Il gatto del Dalai Lama e l'arte di fare le fusa
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Qui ed ora
David Michie gioca facile, nel suo romanzo include i temi di tutta la concorrenza, in modo che – con un boccone o con l’altro- per forza di cose riempirà il vuoto che affligge stomaci diversi.
Il piccolo, scenografico ristorante da cui provengono i colori ed i profumi di succulenti piatti asiatici, conquistera’ infatti i palati dei piu’ golosi.
La libreria annessa, con gli scaffali gremiti di libri scelti con passione ed accuratezza, appaghera’ ovviamente i bibliofili piu’ accaniti.
Non dovrete disperdere energie come foste alla ricerca della pietra verde voi inguaribili romantici, la storia d’amore e’ dietro l’angolo e ben segnalata.
Io invece, escludendo tali argomenti che ormai ritengo triti e ritriti, confesso il mio diletto strusciando il collo su una gradevole novità, il Dalai Lama. Ed il gatto. Il gatto del Dalai Lama, per precisione.
Fra tutti gli animali incontrati leggendo, il felino del Dalai Lama meritava la mia attenzione e qui sta il merito dell’autore. Bravissimo a tratteggiare l’individualita’ di Rinpoche (o GSS, la Gatta di Sua Santita’), l’ambientazione tibetana e’ pregevole ed insolita. Si notino gli innesti di yoga e filosofia orientale che contribuiscono all’emersione del focus del romanzo stesso: “qui ed ora”.
E’ un concetto banale, decisamente animale, ma prenderne spunto non ha certo controindicazioni per l’umana esistenza. La vita di un gatto non e’ nel passato o nel futuro. E’ qui e ora.
Vive bene chi sa fare le fusa per ogni piccola soddisfazione, lecchiamoci i baffi del boccone che ci scivola fra i dentini, poi domani… chissà.
Semplice e veloce, un pochino spirituale, tanta India. Grazioso, nel suo genere.