Narrativa straniera Romanzi Il clan dei Mahé
 

Il clan dei Mahé Il clan dei Mahé

Il clan dei Mahé

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Perché mai il dottor Mahé continuasse a trascinare l’intera famiglia a Porquerolles nessuno riusciva a capirlo. Sin dalla prima volta che ci avevano messo piede sua moglie si era lamentata del caldo, delle zanzare e della cucina meridionale che le rovinava lo stomaco. E lui stesso si era sentito fuori posto in quell’isola dove tutto gli era ostile, dal cielo di un azzurro troppo intenso agli abitanti, ai pesci che non era capace di prendere. Eppure, in quel «caos indicibile», che come il fondo marino gli causava una sorta di vertigine, aveva scelto di tornare una seconda volta. E poi una terza. Forse perché era ossessionato da un’immagine: quella di una ragazzina vestita di rosso, alla quale non aveva mai rivolto la parola, che «non era una donna, e neppure un corpo», ma «la negazione di tutto quello che era stata la sua vita» – il paesino della Vandea in cui tanti, troppi, portavano il suo stesso cognome, la casa di pietra grigia con le siepi di bosso tagliate in modo maniacale, la madre che gli preparava ancora la biancheria pulita e che gli aveva scelto persino la moglie... E forse perché sapeva che Porquerolles sarebbe stata il suo destino, un destino a cui, al pari di molti degli eroi simenoniani, anche lui non poteva che andare incontro con allucinata e implacabile determinazione.



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Il clan dei Mahé 2018-01-03 05:05:03 siti
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siti Opinione inserita da siti    03 Gennaio, 2018
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La vita in espadrillas

Porquerolles è l’isola nella quale viene ambientato gran parte di questo intenso e , come al solito, amaro e struggente romanzo. È un non luogo, o meglio il luogo delle vacanze, quello dove le relazioni sono tutte da costruire, gli abitanti da studiare nella loro quotidianità, l’essere un turista di passaggio un affare dalla grande delicatezza. È un ambiente prevalentemente marino preso d’assalto da vacanzieri non sempre attenti, circondato da essenziali abitazioni e dove si respira la capacità di accogliere e di integrare. È insomma un delicato ecosistema dalla fauna variegata che si agita nei placidi e suggestivi fondali. È un luogo scomodo inoltre , fuori mano, estremo sud francese, ci si va una volta e basta. Non può pretendere l’ancor giovane dottor Mahè di trascinarvi oltre la sua famiglia, tantomeno per ben cinque anni. Cosa lo spinge verso quei fondali? Cosa va a cercare? Qual è il malessere che lo anima facendogli alimentare una atroce, inutile, fallimentare ossessione?
Quanta della sua inquietudine ha sfiorato lo stesso Simenon quando anch’egli vi dimorava per lunghi periodi, osservando, cogliendo i particolari del vivere quotidiano, in quel luogo che, per estensione, rappresenta la seconda isola più grande della Francia dopo la Corsica, persa lì , a sud di Tolone.
L’ambientazione è dunque la protagonista di questo scritto, fagocita il lettore e il dottore che, come tanti altri personaggi del belga, si specializza nell’evasione, nella fuga dalla propria famiglia, dal luogo natio, dalle certezze per, in sostanza, rigettare la propria identità, spesso artificiosa, precostituita e falsata da pressioni, oppressioni, incapacità di vivere o ancora prima di dare giusta lettura alla propria esistenza.
Suggestivo e malinconico, lo consiglio.

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