Il danno
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Desiderio inconcludente
Che cosa è il danno, oltre quello subito che trasforma il danneggiato in un soggetto pericoloso con la certezza di potere sopravvivere? E perché un giorno, d’ improvviso, un uomo politico cinquantenne, distinto, accurato, competente, affidabile, un buon padre, un buon marito ed un buon figlio, dovrebbe cedere ad una passione che sente inarrestabile, inevitabile, inarrivabile, ad un uragano sensoriale di dipendenza, destinato alla tragedia, ad una sparizione da quel mondo che ci si era creato, ad una agonia di solitudine e sofferenza?
Certo, ci si potrebbe appellare all’ inevitabile, vittime di una vita privilegiata e noiosa, di una normale passività, dell’ abile arte della dissimulazione, semplicemente dell’incalcolabile potere del desiderio, o presunto tale, di un obnubilamento protratto, dell’ imprevedibilità di una passione da sempre sopita in una vita costruita sull’ apparenza.
Ed i propri affetti, il senso della famiglia, la coscienza di se’, la forza dei sentimenti, che cosa sospinge e distrugge tutto il resto in un vortice di amore e morte? E chi è Anna, una musa ispiratrice, una donna danneggiata, una vittima, un’ abile manipolatrice, colei che insegue i propri istinti abbandonandosi a flussi emozionali, un semplice oggetto del desiderio?
Nessuna risposta tra le pagine del romanzo, molteplici dubbi, quesiti inevasi, protagonisti estrapolati ed estraniati dalla realtà, svuotati di passato e presente, indotti e condotti verso un futuro inevitabilmente già scritto.
Ed allora l’idea iniziale ci parla di paesaggio interiore e geografia dell’ anima, domandandosi quale vita si sta vivendo e a chi effettivamente appartiene, chi sono i nostri figli, la proiezione dei nostri desideri o un semplice gioco d’ azzardo, a nostra volta figli assoggettati alla volontà’ di un padre burbero, ignari di quella passione che accompagna la vita e l’arte.
Anna e’ lo specchio di se’, un viaggio cosciente e programmato verso la propria ed altrui distruzione, l’ unica verità che conta davvero. Con lei non si parla di futuro e nemmeno di presente, è sospensione o solo cupa dissolvenza, ed il senso e’ racchiuso in quel mentre, in un’ unica dimensione.
Il dopo ci rammenta che si ama la vita più dell’amore più sacro, avvolti nella propria crudeltà e nel desiderio di sopravvivere e che è impossibile raggiungere la verità di una esistenza.
Nuovi matrimoni, nuove vite, nuovi amori allontaneranno dall’ accaduto ma ancora ci intrappoleranno nel problema inevaso, irrimediabilmente feriti, affranti da un dolore che lentamente si stanca e si addormenta, ma che non muore mai.
Un romanzo claustrofobico e senza sbocco, se non nella riflessione di una vita abortita e nell’ amara constatazione di una distruzione famigliare. Due opposti complementari, una donna danneggiata e perciò pericolosa, un uomo quietamente infelice, ciascuno possiede ciò che l’ altro non ha, in un duplice viaggio estremizzato di ragione ( poca ) e sentimento ( molto ), desiderio e volontà, destino e morte, una tempesta dei sensi senza possibilità di ritorno.
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"Tutto, sempre"
"Ho subìto un danno. Le persone danneggiate sono pericolose.
Sanno di poter sopravvivere."
In questa frase è concentrato tutto il senso, il dolore, la follia e lo struggimento di questo romanzo.
Chi è danneggiato lo sa, sa già che si può sopravvivere a tutto...e non ha più nessuna pietà.
Il senso di pericolo è tangibile già dalla prima pagina, la tragedia incombe come un avvoltoio sulla preda.
Lui, 50 anni e una vita fatta solo di apparenza: una bella moglie, due figli, una professione medica ben avviata, la politica, la ricchezza e il rispetto, ma nessuna vibrazione, niente che lui abbia davvero ardentemente desiderato.
Un abilissimo dissimulatore che ha vissuto fino a quel momento la vita che gli altri si aspettavano vivesse, estraneo anche a se stesso.
Se fosse morto a 50 anni tutti lo avrebbero ricordato come un buon marito, un buon padre, un buon medico...ma non è morto a 50 anni, purtroppo.
Incontra lei, 33 anni e una storia difficile, un passato irrisolto: un fratello suicida, amori sospesi, magnetismo pericoloso ed un desiderio di libertà che trascina con sé una sorta di maledizione.
Ma lei "dovrebbe" essere intoccabile, inaccessibile, vietata...è la donna di suo figlio!
Crash! Ed eccolo lì...il cortocircuito, lo scontro frontale, il deragliamento.
Quello che accadrà con questa donna non sarà esattamente una relazione, ma un qualcosa che lo consuma, che lo divora, una miscela di "lacrime e seme" che colorerà di nero le sue notti.
Possiamo chiamarla passione, fame, dipendenza fisica (e psicologica), malattia, oblio, autodistruzione...la posta in gioco è altissima e il prezzo da pagare sarà tremendo.
Ma ormai si è già oltre, il danno si è insinuato come un acido, bruciando e distruggendo tutti gli anni già vissuti, cancellando ogni traccia di lucidità.
Dall'assenza di caos al delirio.
Un'apparente rinascita che però è già morte annunciata.
La Hart ci offre una finestra sul classico "eros e thanatos", servendosi di un registro elegante e raffinato, mai eccessivo...eppure dirompente.
La perfezione estetica dell'alta borghesia inglese con i suoi rapporti freddi e cortesi va a scontrarsi con il degrado morale che può esservi in essa contenuto...così lo stile sobrio e altero della scrittura s'immerge nelle acque torbide di ciò che racconta.
È un romanzo tossico, che può risultare urticante, ma in cui vuoi scavare, sporcarti le mani per vedere cosa c'è dopo, dopo l'abisso, dopo il danno irreversibile.
(P.s.: Eh no, non ho ancora visto il film, ma se mantiene lo stesso livello del libro, sarà sicuramente bellissimo e sconvolgente.)
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Ossessione fatale
Irritante. Si, irritante é dir poco. Il romanzo della Hart, sicuramente ben scritto, ha due grossi limiti: il primo riguarda l’ambiente in cui la storia si dipana, circoscritto all’alta borghesia londinese, che sembra vivere avulsa dal contesto sociale del paese, impegnata unicamente a perseguire e conservare quel successo e quei privilegi che rendono piacevole la vita. É indubbio che esistano ancora, nell’Inghilterra di oggi famiglie che hanno un tenore di vita e interessi simili a quelli dei protagonisti, ma è abbastanza inverosimile che la loro esistenza possa procedere senza essere minimamente influenzata dai drammi sociali politici e economici che tormentano il mondo. Ci si muove dunque qui in una sorta di microcosmo di perfezione estetica, di bellezza fisica e di ricchezza, un mondo fatto di agi e belle dimore, come la casa di campagna del padre di Ingrid, in cui ancora ogni stanza ha il nome d’un fiore diverso, secondo la tradizione dei romanzi dell’ottocento. É possibile immaginare che l’autrice abbia volutamente creato uno scenario così perfetto perché risaltasse inequivocabilmente il contrasto con la perversione e il degrado morale in cui precipiterà il narratore. Più il mondo circostante é impeccabile, più si accentua il buio dell’anima. E qui si rivela l’altro grosso limite del romanzo. Non c’è dubbio che la passione possa sconvolgere la vita degli individui, portare a distruggere affetti e legami esistenti. Non c'è dubbio che il sesso svolga un ruolo fondamentale nell’esistenza umana, ma ciò che risulta irritante e perfino in certo qual modo inverosimile è come in un uomo razionale, evoluto, legato profondamente alla famiglia, possa prevalere in maniera sfrenata e brutale una passione per la donna amata dal figlio. Non che ciò non possa accadere. Tutto può succedere, sempre. Forse l’irritazione scaturisce da una certa inevitabile pruderie borghese, che tende a condizionare gli istinti più primordiali per farli rientrare nei limiti ammessi dalla morale. E tuttavia si vorrebbe che prevalessero le qualità razionali, i legami indissolubili, il principio di lealtà che danno dignità all’uomo. Se dunque lo scopo della Hart era quello di denunciare la mostruosità di un certo tipo di comportamento in un ambiente che di per sé dovrebbe essere noto per correttezza e impeccabilità, allora bisogna ammettere che vi é riuscita perfettamente. Non dimentichiamo che il personaggio intorno al quale tutta la tragedia si svolge é una donna che da adolescente era stata oggetto del desiderio incestuoso del fratello. Da qui la frase più significativa del romanzo :” Chi ha subito un danno é pericoloso. Sa di poter sopravvivere.”
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Quando "lui"(di Moravia) passa al comando
La cosa più interessante del libro è sicuramente la trama unita al fatto che una storia così torbida è raccontata con una certa eleganza senza scendere troppo in particolari scabrosi come sarebbe stato tentato di fare, magari, uno scrittore uomo. Alcune riflessioni che ci sono nel libro sono belle e interessanti. Detto questo, però, bisogna anche aggiungere che la storia oltre che interessante è irritante così come sono antipatici un po' tutti i personaggi a parte il figlio. I dialoghi sono legnosi e morti, sanno troppo di carta stampata anche se non si nota troppo perchè la legnosità del testo stempera un po' la morbosità della trama.
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Non tutte le zanzare volano
Questo e' il libro piu' pruriginoso e velenoso che mi sia capitato tra le mani nell'ultimo anno, almeno.
Probabilmente non avevo idea di quale fosse il contenuto esatto -diversamente non lo avrei comprato- eppure mi e' capitato, una sorta di inconscia deviazione alla mia consapevole linea di lettura.
Il ruolo che il caso ha avuto nel piazzare questo romanzo nella mia libreria si incastra alla perfezione nel cuore del racconto.
Il caso, l'anomalia che si innesta nel nostro percorso .
Basterebbe una deviazione insignificante ed il quieto scorrere della nostra vita non subirebbe alcun sobbalzo, eppure inciampando in quell'innesto ci accorgiamo di quanto le nostre certezze possano essere effimere.
Troppo tardi, un istante prima della consapevolezza il danno ci ha gia' colpiti, un acido deformante iniettato in vena scorre in ogni angolo del corpo per cancellare il passato, la famiglia, tua moglie, tuo figlio, tua figlia, gli anni insieme, il rispetto, la stima, l'amore, il lavoro, la casa, i sogni, le promesse... Tutto.
Eri morto prima o sei vivo ora ? Che prezzo ha il veleno assassino di un'ossessione amorosa , clandestina e senza limiti di decenza? Non eri solo un marito Roger, eri anche un padre.
Potevi scegliere di deviare il danno ? Roger,Roger,Roger, Roger... si chiama volonta'.
E volendo, puo' essere il peso piu' significativo sul piatto della bilancia.
Una storia di passione psicotica urticante, ben scritta, dal ritmo incalzante e dalla trama intrigante in cui Josephine Hart ci insidia nel danno di Roger in una escalation evolutiva: nociva, tossica, letale.
Lo ricomprerei ? No. Pero' le anomalie capitano.
Lo rileggerei ? No. Pero' le anomalie succedono.
Lo vendero' , lo scambiero' ? No. Lo tengo, del resto e' un'anomalia accettabile.
Lo consiglio ? Il vuoto.
Pero' non posso negare sia un buon romanzo, seppur ammettendo che non tutte le zanzare volano, talvolta frusciano, come il rumore delle sue pagine tra le mie dita.
IL DANNO
questo breve romanzo comincia con una riflessione del protagonista della storia, che è anche l'io parlante, sulla continua ricerca di ognuno di noi dell'agognata sensazione di sentirsi a casa, continua con un rapidissimo disegno della sua carriera e della sua famiglia e poi, inaspettatamente, termina la rifelssione con questa frase: "Ma non sono morto nel mio cinquantesimo anno. E ora poche persone, tra quelle che mi conoscono, ritengono che questa non sia stata una tragedia."
Questa frase apre le porte a una storia sconvolgente: un padre che s'innamora della donna che il figlio vuole sposare. Un uomo che finalmente a 50 anni smette di essere l'uomo che era stato per cominciare ad essere se stesso.
L'autrice senza troppi preamboli, ci catapulta nel vivo della storia, una storia piena di angoscia e segreti.
Per il protagonista maschile ho provato compassione e rabbia allo stesso tempo. Finalmente a 50 anni comincia a sentirsi vivo e per brevi momenti addirittura felice, ma tutto questo a discapito della sua famiglia e soprattutto del figlio poi però, inevitabilmente, le cose gli si ritorcono contro (e a mio avviso ben gli stà).
Anna invece, la protagonista femminile, mi ha davvero suscitato un odio profondo. Una donna imperscrutabile che dove passa distrugge e poi se ne và senza troppe spiegazioni continuando la sua vita come se niente fosse.
In certi momenti avrei davvero voluto averli davanti entrambi per riempirli di schiaffi!!
E' una storia che senza dubbio rimane impressa e fa riflettere.
A parte gli istinti violenti che ogni tanto mi suscitava, è un libro davvero consigliatissimo.
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La tentazione che ti cambia la vita
Questo libro è una tensione, un climax ascendente continuo, una sfida, un'agonia. La storia è apparentemente semplice e banale. Lui, ricco e famoso politico inglese dalla vita luccicosa & ammirato da tutti, lei donna dal passato oscuro, donna tentatrice, promessa sposa del figlio di lui. Questo libro non eccelle certo per contenuto. Allora cosa lo rende speciale? Lo rende speciale lo stile assolutamente graffiante e al contempo garbato, tramite il quale l'autrice descrive la piattezza iniziale della vita di un uomo, il lampo che la travolge e la naturale (innaturale!) pazzia che lo coinvolgerà. E' un dramma odierno, una tragedia dei giorni nostri, un peccato originale (il "danno" da lei subìto) che contaminerà anche lui, come una malattia, un germe mortale. L'amore che li lega diventa malato, ossessivo, dipendente. O forse lo diventa solo lui, proprio perchè lei è una "sopravvissuta" a un danno più grande? Meravigliose sono le descrizioni del narratore/protagonista che fa riflessione dentro di sè (narratore onniscente esterno) e su quanto gli è accaduto. Anche le descrizioni del mobilio, dei rapporti "freddi" con i familiari e le persone della sua vita quotidiana, in contrapposizione con le descrizioni "annaspanti" del desiderio, della brama che prende il protagonista verso la donna che lo strega. Come ho detto, lo stile è graffiante. Le frasi sono minime e per questo creano un effetto pathos (climax come detto all'inizio) che fa annaspare anche il lettore insieme al narratore/protagonista.
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Una come tante
Letto, riletto,dimenticato, ripescato dopo il film. Sofferto e sentito sulla pelle come un morso.
Che dire? Josephine ha dalla sua una profonda conoscenza dell'animo umano e sa toccarne le intime corde fino a farle tremare.
E non tanto perchè ciò che accade nel libro è solo "del libro"; non tanto perchè il filo del destino ha tramato il suo ordito intorno a cinque personaggi in cerca di quiete e d'amore.
Ma perchè è strano trovarsi dentro, in mezzo, coinvolto, dentro alle parole e sentirsi talmente vicina da sentire, quasi, la voce dei personaggi, le oscenità sussurrate, le perversioni da cogliere come primizie sessuali e tutto il dolore dell'ovvio e dell'incantesimo spezzato.
E' una tragedia; nel senso greco . Non c'è un lieto fine. Si soffre, forse, sin dall'inizio, e l'oscura porta del desiderio si spalanca d'improvviso, come un mostro indicibile e malvagio, che trascina dietro di sè coscienza,raziocinio,volontà,lucidità...
Sacrifica all'altare dell'amplesso famiglia ed unità e porta con sè il sapore amaro della sconfitta. Ma in fondo, chiunque vorrebbe essere amato, anche solo per una notte, col quel tipo desiderio, molto al di là del desiderio sessuale che si nutre solo di corpo senza anima; quel tipo di desiderio inestinguibile si perpetua, minuto dopo minuto e rende regine anche le Cenerentole senza fate madrine.
Quel tipo di desiderio tace, è vuoto di parole, ma si arricchisce di sguardi, di profumi, di bocche che colgono parole silenti che conducono un gioco senza uguali.
E' una tragedia vera, mi ripeto: una tragedia che lascia scoperto il cuore e mette a nudo la verità del desiderio e della passione rubata, nel più osceno dei modi. Senza rispetto, senza dignità. Tutto il contrario dell'amore. Solo la morte può lavare l'onta del proprio tradimento, la morte e l'esilio.
E arriva dunque,imprevedibile e subdola, questa oscura signora che da sempre corteggia l'amore: ti prende e ti porta via da sotto al naso l'unica ragione per cui rischi ancora e ancora ti va di farlo.
E ti lascia, infine, senza nient'altro che il peso della tua passione, consumata con una donna "per nulla diversa da tutte le altre".
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Profondo e destabilizzante
Una storia che scava negli abissi dell'animo umano insoddisfatto e consapevolmente pronto a lanciarsi in un baratro senza possibilità di riscatto. Un libro superbo che riesce a far vacillare le certezze del lettore il quale sa quanto fragili e insieme potenti e pericolosi possano essere i sentimenti. Molti la considerano una passionale storia d'amour fou, è, invece, un rapporto di dipendenza, di follia, di passione estrema ma, soprattutto di consapevole, voluta devastazione fisica e morale. Lei, la subdola protagonista femminile, ha subito un danno devastante al quale è sopravvissuta per moltiplicare ed estendere il guasto che porta dentro. Trova terreno fertile nel vuoto di passioni di un uomo, marito, padre, politico di successo la cui vita scorre su una superficie levigata. Nasce un dominio psicologico e sessuale che esclude la ratio, l'autocritica ad una vita borghese plastificata, la perversione alla quale, nonostante gli evidenti possibili tragici risvolti, soccombe volontariamente perchè la portatrice del danno è la futura sposa del figlio. La disintegrazione di ogni singolo membro della famiglia è annunciata e tuttavia deve compiersi, non esiste altra strada. E' uno di quei libri che non si dimenticano, una storia psicoanalitica che sconvolge perchè entra in collisione con le singole oscure strutture mentali e psicologiche. Una scrittura quasi teatrale suddivisa in piccoli capitoli che aumentano la suspence e sui quali il sipario è intensamente lugubre come certi aspetti dell'animo. Louis Malle ne ha tratto il film con un talentuosissimo Jeremy Irons.