Il centenario che voleva salvare il mondo
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Un centenario alle prese con i potenti della Terra
Jonas Jonasson, l’autore svedese di questa nuova originale avventura del suo personaggio preferito, il centunenne Alan Karlsson, non è certo un tipo comune: nato nel 1961, dopo un esaurimento nervoso si trasferisce in Canton Ticino, esordisce e vince subito con “ Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve” (è in corso la sceneggiatura per un film), , torna in Svezia dove vive l’esperienza di un burrascoso divorzio dalla moglie indonesiana, viaggia e s’innamora delle atmosfere lacuali (adora Lugano, i laghi di Como e Maggiore), pubblica infine quest’ultima avventura del suo prediletto protagonista, “Il centenario che voleva salvare il mondo” (2019), arzillo e incosciente vecchietto, bizzarro e incosciente, forse un suo alter ego in cui l’autore riversa tutta la sua fantasia e le sue speranze. Questa volta Alan Karlsson, accompagnato dal socio Julius Jonsson, coltivatore di asparagi di quarant’anni più giovane, si ritrova in Indonesia, a Bali, con un sacco di soldi: i due se la spassano, ma i soldi stanno per finire tanto da costringerli ad una precipitosa fuga a bordo di una mongolfiera. Inizia una serie di avventure in giro per il mondo, che hanno dell’incredibile ma che non agitano più di tanto i due arzilli protagonisti: si salvano dall’ammaraggio della mongolfiera nell’Oceano Indiano, salvati da una nave della Corea del Nord, conoscono il Leader Supremo Kim Jong-un, trafugano urano radioattivo, fuggono con falsi passaporti diplomatici, incontrano Trump alle Nazioni Unite, ci giocano a golf e vengono cacciati dopo insulti reciproci, consegnano la valigetta con l’uranio all’ambasciatore tedesco all’ONU, tornano in Svezia dove diventano soci in affari con una certa Sabine titolare di un ufficio di pompe funebri, si salvano da un attentato terroristico di nostalgici nazisti, fuggono prima in Danimarca e poi in Africa, dove Sabine vuole apprendere riti magici da una specie di santone chiaroveggente per aprire una nuova attività. Qui infine Allan riesce a mettere le mani su un importante carico di uranio, che farà in modo di consegnare alla cancelliera Merkel, mentre Julius corona il suo sogno di coltivare una rara varietà di asparagi. Ovviamente questo non è che il sunto di una serie particolareggiata di eventi che riempiono più di cinquecento pagine, suddivise in capitoli intitolati alle Nazioni in cui si svolgono le gesta dei due eccentrici personaggi. Personaggi più di fantasia che reali, ma che ci fanno capire che il mondo in fin dei conti è un colossale condominio abitato da personaggi stravaganti da non prendere assolutamente sul serio: i due infatti se la cavano quasi sempre con soluzioni semplici e di buon senso, rispondendo con battute ironiche ai potenti della Terra, che blaterano frasi insulse senza risolvere nulla. E l’autore li introduce questi potenti nel racconto, azzeccandone i ritratti e demitizzandoli. Leggiamo così di un Trump pasticcione e lunatico, incapace di decisioni sagge e lungimiranti, di un Putin che intrallazza con un compare per seminare zizzania negli altri Paesi europei allo scopo di trarne vantaggi (c’è anche una frecciata all’Italia: quando il socio di intrighi chiede a Putin che fare dell’Italia, la risposta è di non fare nulla, tanto è noto ormai che il nostro Paese ci pensa già da solo a farsi del male !), di un Leader della Corea del Nord isterico e vendicativo: si salva solo la cancelliera tedesca Merkel, donna saggia e responsabile, degna della massima fiducia, alla quale infatti Allan e Julius consegnano il prezioso e pericoloso carico. Nel complesso il romanzo è divertente, anche se a volte si fa fatica a seguire i personaggi nei loro continui spostamenti, soprattutto in Africa, dove il ritmo narrativo diventa più lento e dispersivo. Lo stile è semplice, gli eventi sono narrati senza fronzoli, con poche divagazioni, i colloqui brillano soprattutto per le esilaranti battute del centenario, che non arretra di fronte alle difficoltà ed ha una risposta pronta e disarmante per tutti. Attendiamo con curiosità la probabile versione cinematografica anche di questo romanzo.
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Un centenario fuori dagli schemi
Dopo “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve” Jonas Jonasson, giornalista, consulente media e produttore televisivo svedese, torna in libreria con un romanzo beffardo, irriverente e caratterizzato da protagonisti pronti a lanciarsi nelle sfide più improbabili e assurde.
Per Allan Karlsson e il suo fedele alleato Julius, impavido vecchietto amico di lunga data e una opinabilissima chiaroveggente, non doveva trattarsi d’altro che di un semplice festeggiamento di un avvenimento tanto unico quanto raro: il centunesimo compleanno di Allan. Peccato però che, al largo di Bali, sia necessario un ammaraggio d’emergenza che li porterà ad essere salvati da una nave nordcoreana, che clandestinamente trasporta uranio, e a essere destinatari di un’accusa niente meno che di spionaggio. Come scamparla se non spacciandosi per un esperto di tecnologia nucleare, pensa Karlsson? Ma tra la beffa e la realtà il passo è breve e il gruppo si ritrova coinvolto in una vertiginosa crisi diplomatica che si dipana tra Manhattan, la savana africana e niente meno che l’Europa e che vede quali protagonisti i politici mondiali di maggior risonanza. Il tutto sino a giungere ad un finale assolutamente inverosimile e nel pieno stile dell’eclettico scrittore scandinavo.
Il testo è strutturato in capitoli che si aprono con un titolo che raffigura la parte di mondo in cui la cricca di avventurieri viene a trovarsi, lo stile narrativo, invece, è serrato e ricorda a tratti l’impostazione congeniale di Douglas Adams e della sua “Guida galattica per gli autostoppisti”. Le vicende sono canzonatorie e ironiche, oscillano tra verità e finzione, menzogna e derisione e ci raccontano quella sorta di guerra fredda dei tempi dei social network dove i soldati non imbracciano armi quanto click e mouse. Da qui la vera morale e la vera ambizione dello scrittore: mostrarci come l’opinione pubblica, la mente, l’informazione possa essere manipolata agitando le masse, confondendo le notizie e mescolando le acque, facendo leva sulla disinformazione generale e talvolta anche sull’ignoranza.
In conclusione, un romanzo dai caratteri burlesquiani, attuale e moderno che ha il pregio di saper far divertire e al contempo riflettere. A tratti confusionario e non di facile lettura perché ai limiti dell’eccessivo e dell’astruso tollerabile, ma buoni gli intenti e il proposito.
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