Narrativa straniera Romanzi Il decimo dono
 

Il decimo dono Il decimo dono

Il decimo dono

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Nessuno vorrebbe trovarsi al posto di Julia Lovat, da quando è diventata l’amante di Michael, il marito della sua migliore amica. No no - stante i sensi di colpa, Julia non è mai riuscita a staccarsi da quell’uomo che ora, dopo sette anni, decide all’improvviso di troncare. Le lascia però un dono d’addio: un libro di disegni per il ricamo in cui lei scopre il diario di Catherine Anne Tregenna, una ragazza della Cornovaglia rapita dai corsari berberi nel 1625 e approdata a Salé, in Marocco. Man mano che procede nella lettura, Julia si appassiona alle peripezie di Catherine, e quando parte per la Cornovaglia per stare accanto alla cugina Alison, distrutta dal suicidio del marito, vede la propria vita intrecciarsi sempre più con la vicenda della giovane conterranea del Seicento. Parte così alla volta del Nord Africa, decisa a fare i conti con se stessa e con un inquietante enigma storico. Ma qualcuno si è messo sulle sue tracce, raggiungendola nel cuore di Rabat. E lì, per sfuggire agli inseguitori, Julia si affida alla guida berbera Idriss el-Kharkouri, un uomo di grande fascino... Ambientato tra Londra, la Cornovaglia e il Marocco, Il decimo dono fonde due avventure al femminile, divise da quattro secoli ma accomunate da una forte carica passionale.



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Il decimo dono 2013-04-26 09:00:19 Zine
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Zine Opinione inserita da Zine    26 Aprile, 2013
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Dalla Cornovaglia al Marocco

*Parziale spoiler*
La vita di Jane sta andando a rotoli. Dopo sette anni, la sua relazione illecita con Michael, marito della sua migliore amica, ha avuto bruscamente fine. Lui le ha dato il benservito, distruggendo ogni sua illusione, regalandole come dono d’addio un antico volumetto sull’arte del ricamo, di cui lei è appassionata.
Ad aiutare Jane a piangere tutte le sue lacrime, nonché a trovare di nuovo la forza di rimettersi in piedi e dedicarsi a qualcosa che non sia commiserarsi, ci pensa proprio il famigerato volumetto. La donna, infatti, scopre che al testo originale è sovrapposto il diario giornaliero di una fanciulla della Cornovaglia, Catherine Anne Tregenna, una ricamatrice dalle grandi ambizioni vissuta nel 1625.
La storia della ragazza, le sue frustrazioni per l’impossibilità di diventare qualcosa in più di una serva in casa di nobili e l’obbligo di sposare il cugino Rob, il progetto ambizioso di ricamare un paliotto d’altare disegnato da sé, portano Jane in un mondo che la aiuta a distrarsi. D’improvviso, sia il presente che il passato la sconvolgono nuovamente. Il marito di sua cugina Alison si suicida, costringendola a raggiungerla nella loro casetta in Cornovaglia. Il diario, poi, cambia improvvisamente rotta per passare al dramma avventuroso: Catherine, infatti, viene rapita insieme a parecchi concittadini da un gruppo di pirati della Barberia, spintisi fino alle coste inglesi per fare bottino.
Come se non bastasse, Michael si mette sulle sue tracce, in apparenza per riallacciare la relazione ma in realtà per sottrarle il volumetto. Il dono è stato un errore, uno scambio di testi, in quanto Michael si era accorto dell’antico diario ed è intenzionato a venderlo e ricavarci del denaro.
Jane, sempre più coinvolta dalle vicende di Catherine, decide di partire per il Marocco, ricalcando il viaggio disperato della ragazza per trovarne traccia laggiù. Scoprirà così, come già la fiera fanciulla diventata proprietà del rais Al Andalusi, una civiltà diversa, piena di sfaccettature ignote, e un uomo che saprà tirare fuori il meglio dal suo cuore, trasformandola in qualcuno di cui poter essere finalmente orgogliosa.
Questa, in breve, la trama del romanzo “Il decimo dono” di Jane Johnson, un intreccio di passato e presente, tra curiosità storiche riguardo alla lotta tra i regni della cristianità e la pirateria musulmana del XVII secolo, nozioni sull’arte del ricamo, magici paesaggi della Cornovaglia e misteri del Marocco. Nel suo costante andare e venire nel tempo, la storia si dipana con una coerenza rassicurante e azzeccata, in un costante parallelismo tra le vicende sfortunate di Jane e le letture dal diario di Catherine prima e dalle lettere del cugino Rob partito alla sua ricerca poi.
Pur con il palesarsi della doppia storia d’amore in terra musulmana (tra Catherine e il suo rapitore, l’affascinante e colto Al Andalusi, come tra Jane e la sua guida locale Idris), la trama non scade quasi mai nella banalità, riuscendo a tenere teso il filo dell’attenzione per almeno tre quarti della lettura. La tensione perde un po’ di mordente, purtroppo, sul finire, come se l’autrice fosse stata costretta a comprimere quest’ultima parte per rimanere entro un certo numero di pagine. Dictat dell’editore o sindrome da “fretta di finire”? Nonostante ciò, il giudizio complessivo dell’opera rimane positivo.
Pur contenendo tematiche più care al mondo femminile che a quello maschile, il romanzo è comunque godibile da un pubblico eterogeneo grazie al clima avventuroso della vicenda, agli splendidi luoghi che fanno da sfondo alle due storie e, soprattutto, all’accuratezza con cui vengono illustrate vicende storiche per noi piuttosto oscure.
Mentre, infatti, non avrebbe suscitato alcuno sgomento un attacco di pirati turchi sulle coste del Mediterraneo, potrà risultare nuovo a molti sapere che i corsari di Salè si spingevano tanto a nord ed erano diventati così aggressivi e spregiudicati da attaccare non solo i navigli che avevano la sfortuna di incrociare la loro rotta, ma perfino i villaggi sulla costa.
Lo scontro tra le due grandi religioni monoteiste, infine, viene dipinto senza pregiudizi o campanilismi, pur se con un occhio di riguardo per la cultura musulmana che in questo caso rappresenta il cambiamento, il fascino di ciò che non si conosce.
Una lettura consigliata a chi apprezza il connubio tra avventura e storia d’amore.

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