Il disagio della sera
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Lutto invivibile
Jas ha solo dieci anni, un’età troppo verde per decidere ed essere, un tempo di sogni e speranze, giuochi e spensieratezza, in attesa di altro. Trascorre una vita tranquilla, nella fattoria di famiglia, dando una mano ai genitori, e come ogni anno si appresta a vivere i preparativi del Natale sentendosi ancora piccola per tantissime cose.
Poi, un giorno, il fratello Matthies si reca a pattinare al di là del lago e non fa ritorno, lasciando i Mulder, una famiglia rigidamente osservante, alla propria disperazione nella certezza di una morte che nessuno sa riconoscere ed affrontare .
Da questo momento tutto cambia e Jas comincia a pensare che il vuoto sia iniziato in quel mentre, che non sia colpa della morte ma di quei due giorni di vacanze di Natale dati via ... “ chiusi nelle casseruole e nei contenitori di insalata russa “...
Vorrebbe un segno dell’ esistenza di Dio, e chiedere a Matthies se era quello il modo di abbandonarli, ma lui non tornerà. Da questo evento Jas ed i fratelli vivranno un’ altra vita. guardando la loro famiglia dall’ alto, osservando quel poco che è rimasto di loro.
Ecco un’ altro modo di considerare la vita, una condivisione con un dolore onnipresente che si manifesta e si trattiene nel proprio corpo, una crescente preoccupazione che la tiene sveglia la notte insieme alla paura che i propri genitori moriranno, seguendoli per tutto il giorno per non vederli sparire come se niente fosse, custodendoli negli angoli degli occhi, insieme alle lacrime per Matthies.
Jas è un cuore che si nasconde, che nessuno conosce sotto un giaccone rosso che non toglie mai, ma forse da quando è nata nessuno si è mai accorto di lei e l’ha amata abbastanza.
Le stagioni passano, le stalle vanno pulite in vista dell’ inverno, i figli si rinnovano, continuamente, solo i genitori hanno smesso di rinnovarsi, non fanno che ripetere parole, comportamenti, schemi e riti.
Ma c’è un bisogno di attenzioni che va mantenuto, oltre al cibo ed ai vestiti, uno smarrimento assodato e più nessuno a cui chiedere la strada. Matthies a poco a poco esce dalla testa degli altri, ma entra in quelle dei fratelli, sempre di più e più a fondo e forse Hanne ha ragione, bisogna andarsene, lontano dal paese, dalle mucche, dalla morte, da questa esistenza.
Ed allora un senso di colpa per essere sopravvissuta, per avere “ desiderato “ la morte del fratello, per essere nata lo stesso giorno di Hitler, parole che vanno ripetendosi sempre e solo nella propria testa, in un soliloquio parlante, laddove nella fattoria vige un silenzio infinito, si parla sempre di meno, le stesse visibilità invisibili, e quanto mancano le persone che si hanno di fronte tutti i giorni.
Jas pensa che ogni perdita possiede tutti i precedenti tentativi di tenere con se’ qualcosa che non si vuole perdere e che si deve lasciare andare.
Nella perdita ...” troviamo noi stessi e siamo ciò che siamo, esseri vulnerabili “..., lei stessa avvolta in una giacca di paura.
Suo fratello è morto davvero o la morte è suo fratello? Ma la morte non ha famiglia, per questo ...” cerca sempre un nuovo corpo “....
Romanzo d’ esordio di una giovane autrice olandese di grande talento, già maturo ed essenziale, spogliato di qualsiasi eccedenza, immagini forti dotate di una fisicità penetrante, per contro grido intimo di una voce addolorata, smarrita, inghiottita da un senso di morte insensato ed includente, un lutto inaffrontabile per l’ assenza di armonia domestica.
Parallelamente una ricerca d’ amore ( e di vita ) giovanile dopo il trauma della perdita di un amore, ed un percorso autodefinente che tanto avrebbe da chiedere e da mostrare, ed a cui non resta che ripiegarsi su se stesso per una voce sempre più rivolta all’ unico e possibile ascolto.