Il gatto venuto dal cielo
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Recensione della Redazione QLibri
C'era una volta una gatta
Puo' un animaletto che appartiene ad altri influenzare la vita di due persone ?
Certamente sì, ci racconta Hiraide Takashi con questo suo libro, puo' modificare prospettive, puo' riempire vuoti o crearne di ulteriori. Così Chibi, la gatta dei vicini che non rispetta i confini, si insinua con passo felino nella tranquilla esistenza di due coniugi in un trascorrere pacato dei fatti, dove il vecchio giardino di una casa padronale scandisce il tempo mentre l' olmo secolare abbraccia ed ombreggia la dimora.
La gente invecchia, si vendono le proprieta' immobiliari, le belle abitazioni tradizionali non piacciono piu', il susino sorride di gemme nuove spuntate in un velo di neve, inconscio del suo destino.
Penna molto semplice così come la storia narrata, c'e' una delicatezza prettamente giapponese che affascina e che e' punto di forza del racconto.
Se la lettura e' rapida e apprezzabile, non ho colto la pennellata che in questo filone narrativo fa la differenza. Accostando il testo a un Firmino di Savage, per esempio, o a Storia di una gabbianella e del gatto che le insegno' a volare di Sepulveda, sebbene l'elemento fantasia accomuni i due testi mentre nel qui presente la storia sia decisamente verosimile, essi mi hanno coinvolta ed appassionata lasciando un segno che qui non ho avvertito, l'effetto "affetto" non e' scattato.
Grazioso ma evanescente, con alcune immagini delicatamente amabili. Buona lettura.
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Opinioni inserite: 3
Sotto il vestito niente
Se sperate che il gatto sia venuto dal cielo, potete anche scordarvelo. Il libro non ha niente di magico e la vita dello scrittore è così vuota e noiosa che anche un normalissimo gatto sembra movimentarla. La preghiera sulla tomba del gatto poi.... Comunque, l'io narrante e sua moglie abitano in case molto belle e chi ama le descrizioni di giardini, ambienti e naturalmente di gatti potrà trovare qualcosa in questo testo che a me sembra del tutto insulso.
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Gatto da favola
“Non è che non mi piacessero i gatti: semplicemente mi sentivo diverso da quelli a cui piacciono. O forse, più che altro, non avevo familiarità con quegli animali.”p.8
Talvolta voglio solo la favola. E questa è una storia gentile e ariosa. Ed è raccontata da un poeta giapponese a me sconosciuto, Hiraide Takashi che si permette il lusso della trasparenza, del fluire lento dei fatti, della semplicità che dondola, della nenia che ispira.
Chibi, la gatta, rimane l’ospite non cercata, la compagnia non richiesta, il fastidio che si poteva evitare. Silenziosa, s’infila, non miagola, guarda lei, la correttrice notturna di bozze, e guarda lui, il redattore mortificato, tutti e due abbastanza infelici, stranieri a se stessi. Nella casa padronale alla periferia di Tokio la felina s’impone come un fenomeno naturale, come il fulmine, come la nuvola e non rispetta i confini e si intrufola e va e viene al ritmo delle sue zampette.
“- Per me, - disse, - Chibi è una buona amica a forma di gatto!”p.39
La storia accade alla fine degli anni ottanta e alla fine del regno dell’imperatore Hirohito, a cui segue la bolla speculativa: pare che sia il caso a governare gli eventi e a generare confusione. Ma il destino è Chibi, l’esterno che invade, l’intrusa che chiarisce. La gatta crea sospetto e indifferenza, i coniugi non la vogliono ma si dispiacciono, non la cercano ma non l’allontanano.
Chibi è solo una gatta ma è l’imprevisto che s’impone, la presenza che rallenta, la pigrizia che innervosisce, la sonnolenza che ritempra, è lo scatto immediato e pronto che s’incanta.
Ed è subito romanzo, ed è poesia, è diario, è memoria, è cambiamento.
“Chibi fu il nostro primo . I sono delle persone che girano per le case a fare gli auguri per il nuovo anno. Caso singolare, il beneaugurate in questione entrò dalla finestra e, per di più, non disse neanche una parola d’augurio. Però sembrava sapere esattamente come inchinarsi in un bel saluto con le zampette anteriori unite davanti a sé.”p.35-36
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CHIBI
Era un giorno come tanti quello in cui Chibi ha fatto varco nella vita dell'autore e di sua moglie. Completamente assorti dal e nel mondo della letteratura, i coniugi non sentivano la necessità ne di avere un figlio ne di prendere un animale domestico, la quotidianità andava bene così, niente era mancante nelle loro giornate.
Eppure quando questa deliziosa gattina è entrata nella porzione di proprietà da loro presa in affitto, non si è limitata a solcare la soglia di un confine materiale ma ha altresì sorvolato un confine morale, ha fatto ingresso nel cuore e nell'anima di questi. Aspettare le visite di Chibi con frenetica impazienza, gustare i suoi riposini sui futon, osservarne l’appetito dinanzi ai viveri a lei destinati, vederla sgattaiolare dalla finestrella alla sera per accoccolarsi nei più impensabili luoghi della camera così come sentirla frusciare via alle prime ore del mattino per augurare il buongiorno al piccolo padroncino diretto all’asilo, era ormai divenuta una costante a cui era impossibile rinunciare. La personalità di questo piccolo predatore era quanto di più affascinante per la famiglia.
Stilisticamente il romanzo è semplice ma gradevole, scorre rapido nella prima parte e subisce un breve rallentamento dalla metà in poi. Tre sono le opere a cui il presente testo è collegato poiché tre sono le gatte che hanno avuto un ruolo fondamentale nella comunione matrimoniale dei protagonisti e questi componimenti sono di quanto più lontano a finzione esista.
Piacevole ma freddo. Pur essendo un libro dai caratteri autobiografici mantiene le distanze da chi legge, non si lascia completamente andare e dunque non riesce a coinvolgere totalmente.