Il circo della notte
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Opinioni inserite: 6
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Incredulità perfettamente sospesa
Se è cosa nota che un libro non va giudicata dalla copertina, questa regola dovrebbe valere anche per la sinossi. Ma allora su quale base va scelto un romanzo?
Personalmente do molto credito alle opinioni di altri lettori, specie se in linea di massima affini alle mie. E sono state proprio (o meglio, solo) le recensioni positive ad attirarmi verso “Il circo della notte”, perché se mi fossi limitata alla trama proposta dalla Rizzoli, di certo non avrei mai acquistato questo romanzo.
Ora, non intendo inimicarmi un’altra casa editrice, ma resta il fatto che la sinossi scelta, seppur corretta, non esplica a sufficienza il contenuto al lettore, e così facendo lo allontana dall’acquistare un libro davvero unico.
La trama è composta da più filoni che, almeno nella prima parte del romanzo, sembra scollegati per poi confluire in una sola storyline grazie al Cirque des Rêves.
La storia principale si focalizza su Celia e Marco, e in special modo sulla sfida a cui li hanno vincolati i loro maestri, Alexander e Prospero; costoro praticano due tipi molti diversi di magia -il primo crede che chiunque la possa apprendere se si applica a dovere nello studio, mentre il secondo è convinto sia un’abilità innata ed ereditaria- e da tempo immemore si impegnano a preparare degli allievi da far scontrare per decretare quale sia il metodo migliore. Con tali premesse, quando a Prospero viene affidata la figlioletta, subito convoca l’antico avversario per dare il via ad una nuova sfida.
La seconda storia è incentrata su Bailey, un giovane pieno di dubbi sul proprio futuro che si sente inspiegabilmente attratto dal Cirque des Rêves. Questa storyline è inizialmente in ombra rispetto alla principale, ma con il proseguo del romanzo acquista sempre maggiore importanza: sembra quasi che le storie dei due sfidanti e di Bailey si rincorrono in un continuo crescendo, fino a convergere nello stesso tempo e luogo.
Infine alcuni capitoli pongono come protagonista lo stesso lettore, permettendogli di visitare i vari tendoni del Cirque des Rêves, e dietro questa storia si cela abilmente un narratore del tutto inaspettato.
In generale, tutti i personaggi risultano interessanti e ben sfaccettati, e l’ottimo lavoro nella caratterizzazione si può notare soprattutto con i personaggi secondari. L’unico difetto (del tutto soggettivo) lo si riscontra quando Celia e Marco si innamorano e diventano una coppia, seppur molto problematica, perché questa parte si svolge in modo un po’ frettoloso e pare quasi che l’autrice abbia scordato di descrivere alcune scene; ironicamente ho apprezzato molto di più le altre coppie, seppur messe in secondo piano.
A rendere particolare la narrazione è il circo, che viene inteso come un’entità a sé, quasi come fosse esso stesso uno dei personaggi o meglio il risultato della somma di tutti coloro che vi si esibiscono, lo visitano e gli danno vita. Questo è reso possibile dalla straordinaria fantasia grazie alla quale la Morgenstern riesce ad ideare un’infinità di incredibili attrazioni.
Gli altri elementi più significativi sono certamente gli inattesi colpi di scena, che caratterizzano soprattutto la seconda metà del romanzo; la continua tensione che grava sulla sfida tra Celia e Marco, capace di mantenere anche il lettore in uno stato d’ansia; la particolare importanza data ai colori, sempre scelti con l’intenzione di dare un determinato messaggio.
I capitoli sono strutturati in modo da focalizzarsi su un solo POV, ma al contempo una stessa scena può essere descritta più volte da diversi POV, così da fornire nuovi elementi sulla vicenda.
Infine, per una persona riflessiva e concreta come me, è molto raro imbattersi in un romanzo capace di intrigare al punto di far scordare eventuali domande su dettagli lasciati volutamente sospesi o senza spiegazione. Il maggior pregio de “Il circo della notte” è proprio fornire date e luoghi precisi, eppure incantare il lettore con l’idea che tutto si svolta in un altro mondo: il mondo dei sogni.
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458 pagine di sogno ad occhi aperti
Dire che Erin Morgenstern ha un bello stile è riduttivo. Non è un'autrice, è una poetessa che si è cimentata nel mondo della prosa. Sa descrivere tutto in modo da farlo sembrare un sogno, rende il lettore (così come gli spettatori del circo) partecipe di ciò che accade tra i tendoni.
Il circo, secondo gli scopi dell'autrice, doveva essere circondato da un alone onirico e al tempo stesso di mistero, ed è stato l'effetto ottenuto. Molta cura nei personaggi, soprattutto quelli secondari. Mi è piaciuto anche il fatto che non vi fosse solamente una trama principale, ma anche qualche subtrama: Bailey, il ragazzino che vuole fuggire dalla sua vita, l'amore non corrisposto di Isobel... e tanto altro.
Forse però le trame secondarie hanno ricevuto uno spazio un po' troppo abbondante, in quando della storia d'amore tra Marco e Celia, alla fine, non si parla granché. Il romanticismo incomincia da più di metà libro, e si protrae a spezzoni. Non mi ha coinvolta più di tanto, ma fortunatamente gli altri elementi del romanzo erano impeccabili e ciò mi ha reso la lettura piacevolissima.
Ci si affeziona ai personaggi, io per esempio mi sono innamorata dei due gemellini. E, infine, secondo me è un libro che, nonostante non sia certo un capolavoro come Harry Potter (il libro è stato paragonato alla saga molte volte) merita davvero e non si dimentica.
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Il circo arriva inaspettato...
Trovo che sia un romanzo piuttosto difficile da recensire, sia considerando gli aspetti positivi che quelli negativi.
-Avverto che possono seguire sopiler-
Parliamo prima di quelli positivi. Intanto il circo, che poi, come è già stato detto, è lui il vero protagonista di questo libro. Il circo, da quando ho capito che di un "vero circo" non si trattava, mi ha subito incantata. In questo circo lo spattatore non è passivo ma piuttosto si trova coinvolto nella sua magia; è come vagare in un theme park, ci sono centinaia di tendoni e tu entri in quelli che vuoi, tutti sono speciali. Ma ci sono anche piccoli spettacoli all'aperto e carretti nei quali si possono comprare gustose leccornie. Ammetto di aver desiderato più volte di visitare un circo del genere, scommetto che non ne vorrei più uscire, anche perchè è stato descritto molto bene. Da subito mi sono piaciuti anche i personaggi e soprattutto i protagonisti, Celia e Marco, ma, solo in seguito (più di metà libro) ho capito che, se qualcuno mi avesse chiesto di descrivere il carattere di questi ultimi, io non ci sarei mai riuscita; è come se fossero avvolti nel mistero. La loro storia d'amore è molto bella e soprattutto forte, ma è "piccola", insomma, il loro amore sboccia a più di metà libro e quindi non ha avuto lo spazio che magari avrei voluto avesse.
Verso la fine soprattutto ho trovato il libro un po' troppo confusionario, ho cominciato a confondermi un po' e non credo di aver capito appieno come alla fine si siano ridotti Celia e Marco. Insomma, secondo me l'autrice voleva avvolgere il suo libro in un alone di mistero ma, essendo un libro autoconclusivo, non ha compreso che certi misteri dovevano essere spiegati bene (e sottolineo bene) al lettore prima che questo chiuda il romanzo. Peccato, ci sono molte cose che mi hanno intrigata ma che avrei voluto capire meglio.
Ah, dimenticavo, la gara! Bè, ero piuttosto eccitata all'idea di leggere dopo un po' di tempo un libro che parlasse di maghi e magie, ma in questo fronte sono rimasta leggermente delusa. Non è una vera gara nel quale uno scaglia fatture contro l'altro, la sfida consiste nel dimostrarsi a vicenda la propria bravura nel creare illusioni e, alla fine (non chiedetemi come) uno dei due sfidanti deve morie. Non è minimamente paragonabile ad Harry Potter.
Come al solito non ci sono i mezzi voti perchè sarebbe un 3.5.
Un libro che consiglio, ma che può piacere come può benissimo non piacere, il confine, in questo caso, è molto sottile.
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Tristezza
Leggendo questo libro, continuavo ad avere in testa il tema dell'anatra, suonato dall'oboe, della fiaba musicale "Pierino e il lupo" di Sergeij Prokofiev. Chi l'ha ascoltato sa cosa ho provato.
La storia e le vicende narrate in esso non mi hanno coinvolta nè conquistata: le ho trovate tristi e immobili, totalmente immerse in un'atmosfera statica e vuota che sfocia in un insieme di noia e lentezza.
I personaggi non consentono al lettore di affezionarsi ad essi, perchè sembrano burattini inespressivi e senza personalità, manovrati forzatamente da uno stanco burattinaio.
E poi dove sarebbe la cosiddetta storia d'amore dei due protagonisti (apparsi a malapena in poche pagine) di cui si parla tanto nella quarta di copertina? Io non l'ho vista.
Il vero protagonista del libro è il circo, e infatti gran parte della vicenda narra le storie dei suoi acrobati, componenti e frequentatori in maniera molto alterna e confusionaria, come se l'autrice fosse stata indecisa di quale personaggio parlare per prima e avesse buttato parole a casaccio.
E tutta la magia che tanto si esaltava, alla fine si è rivelata un nulla di fatto. Una cosa altamente sciatta e banale.
Ma il fatto che più mi ha intristito è stato il paragone tra "Il circo della notte" e le due celeberrime saghe di Harry Potter e Twilight quando di questi ultimi due non c'è proprio niente nel suddetto libro. Un chiaro fine commerciale, senza dubbio.
Per farla breve: questo libro non mi ha lasciato un bel niente e lo reputo da dimenticare.
Non lo consiglio nemmeno agli appassionati del genere, perchè secondo me c'è di meglio.
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stordita e annoiata
Onestamente,ho trovato questo libro ,molto noioso e sconnesso,non ha nulla a che vedere con hard poter!!!
niente a che vedere neanche con la magia del circo,solo una piccola storia,se si può chiamare d'amore?mah!l ho davvero letto con fatica,e non riuscivo a capire questa famosa "sfida" a cosa si riferisse,ma non l ho capirò neanche adesso che ho finito il libro.Per me un libro deve essere chiaro e deciso nel carattere,cosa che questo non è stato
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Onirico
Sicuramente una lettura molto particolare e originale ma non riesco a paragonarlo alla magia di Harry Potter. Un romanzo per adulti (e non solo) autoconcluisivo (cosa rara negli ultimi tempi).
Tutto ha inizio nel 1873, Marco e Celia sono due bambini quando vengono vincolati e preparati ad un duello tra maghi, le regole sono un mistero e chi può parlare evita di farlo perché tra i due contendenti non deve esserci alcuna interferenza (ignorano perfino le rispettive identità).
La prima parte vede la preparazione dei due contendenti poi si passa al terreno di gioco, infatti, a fare da sfondo alla sfida c'è un circo molto particolare creato per l'occasione, aperto solo di notte con attrazioni tra magia e meccanica.
La storia d'amore tra i due ragazzi non mi ha entusiasmato troppo perché purtroppo non ha molto spazio, infatti, l'autrice ha preferito lasciare che sia il circo con la sua onirica atmosfera ad essere il vero protagonista. Inoltre, anche la caratterizzazione ne ha risentito un po'.
I punti di vista sono molteplici e ci sono continui sbalzi temporali, tutto questo all'inizio potrebbe portare il lettore a sentirsi spaesato ma con il procedere della lettura le cose diventano più fluide.
Originalità nell'ambientazione, stile di scrittura ricercato e dettagliato ma senza appesantire, ritmo tranquillo (non c'è tensione) per tutto il romanzo e per finire grande capacità dell'autrice di creare scene relative al circo così realistiche da dare l'impressione al lettore di essere proprio lì.