del figlio, David inizia a lavorare presso “La Voz de la Industria”, ove già il freddato genitore prestava servizio come portiere, con l’intima speranza di poter un domani scrivere e coronare il suo sogno. Quando questa prospettiva si concreta e l’esordiente Martin riesce a creare una serie di avventure pubblicate ad episodi settimanali sente di aver fatto un “passo avanti”, riesce a lasciare le stanze dei portieri in cui era stato collocato dopo l’assassinio della sua opinabile guida e a trasferirsi in una pensione, logora e sporca ma pur sempre simbolo della sua diciassettenne indipendenza. Il suo successo non fa mancare le rivalità di chi da sempre auspicava il trionfo tanto che, la sera di Natale di un anno dopo, il direttore è costretto a licenziarlo per il clima oramai insostenibile. Per vie traverse verrà indirizzato da Don Pedro Vidal da due esordienti editori che lo vincoleranno in esclusiva con un contratto pluriennale per cui egli, sotto pseudonimo, dovrà scrivere 200 pagine mensili di una serie di racconti intitolati “La città maledetta” e di cui riuscirà a pubblicare ben 27 uscite. Abbandonata la pensione si trasferirà in una cupa abitazione detta “la casa della Torre”. David è esausto, le sue condizioni di salute si aggravano giorno dopo giorno e sa per certo che non gli restano che pochi mesi di vita. Desidera scrivere qualcosa di veramente suo, qualcosa che contenga il suo vero io e che esprima ogni sua emozione per lasciarlo a lei; Cristina l’amore non ricambiato della sua vita. Il suo lascito ha il nome di “I passi del cielo” ed è la prima opera che esce col suo nome. Viene letteralmente stroncata dalla critica e gli stessi editori si dimostrano furfanti autori di un complotto atto a farlo tornare a scrivere gli episodi della “città maledetta”, non hanno mai avuto intenzione di dar adito il suo contributo letterario, il tutto era stato appositamente studiato per dargli un “contentino” e spingerlo a tornare sui suoi passi. Giusto per dare un’altra mazzata al nostro David, che d'altronde ne aveva avute poche, l’amata Cristina, accetta la proposta di matrimonio di Don Pedro Vidal ex mentore ed eroe di David. Tutto sembra andare di male in peggio e il nostro protagonista sta lentamente morendo quando uno strano incontro cambia nuovamente le carte in tavola: l’editore Andreas Corelli propone a Martin di pubblicare un libro, pagamento anticipato in 100.000 franchi e 12 mesi di tempo per lavorarvi. Dal momento in cui l’ammaliato scrittore accetta di collaborare con il suo misterioso principale, inizia a star bene; il suo male è misteriosamente scomparso. Torna a casa e grazie a Sempere senior ricava anche un’assistente: la diciassettenne Isabella. Ma chi è Corelli? E perché più passano i giorni e più il principale sembra legato alla casa della Torre e ad altri misteriosi personaggi del passato che hanno in essa risieduto e sono dallo stesso stati incaricati di scrivere un’opera con l’anticipato pagamento di 100.000 franchi? Come dare spiegazioni alle inspiegabili morti che si susseguono inesorabilmente e che sembrano ricollegarsi immancabilmente a David?
Che dire, le prime 100/150 pagine scorrono rapide tra le mani del lettore che resta affascinato da questo giovane protagonista scrittore e dalle vicende che hanno attanagliato la sua vita, ma a partire dalla seconda parte del romanzo questo subisce una brutale battuta d’arresto e la lettura diventa sempre più farraginosa. I personaggi aumentano in maniera esponenziale tanto che è sempre più faticoso e difficoltoso ricordare chi è l’uno e chi è l’altro e quelli che dovrebbero veramente avere spazio vengono rintanati in un angolo per essere minimamente approfonditi. Personalmente ho molto amato figure quali Isabella e il signor Sempere; nello specifico i dialoghi che li hanno visti protagonisti li ho trovati sinceramente esaustivi e ricchi. La delineazione della giovane assistente riesce in particolare ad alleggerire la lettura e al tempo stesso a donarle quel qualcosa che fa la differenza. Peccato che, come già preannunciato, Zafon si limiti ad inserire personaggi senza arricchire quelli veramente meritevoli.
Ciò che mi ha fatto un po’ cadere la lettura e mi ha reso disagevole giungere alla sua conclusione è l’aver riscontrato ne “Il gioco dell’angelo” lo stesso trade mark usato dall’autore in altre opere quali “L’ombra del vento” o “Marina”. A partire dalla metà dell’opera, oltre all’ambientazione, lo schema di costruzione diventa il medesimo: potranno cambiare i nomi di coloro che rendono vive le pagine ma la struttura è immutata tra l’una e l’altra; dato che lascia quel “saporino amaro” nell’animo di chi legge ed è un vero peccato perché le basi per una buona narrazione e una notevole opera ci sarebbero. Il romanzo resta comunque piacevole, tratta numerose emozioni e affronta tematiche care a Zafon quanto ai suoi lettori.

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Il gioco dell'angelo 2014-09-18 14:37:29 valentina s.
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valentina s. Opinione inserita da valentina s.    18 Settembre, 2014
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labirinto di misteri

A differenza del precedente "L'ombra del Vento" , romanzo impeccabile sia nello stile che nella trama, "Il gioco dell'Angelo" ci presenta vicende a tratti contorte e di difficile comprensione, sempre sospese in una dimensione surreale e quasi onirica.
Il lettore attento permane, infatti, costantemente nel dubbio che il labirinto finemente costruito degli accadimenti aventi come protagonista lo scrittore David Martin, siano frutto della mente di quest'ultimo o, siano veramente avvenimenti soprannaturali e misteriosi. Per tutto il romanzo , incalzante nel susseguirsi delle vicende tragiche che colpiscono David, rimaniamo nell'attesa che venga svelato se il medesimo è vittima di un piano crudele architettato a suo danno da personaggi inquietanti , quale ad esempio il fantomatico editore Corelli, o se invece, tutto nasconda un'altra verità. Nemmeno la fine del romanzo rivela, tuttavia , il mistero ed occorre leggere il successivo "il prigioniero del cielo" per comprendere chi è realmente Martin. Analogamente agli altri due romanzi della trilogia è un libro accattivante , nonostante, in alcuni punti ( quali le descrizioni delle conversazioni a carattere teologico tra Martin e il suo editore) la scrittura risulti piuttosto prolissa.

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Il gioco dell'angelo 2014-09-17 09:47:06 FediMons
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4.8
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5.0
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FediMons Opinione inserita da FediMons    17 Settembre, 2014
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e l'avventura continua

Dopo aver finito di leggere “L’ombra del vento” sono subito corsa a leggere questo secondo capitolo dell’avventura di Daniel.
In realtà, a livello cronologico, sarebbe l’inizio della storia, Daniel infatti ancora non è nato!
Devo ammettere che questo mi ha portato ad avere non pochi problemi di comprensione all’inizio, ma alla fine è proprio questo che mi hanno fatto piacere e divorare ancor di più l’intera storia.
Consiglio quindi fermamente a tutti di leggere questo capitolo come il secondo.
Quello che scriverò ora lo ripeterò sia per la recensione de "L’ombra del vento" che per "Il prigioniero del cielo".
Una storia avvincente e piena di misteri che non riuscirai a comprendere pienamente fino alla lettura dell'ultima parola dell'ultimo libro.
Eh si! La storia prosegue per bene 3 libri e non si è ancora conclusa, il che mi crea un ansia d'attesa indescrivibile.
Non è importante da quale dei tre incominci, ogni singolo libro racconta frammenti della vita di Daniel, che poi andranno ricollegati fra loro pezzo per pezzo, pagina per pagina.
Anche se io personalmente consiglio di iniziare da L'ombra del vento, proseguire con “Il gioco dell’angelo” e finire con “Il prigioniero del cielo”.

Una vita dalla quale non vorrai più staccarti, non sarai mai sazio di tutte le spiegazioni che ti verranno date su ogni singolo avvenimento!
E quando finirai ti verrà voglia di ricominciare tutto da capo, per paura di esserti perso qualcosa o semplicemente per non far finire l'avventura, non così presto!

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Il gioco dell'angelo 2014-07-23 17:43:47 Marlene1
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
Marlene1 Opinione inserita da Marlene1    23 Luglio, 2014
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IL GIOCO DELL'ANGELO

Da grande amante di Zafon, devo ammettere che ho trovato questo libro meno avvincente degli altri della quadrilogia. "L'ombra del vento" e "Il prigioniero del cielo", ad esempio, penso di averli letti davvero tutti d'un fiato. Questo, al contrario e a malincuore non mi ha trascinato allo stesso modo.
La storia bella ma troppo contorta, ma non tanto per la quantità di informazioni quanto per i troppi elementi anche "fantastici" che non ho ritrovato negli altri romanzi, un po' "esagerato" se devo essere sincera. Peccato!!!

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