Il corpo di Jonah Boyd
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Verità cangiante
Il “ Corpo di Jonah Boyd “ ( 2004 ) e’ un romanzo di David Leavitt ( 1961 ), giovane autore elogiato da critica e pubblico all’ inizio degli anni ‘80 grazie ai racconti “ Ballo di famiglia “ e ai primi romanzi classificati in un filone post-minimalista che vede la disgregazione dei valori della famiglia tradizionale all’ interno di una “ Generazione perduta “ nello smarrimento e inconcludenza della edonistica america reaganiana.
La sua opera fa riferimento, agli esordi, a temi forti riguardanti malattia, cancro, aids e più specificamente di identità individuale quale l’ accettazione ed il riconoscimento della propria omosessualità.
Due decenni dopo l’ autore pubblicherà lavori con una definizione più romanzata, tempi e temi saranno cambiati.
Questo romanzo espone intrighi personali e famigliari all’ interno di un mondo accademico piuttosto vago ed autoreferenziale, rifugiatosi nel mantenimento di privilegi acquisiti, scoperchiando un ambito famigliare nebuloso, artificioso, dissolto in un thriller psicologico che prende forma dopo la misteriosa morte dello scrittore Jonah Boyd in seguito allo smarrimento dei manoscritti del suo futuro romanzo.
La voce narrante e’ quella di Judith Denham, segretaria dello psicologo e professore universitario Ernest Wright, una donna amorale che per anni si è’ barcamenata in una serie di ruoli apparentemente incompatibili, segretaria efficiente, amante disponibile, migliore amica della moglie. Judith, enigmatica e perspicace, ha vissuto all’ interno della famiglia assecondandone stranezze e peculiarita’, immischiata in una lotta intestina per il mantenimento e la riacquisizione della dimora di Florizona Avenue, la casa di famiglia, soggetta ad un passaggio di proprietà secondo un discutibile diritto di successione universitaria .
I Wright sembrano mantenere una parvenza di unione domestica per assecondare la mondanità di ricevimenti a forte tasso alcolico ma sono unità distinte, in tutt’altro affaccendate, inseguendo gratificazione personale ( Nancy ) o con fobie alimentari ingiustificate ( Ben ), di sicuro i figli ignorano la storia famigliare.
Il romanzo si divide in due parti, una introduttiva e propriamente relazionale, con riferimento alla festa del Ringraziamento del 1969, quando nella dimora della famiglia Wright saranno ospitati il romanziere Jonah Boyd e la moglie Anna, ed una più intima e strettamente narrativa, inseguendo per trent’ anni il mistero della scomparsa dello stesso Boyd ed il destino di casa Wright.
La sua morte e la dimora di Florizona Avenue diverranno l’ epicentro del racconto, a contorno un universo relazionale descritto mirabilmente e composto da tante unità collegate e distinte.
Un incidente, la scomparsa e l’ appropriazione di un manoscritto, un romanzo verità, la fama letteraria, la misteriosa ricompera di una casa che ricrei la propria infanzia, un amore tradito, una congiura, un accordo sottaciuto, verità e menzogna in attesa di un finale a sorpresa.
Resta la capacità di immergersi e raccontare un sistema complesso, la definizione e vivacità intellettiva di alcuni personaggi, la sottile e sarcastica illustrazione di un microcosmo di intrighi famigliari perversamente normalizzato, la versione personale di una verità cangiante.
La trama, invece, si presenta piuttosto debole, fiacca, scarna, scontata, ed il mistero non propriamente tale per un Leavitt che in questo romanzo ( ma anche nel successivo “ Il matematico indiano “ ) non risplende e pare avere esaurito verve e peculiarità degli esordi.