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Il gigante sepolto Il gigante sepolto

Il gigante sepolto

Letteratura straniera

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Per il suo settimo romanzo Ishiguro torna ai temi a lui da sempre cari – la fallibilità e il ruolo della memoria, la dimensione onirica e quella nostalgica dell’esistenza, il dolore della vecchiaia e della perdita – ma lo fa qui scegliendo una forma inedita e quanto mai sorprendente. Attraversando terre coperte da una nebbia sottile che confonde e cancella i ricordi, Axl e Beatrice viaggiano alla ricerca del figlio. Nel paese dei britanni e dei sassoni, dove regna ormai da tempo la pace imposta da re Artù, l'uomo e la donna incontrano creature fantastiche, assistono a prodigi e sfuggono a pericoli mortali. La strada li porterà lontano, là dove li attende la prova più grande: saggiare la purezza del proprio cuore.



Recensione della Redazione QLibri

 
Il gigante sepolto 2015-09-17 17:46:40 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    17 Settembre, 2015
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Piu' sepolta del gigante

Diversi secoli or sono, sul suolo verdeggiante di Gran Bretagna dove il mitico Re Artu’ porto’ la pace tra bretoni e sassoni e dove la tranquillita’ perdura, nella buia stanza gli anziani sposi Axl e Beatrice si muovono nell’ombra, privati di quell’unica candela che portava un poco di luce in quella triste dimora. Eppure la forza del loro amore va ben oltre le difficolta’ di ogni giorno, va ben oltre l’eta’, va ben oltre la memoria che da tempo vacilla e li priva del tempo trascorso. Resta qualche briciola a tratteggiare il profilo di un figlio  lontano, una minuscola speranza che li spinge a partire alla ricerca del loro ragazzo.
Nel lungo cammino l’avventura si arricchira’ di nuovi personaggi e guerrieri, folletti, draghi e orchi , uomini e donne le cui menti  sono  appannate da un morbo misterioso che ruba i ricordi e culla la vita in un oblio eterno.
Procede il tragitto e incalzano le domande, puo’ essere la pace l’effetto della mancanza di memoria ? Possono i popoli debellare la guerra dimenticandosi chi sono i nemici ? Possono due coniugi felici scordare di amarsi?

Un poco mitologica ed un poco fantasy, questa nuova pubblicazione dell’autore giapponese esordisce  in maniera accattivante, promettente l'inizio  intriso di mistero e curiosita’ che trattengono come resina sulle pagine. Buona l’idea e sensata la spiegazione, tali elementi  non bastano quando la penna rallenta e non riparte, collassa in una depressione narrativa rinvigorita ogni tanto da qualche colpo di scena o nuovo attore, ma il corpo della narrazione e’ troppo pesante per esserne rianimato. Cavillosa la tecnica che inizia i capitoli in un luogo non specificato del racconto, spiegato poi in lunghi monologhi di flashback quando ormai si temeva la foschia fosse scesa anche su di noi, rubandoci l’attenzione ed il senno.
Amo la narrativa giapponese e la sua peculiare andatura non mi crea problemi normalmente, ma e’ per me essenziale che le atmosfere nipponiche emergano, anche solo sussurrate, nel testo. "Il  gigante sepolto" esula completamente da tale clima ma ho voluto ugualmente cimentarmi nella lettura dell'Ishiguro che gia’ in precedenza mi aveva delusa, concedendomi un ulteriore tentativo.
Ebbene questa nuova fatica mi porta ad un risultato mortificante ,  sconsiglio il libro a chi gia’ non si era trovato in  sintonia con l’autore. Diversamente il lettore che ama  il suo tratto potrebbe anche apprezzarlo, non saprei. 
 
 

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Il gigante sepolto 2018-02-26 12:11:05 RadicidiCarta
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RadicidiCarta Opinione inserita da RadicidiCarta    26 Febbraio, 2018
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Una fiaba sui ricordi

Il gigante sepolto è uno dei volumi scritti dal Premio Nobel per la Letteratura 2017, Kazuo Ishiguro. Siamo davanti a quello che spesso viene definito un fantasy, anche se personalmente lo stile dell’autore e la narrazione mi hanno ricordato più una fiaba.
Ichiguro unisce in questo volume la mitologia arturiana, le fiabe cavalleresche tipiche del mondo occidentale e la scrittura onirica, curata e di alto registro che ho ritrovato negli autori giapponesi.

TRAMA

È strano come il mondo dimentichi persone e cose che erano qui soltanto ieri, o l’altro ieri. È come se una malattia si fosse abbattuta su di noi

Siamo in Inghilterra, il leggendario re Artù è morto da qualche tempo, ma la pace tra sassoni e britanni sembra perdurare, seppure incerta.
Axl e Beatrice sono due anziani britanni che vivono in un villaggio costruito nella roccia, senza neanche una candela per rischiarare la notte. I due vecchi vivono in tranquillità ma non sembrano trovare davvero pace a causa di una strana nebbia che cancella la loro memoria e quella di tutti coloro che li circondano.
Ogni tanto un ricordo sembra riaffiorare nella loro mente e così i due, sicuri di avere avuto un figlio, decidono di mettersi in marcia per ritrovarlo prima che la nebbia torni a cancellare le loro piccole certezze, nonostante non sappiano più dove si trovi e cosa li abbia separati da lui.
Il viaggio è lungo e pesante per i due anziani, costretti ad attraversare villaggi, pianure, monti e boschi. Sarà grazie all’aiuto di altri viandanti trovati lungo il cammino come il giovane Edwin, che a causa della ferita infertagli da una misteriosa creatura sarà costretto ad abbandonare la propria casa, il valoroso guerriero sassone Wistan e sir Galvano, il cavaliere di Artù, che i due anziani britanni riusciranno a scoprire l’origine della nebbia.

PERSONAGGI

C’era una quiete sul suo volto che di rado ultimamente gli capitava di notare quando la vedeva sveglia, e l’improvviso moto di felicità procuratagli da quella vista lo sorprese.

I personaggi di questo libro, non sono approfonditi, non hanno molte sfaccettature. Ognuno di loro ha caratteristiche peculiari ma si evolvono poco o nulla all’interno della narrazione, nonostante il lettore venga, poco a poco, a conoscenza del loro passato e di alcuni dei loro segreti: Axl e, soprattutto, Beatrice sembrano vivere unicamente come coppia, Edwin come un ragazzo proiettato nel futuro e in quello che dovrà diventare per mano del guerriero sassone.
Wistan e Galvano, sono gli unici personaggi che sembrano cambiare nel corso della narrazione, ma solo perché nascondono volutamente il loro passato e i loro scopi, almeno finché non vengono costretti a rivelarli. Sono però gli unici che sembrano farsi domande, che si chiedono se le loro azioni siano nel giusto, anche se tutto ciò non li fa deviare da quelli che sono i loro obblighi.
Questo, è l’unico motivo che li ha resi più vivi ai miei occhi, ma non abbastanza da colpirmi.

CONCLUSIONI

Amori duraturi che sfidano il passare degli anni: di quelli ne vediamo raramente. Quando succede siamo più che lieti di traghettare tutte e due gli amanti insieme.

Il gigante sepolto è una storia dove personaggi e trama non sembrano avere alcuna importanza. Entrambi sono sottili e semplici, privi di quelle caratteristiche che rendono, rispettivamente, i primi più umani e la seconda d’impatto. Questo perché l’autore vuole far concentrare il lettore su qualcos’altro: vuole fare capire qual è il vero “gigante sepolto”, vuole far interrogare sull’importanza della memoria sia per il mondo che per i rapporti tra le persone, soprattutto quelle che abbiamo più vicine.
Se in un primo momento l’inizio lento, lo stile quasi troppo cavalleresco e le atmosfere oniriche mi avevano fatto storcere il naso, ho dovuto rivalutare il mio giudizio una volta concluso il libro.
Il problema principale è stato che mi aspettavo qualcosa di totalmente diverso quando ho letto “fantasy” e chiunque, come me, appassionato del genere, difficilmente potrà ritenere che il volume di Ishiguro rientri nella definizione. Come ho detto, per me più che al fantasy, si avvicina a una fiaba.
In realtà, lasciandomi alle spalle questa definizione forzata ho trovato un libro in grado di farmi riflettere, con un finale dolceamaro che è riuscito a farmi commuovere.
Lo consiglio? Sì, a patto che non ci si aspetti una trama complessa e personaggi accattivanti ma si sia pronti a cercare una chiave di lettura più profonda, a lasciar sedimentare poco a poco le sensazioni che questo volume è in grado di dare.

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Il gigante sepolto 2018-02-12 16:39:32 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    12 Febbraio, 2018
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Scappare dai ricordi, dagli errori? O affrontarlI?

«Sarà così per qualcuno, padre, ma non per noi. Axl e io desideriamo riavere i bei momenti vissuti insieme. Ne siamo stati derubati, come se un ladro nottetempo fosse entrato in casa a portarci via quel che avevamo di più prezioso.»

La caratteristiche che maggiormente contraddistingue e colpisce di Kazuo Ishiguro è la grande versatilità nella scrittura. In ogni sua opera, infatti, il lettore resta immancabilmente colpito dal mutare della stessa, dal suo evolversi, dal suo manifestarsi in modo diverso, in postille di differente entità e valore. Peculiarità, questa, che ho riscontrato in tutte le opere del medesimo lette.
Dal punto di vista della trama “Il gigante sepolto” si propone al grande pubblico come un romanzo a metà tra lo storico e il fantasy e ancora di più come una metafora. Avvalorato da un linguaggio cavalleresco, questo ha una partenza lenta, fiacca, oserei dire, tanto che gli episodi faticano a conquistare. Poi, la nebbia, i pensieri sconnessi e dimenticati, le paure, i litigi, i disguidi, i prodi eroi, cominciano a prendere forma e a ricomporre quel puzzle che la memoria ha inspiegabilmente scomposto, dimenticato. Da questo momento il componimento diventa una ricerca interiore, una ricerca nei ricordi, una ricerca che deve portare a sconfiggere trappole e nemici, mostri e timori, errori e incomprensioni. Il tutto è accompagnato da un contesto sociale stratificato e difficile, un mondo in cui gli ideali e la fedeltà al re, deludono, rammaricano, tradiscono.
È uno scritto sull’odio sepolto ma ancora vivido e sull’amore di quegli amanti che saranno uniti oltre la traversata. È un testo che arriva a fasi, che coinvolge e commuove nella sua conclusione, è un elaborato che si pone e pone interrogativi perché è chiaramente pensato da un uomo, prima che da uno scrittore, che a sua volta si domanda cosa quel dopo riserverà, sul come proteggere quell’amore unico e inestimabile.
Da leggere a piccole dosi e con la giusta predisposizione d’animo perché può riservare molto ma è necessario avere a disposizione i “giusti occhi” per vedere.

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Il gigante sepolto 2018-01-16 22:00:51 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    17 Gennaio, 2018
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Il coraggio di ricordare

È legittimo sacrificare verità e giustizia in nome della pace? Nella graphic novel capolavoro di Alan Moore “Watchmen”, il geniale Adrian Veidt -aka il supereroe Ozymandias- decide di tenere il mondo intero all’oscuro delle sue trame per evitare un conflitto nucleare, e al contempo il suo collega Rorschach viene messo a tacere perché incapace di rinunciare ai suoi valori.
Ne “Il gigante sepolto”, è descritta invece una situazione completamente ribaltata, in cui chi tenta di proteggere la falsa pace tra britanni e sassoni va incontro alla morte, mentre a trionfare è una verità portatrice di guerra e violenza.
A differenza di “Non lasciarmi”, per il quale Ishiguro aveva ideato un’ambientazione del tutto originale, in questo romanzo ci troviamo nella mitica Inghilterra del Ciclo Arturiano, tanto che fa la sua apparizione il cavaliere Galvano e vengono più volte nominati sia Artù che Merlino.
In questo scenario fantastico si muovono i nostri protagonisti in due coppie distinte, seppur chiaramente destinate ad incontrarsi: da un lato abbiamo Axl e Beatrice, due anziani coniugi in marcia verso il villaggio dell’amato figlio, mentre dall’altro troviamo il guerriero Wistan ed il suo giovane apprendista Edwin, la cui missione è portare soccorso ai loro compatrioti sassoni oppressi dal malvagio Lord Brenno.
A queste figure si aggiunge poi Ser Galvano, cavaliere e nipote del grande Artù, che erra pre quelle stesse terre assieme al fedele cavallo Orazio che il fine di adempiere alla sua antica missione, ossia uccidere la terribile draghessa Querrig.
Tutti i personaggi sono però gravati da un crudele sortilegio chiamato “nebbia” che ruba i loro ricordi, facendo scordare eventi lontani e recenti. Se da un lato questo è certamente problematico, come nel caso dei soldati che scordano il compito affidatogli dal loro signore, da un altro Ishiguro vuole far riflettere il lettore sulle situazioni in cui dimenticare il passato può aiutare a vivere in modo più sereno il presente.
Seppur procedendo con lentezza, appesantita da alcune scene superflue, la trama riserva degli eccellenti colpi di scena che riescono a tenere viva l’attenzione del lettore. La parte che soggettivamente ho trovato più debole nel romanzo è senza dubbio il finale, in cui l’autore accantona le rivelazioni sensazionalistiche attese (da me) in favore di riflessioni ben più profonde sulla memoria e sul perdono.
Tra i personaggi spiccano per il loro carisma Axl e Wistan, mentre i loro rispettivi compagni di viaggio non riescono proprio ad accattivarsi il favore del lettore e risultano spesso i “pesi morti” della compagnia degli eroi; infatti, la maggior parte dei personaggi è chiaramente una riproposizione di figure classiche in miti e leggende.
Lo schema strutturale del romanzo è abbastanza particolare: innanzitutto, l’autore opta per la narrazione in terza persona così da poter alternare più POV possibile, e solo nel finale rivela (forse) l’identità del vero narratore; la maggior parte dei capitoli inizia poi anticipando un evento per ripercorrere in un secondo momento la storia utilizzando dei brevi flashback. Infine un dettaglio che a tratti può risultare fastidioso è il continuo ripetersi di nomi o ruoli dei personaggi, seppur ciò renda più chiaro il collegamento alle figure leggendarie.
È stato rassicurante ritrovare il tono pacato ed attento di Ishiguro, capace di coinvolgere ed incantare il lettore anche se non si ritrova direttamente nei personaggi. Il suo stile risulta inoltre molto affine all’ambientazione medioevale ed ai personaggi stessi -specialmente ai nobili cavalieri-, mentre stona nelle scene d’azione.
Da nota come spesso l’autore interrompa una descrizione o tronchi un dialogo per rivolgersi in modo diretto ed un po’ informale al lettore e fornirgli dei chiarimenti.
Infine, il misterioso maleficio che affligge i personaggi -e che assomiglia molto alla malattia dell’insonnia in “Cent’anni di solitudine”- sembra colpire a tratti anche lo stesso Ishiguro, quando si interrompe poco prima di rivelare preziose informazioni, facendo sospirare i suoi lettori.

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Il gigante sepolto 2017-12-18 10:07:04 Anna_Reads
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Anna_Reads Opinione inserita da Anna_Reads    18 Dicembre, 2017
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Nebbiosa e vischiosa... noia.

Una scrittura delicata e rarefatta, che non dice, ma suggerisce e allude. Una trama che scorre lieve fra le nebbie reali e quelle che offuscano la memoria dei protagonisti. La narrazione che scivola nel sogno e nel mito, il passato dimenticato che talvolta rivive sfolgorando per un istante e poi svanisce…
Per farla breve.

UNA NOIA PAZZESCA.

Neanche 230 pagine e non ce la facevo più a finirlo. I ragazzi a scuola sbirciavano la mia faccia nell’intervallo e mi dicevano di “non accanirmi” (e alternativamente “Prof, mica ce lo dà da leggere, vero?”).
A pelle(t) mi sentivo che l’autore non fosse nelle mie corde, dopo la sonora barba che mi ero fatta – per colpa del mio compagno – con “Quel che resta del giorno”. Quindi avevo pensato di andare sul sicuro leggendo una “storia arturiana”. Con la materia di Bretagna – credevo – non si può scrivere una storia noiosa – credevo.
Pensavo così di far pace con l’autore e poi provare con “Non Lasciarmi”, in condivisa con il mio gruppo di lettura.
Invece, lasciami proprio, Ishiguro, vade retro!

La notizia è che si può scrivere una storia noiosa sulla materia arturiana.
Ora. È vero che il precedente arturiano era stato Steinbeck e si potrebbe pensare che io si poco obiettiva.
Errore. il contrasto sarebbe stato stridente anche con le riduzioni per bambini del CdP o la Principessa Zaffiro nel regno di Silverland, ai ferri corti col perfido zio.
Comunque abbiamo un’anziana coppia, Beatrice, detta “Principessa” e Axl, che vivono in una piccola comunità e si accorgono, a tratti, ma sempre meglio di tutti gli altri abitanti, che qualcosa sta rubando i loro ricordi. Loro stessi rammentano solo vagamente episodi recenti o fatti molto importanti del loro passato.
Decidono quindi di mettersi in marcia per dirigersi al villaggio dove vive il loro unico figlio (che sta “più o meno” in quella direzione a “più o meno” qualche giorno di cammino, anche se non ci vanno da “più o meno” qualche anno).
Fra eterni dialoghi che vogliono mimare un realismo un tantino insulso, malesseri e acciacchi vari, memorie sfilacciate, incappiamo in qualche vecchia saggia armata di informazioni sibilline, un villaggio in piena rivolta, un ragazzino “segnato”, un cavaliere misterioso, nientepopodimeno che ser Galvano in persona (e qui una confortante certezza: scriva chi vuoi, Galvano è sempre il solito, noioso, intollerabile e pomposo bietolone che ben conosciamo) e il suo cavallo Orazio, una draga cattiva che però forse, arcani barcaioli, visioni, misteriose nebbie ed altrettanto misteriosi fiumi.
Ganzo eh?
Pare difficile farci su una storia noiosa. Sì. Ma il nostro ci riesce. Non c’è un solo singolo istante in cui quello che succede ai personaggi abbia instillato in me il pur minimo scintillio di interesse, durante la lettura. Dettagli su dettagli, descrizioni, dialoghi, monologhi. Niente.
L’unico modo per finire è stato “ricaricare” le informazioni del testo in una forma almeno leggermente narrativa. L’ho fatto per caso per qualche alunno (e collega) che si stupiva per la mia faccia annoiata e chiedeva “ma di che parla?”
Ecco, provare a raccontare e raccontarsi la storia è stato l’unico modo per non desiderare la morte dolorosa dei personaggi (non di tutti, almeno) e superare l’impasse di tedio vischioso in cui la scrittura di Ishiguro mi ha immerso. Che credo che sia davvero una brutta cosa da dire a uno scrittore. E pure premio Nobel. Sorry.
Esame di realtà: son io che non capisco.
Pacifico.

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Il gigante sepolto 2017-11-19 20:32:05 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    19 Novembre, 2017
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La vita dopo

Il romanzo ha certamente dei difetti, specie se lo si confronta con Quel che resta del giorno, capolavoro di una qualità altissima. Ma a me il gigante è piaciuto. La prima parte del romanzo è fiacca, gli episodi raccontati slegati e il linguaggio esageratamente cavalleresco e quasi camerieresco. Però dalla seconda metà la storia si fa coinvolgente, gli episodi si collegano fino ad arrivare al finale commovente. La storia è una metafora più che un fantasy vero e proprio. E' una ricerca interiore nella memoria con i suoi mostri, i suoi non ricordo e le sue trappole, attraverso un passato pieno di scheletri e di cose che si vorrebbero non accadute, e un mondo difficile in cui i nostri ideali, specie se politici come può essere la fedeltà a un re, tendono a deluderci, a tradirci o a renderci traditori. Fondamentalmente è un romanzo sull'odio sepolto ma ancora vivo che prenderà il sopravvento nel mondo, difeso da un debole incantesimo, e sull'amore che unirà gli amanti oltre la traversata. E' un romanzo che si sente pensato da una persona che si interroga sul dopo e sul prima come farebbe chi si accinge alla traversata e ha un grande amore da difendere.

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Il gigante sepolto 2015-12-08 22:19:57 Raven90
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Raven90 Opinione inserita da Raven90    09 Dicembre, 2015
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Il Gigante Sepolto

Il tempo di re Artù è tramontato e sulla Britannia è calata una nebbia che cancella i ricordi delle persone che vi abitano. Una coppia di anziani coniugi parte dal villaggio in cui abita per andare a cercare il figlio; durante il loro difficile viaggio vanno incontro a difficoltà di ogni sorta e faranno conoscenza con altri improbabili personaggi.

Non nascondo che avevo alte aspettative per questo libro, in quanto ero fortemente attratto sia dalla copertina, molto bella e ben disegnata, sia dalla trama atipica che prometteva uno spunto di riflessione su argomenti non facili come la colpa e la memoria. Purtroppo le mie aspettative sono state in parte deluse, perché se è vero che si può arrivare ad una chiave di lettura personale sulla faccenda, è altrettanto vero che le vicende dei protagonisti e dei comprimari mal si sposano con la narrazione che l'autore ha voluto affrontare. L'autore ha narrato una buona storia, bella e fluida da leggere, ma nello stesso tempo non è stato in grado, a mio avviso, di far riflettere sulle tematiche sopra citate. I personaggi che si muovono nella storia non ricordano il loro passato a causa della nebbia e questa cosa viene spesso ricordata durante i molteplici dialoghi tra i protagonisti, ma raramente si riesce ad entrare in empatia con i loro sensi di colpa e le loro dimenticanze. E’ tutto evanescente, trasparente. Non saprei neanche bene come spiegare questa cosa, semplicemente ho trovato il tutto troppo poco approfondito. Certi stati d’animo vengono accennati, ma niente di più. Non si sentono, insomma, le emozioni, la tristezza, il dolore. Niente. Forse a tratti la fragilità dei due coniugi la si può percepire, l’amore tra i due lo si può quasi toccare con mano, ma questo non basta per far si che il tutto funzioni.
I dialoghi poi sono per lo più imbarazzanti a causa delle continue ripetizioni di concetti o di parole; parole come “Principessa”, “Marito”, “Guerriero”, “Axl” vengono ripetute non so quante volte durante i numerosi dialoghi e più volte mi è capitato di interrompere la lettura dal nervoso. E spesso capita che un concetto venga ripetuto con parole diverse anche durante lo stesso dialogo tra due o più personaggi. Un mezzo disastro secondo me. Diverso è il lato descrittivo, che lascia spazio all’immaginazione con descrizioni precise e ben scritte, a tratti evocative: questo è forse il più grande pregio del libro del giapponese.
Anche il finale mi ha lasciato un po perplesso, soprattutto quello che riguarda un paio di personaggi, ma su questo punto preferisco sorvolare per non rischiare spoiler. Sappiate solo che non tutti i capitoli del libro sono dedicati ad AXL e BEATRICE, ma nel corso della narrazione farete la conoscenza di un guerriero bretone, astuto e testardo, di un bambino misterioso e di un “sir” al servizio del compianto Artù. Tutti abbastanza caratterizzati questi personaggi, qualcuno più di altri.
Nota di merito va ai capitoli. Si, perché ad ogni capitolo corrisponde un evento, ad una tappa del viaggio dei personaggi. E’ una cosa che mi è piaciuta molto, devo dire.

Per concludere posso dire che pur con tutti i suoi difetti è un libro che si lascia leggere, una storia scorrevole e simpatica. Niente di eccezionale o memorabile, ma buona senz’altro.

VOTO: 7

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