Narrativa straniera Romanzi Il falò delle vanità
 

Il falò delle vanità Il falò delle vanità

Il falò delle vanità

Letteratura straniera

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Sherman McCoy è uno dei padroni di Wall Street e sente di avere il mondo in pugno: guadagna un milione di dollari all'anno, vive in un appartamento di quattordici stanze a Manhattan, al riparo dai pericoli e dalle violenze della metropoli multirazziale. Quando però una sera McCoy investe con l'auto un giovane nero nel Bronx, la polizia, i giornalisti, i politici e i difensori civici gli sono subito addosso, trasformando l'uomo di successo, il superprivilegiato, nella vittima designata di un'intera città. Una grande "commedia umana" che ha fatto tremare l'America dei potenti e dei pavidi, degli ipocriti e degli arrivisti. Tutti bruciati su un magnifico e indimenticabile falò delle vanità.



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Il falò delle vanità 2021-05-15 09:46:10 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    15 Mag, 2021
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Black humor

La parabola discendente di un giovane e ambizioso lupo di Wall Street è il pretesto per fotografare uno spaccato di società americana nella contraddittoria New York degli anni Ottanta. Sherman McCoy è un ricco e piacente trentottenne, laureato a Yale, broker di razza. Ha una bellissima casa a Park Avenue, una moglie arredatrice di successo, una figlia adorabile, un'amante giovane e conturbante. Per lui la vita sembra avere soltanto lati positivi, tanto che non può fare a meno di ritenersi un "Padrone dell'universo". Ma quando si sta tanto in cima basta poco per precipitare. Una romantica seratina extraconiugale prende una brutta piega a causa di una svolta sbagliata. La sua sfavillante Mercedes si ritrova impantanata nel dedalo di viuzze squallide e pericolose del Bronx. Per lui e la sua amichetta Maria non è facile cavarsela in questa sorta di giungla urbana. Ogni ombra, ogni voce, ogni rumore appaiono come una minaccia. Due individui di colore gli si avvicinano, apparentemente innocui, desiderosi di rendersi utili. Ma è vero desiderio di aiutare o è soltanto una trappola per rapinarli? Il dubbio è forte, la paura lo è ancora di più. La reazione è immediata, istintiva, cattiva quanto cattivo può diventare l'istinto di sopravvivenza. Sherman e Maria lottano, abbattono i cattivi, vincono, scappano. Una volta al sicuro l'adrenalina resta alta, il senso di trionfo inebria, la passione è l'inevitabile epilogo. Ben presto però le conseguenze dell'esaltante quanto tragica serata si faranno sentire, e per i due amanti niente sarà più come prima. Un ragazzo di colore investito da un'automobile nel Bronx quasi non fa notizia. A volte però si uniscono una serie di fattori, trasformando eventi che il più delle volte passano inosservati in scoop giornalistici, casi politici, fiammelle in grado di accendere incendi. Così succede per il caso del povero Henry Lamb. Quando il ragazzo entra in coma in seguito all'impatto con la misteriosa Mercedes, parte un'inarrestabile effetto domino. A tessere le trame dell'intrigante intreccio troviamo una serie di ambigui personaggi. Il Reverendo Bacon, leader spirituale della comunità nera di New York, coinvolto in nebulosi intrighi politici ed economici, pronto a cavalcare la rabbia della sua gente contro lo strapotere bianco. Peter Fallow, giornalista alcolizzato sull'orlo del licenziamento, che si imbatte per caso in questa faccenda trasformandola in evento mediatico. I procuratori Abe Weiss e Lawrence Kramer, che, stufi di dare la caccia a neri, ispanici, asiatici, vedono nella possibilità di incriminare un ricco bianco l'opportunità di dare una svolta alla loro vita professionale. Gente subdola, dalla doppia faccia, dall'ambigua moralità, come tutti i personaggi di questo libro in cui non esistono buoni. Con una prosa semplice e ricca di slang non certo politicamente corretti, con un incedere spesso più vicino al giornalismo che alla letteratura, con una fortissima dose di black humor, Tom Wolfe punta il dito su una società avida, ipocrita, arrivista, invidiosa, razzista, in cui basta un attimo per passare da mito a capro espiatorio, da invisibile a icona di un movimento di protesta, dove i rapporti umani hanno lo stesso valore di una cartaccia su un marciapiede. Una trama semplice ma ricca di sfaccettature, in cui più che i fatti contano le reazioni dei personaggi, i loro comportamenti, i loro pensieri, che conduce ad un finale senza vincitori.

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Il falò delle vanità 2015-02-03 15:58:09 Elisabetta.N
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Elisabetta.N Opinione inserita da Elisabetta.N    03 Febbraio, 2015
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La moralità del Bronx

In questo libro di Tom Wolfe ho notato che la trama non è importante, anzi, se ci si pensa bene non è granché, ma i veri protagonisti di questo romanzo sono i personaggi, tutti, senza eccezione.
Partiamo da Sherman McCoy, finanziare di successo con moglie, Judy, e figlia, Campbell, e una bella casa in Park Avenue, la zona "giusta" della città. un "padrone dell'universo" come lui stesso ama definirsi, ma troppo sciocco e ingenuo. Un personaggio per il quale ho provato una forte antipatia fin da subito... non che gli altri fossero meglio, però!
Passiamo poi a Larry Kramer, procuratore fortemente invidioso della bella vita di quelli che abitano nella zona giusta di New York, in cerca solamente del grande caso che possa portargli notorietà e fama, se questo vuol dire andare contro a Sherman McCoy, di cui invidia tutto, ancora meglio...
Anche lui è un personaggio moralmente mediocre. Anzi potrei affermare che ha più coscienza morale Sherman McCoy che non Kramer, almeno Shermam, qualche dubbio morale se lo pone, invece Kramer va avanti a testa bassa per la sua strada indipendentemente a chi si trova davanti, credendo di essere superiore e migliore a tutti.
Infine troviamo il giornalista alcolizzato Peter Fallow, scroccatore abituale di pasti in ristoranti e anch'esso in cerca di fama.. Fallow è un abile giornalista, che sa enfatizzare anche la notizia più banale e non si cura minimamente se quello che sta raccontando è la verità o solamente un punto di vista. A lui interessa lo scoop e quello che ne deriva, fama e popolarità.

Ecco i tre protagonisti principali e i 3 punti di vista che ci raccontano la trama.
Devo dire che è stato un dolore scoprire questo Bronx così corrotto e amorale dopo aver letto un altro libro dove, il medesimo luogo, prendeva un aspetto completamente diverso. Non l'ho amato, percepivo il sentimento di diffidenza e di paura che impregnavano quel luogo. Tutte le procedure del tribunale per evitare di dover tornare a casa in auto quando calava la notte, per non rischiare, come casualmente si era ritrovato McCoy, a girovagare per quelle strade al calar della notte, senza alcuna protezione, nemmeno quella della luce del sole...

Passiamo infine allo stile. Non posso dire di averlo amato, non posso proprio. Mi è risultato difficile non annoiarmi continuando a leggere... frasi ripetute, continui sproloqui dove ogni concetto si ripeteva centinaia di volte e diciamocelo, una trama fondamentalmente povera di fatti anche se ricca di congetture. Sì, lo so, sicuramente il fine ultimo di questo romanzo era quello di descrivere il Bronx corrotto, mettendoci davanti alla ovvia conclusione che nessuno è perfetto e che tutti colgono l'occasione quando essa si presenta, indipendentemente che sia morale o no.

Mah, non è il genere di cose di cui mi piace leggere soprattutto quando, invece di essere un piacere, la lettura diventa pesante e difficile da portare a termine...

che dire infine? Non c'è dubbio che lo scrittore sia riuscito a cogliere bene gli umori e i caratteri che contraddistinguevano quel particolare periodo storico, ricchi di vanità e di false certezze, ma altrettanto sicuramente, questa non è stata una lettura per me.

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