Il cassetto delle parole nuove
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Monica Cantieni, nata nel 1965 a Thalwil, nei pressi di Zurigo, lavora per la Radiotelevisione svizzera. Vive tra Wettingen e Vienna. Il cassetto delle parole nuove è stato finalista allo Swiss Book Award 2011.
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TORNATE BAMBINI PER LEGGERLO!
Chiudete gli occhi…. Ritornate indietro nel tempo, ancora, ancora un pochino…. Ecco! Per leggere questo libro dovete per forza tornare alla vostra infanzia, all’età di 9-10anni circa, eh sì! Altrimenti non capirete molto.
La voce narrante è quella di una bambina che ha vissuto l’infanzia in orfanotrofio, la bimba non vede molto bene ed ha un lessico ristretto, non le sembra vero di avere finalmente due genitori.
“Mio padre mi ha comprato dal Comune per trecentosessantacinque franchi….. Nei genitori l’organo più importante è la pazienza”.
Il mondo viene raccontato come lo vede la bimba ( già perché per quanto abbia cercato e riletto la bambina non ha un nome. Non credo dimenticanza dell’autrice , ma cosa voluta, per rendere la bambina non perfettamente reale e messa a fuoco, ma una sorta di personaggio bislacco, tipo quelli interpretati dal bravissimo Johnny Depp).
I genitori vivono nella periferia di una grande città del Nord Europa, in un palazzo nel quale abitano molte persone di etnie e culture diverse.
Inizialmente i genitori fanno di tutto per arricchire il vocabolario e la sete di conoscenza della bambina, facendo lunghi giri in auto e mostrandole il “mondo” dando un nome per ciascuna cosa, ciascun sentimento o concetto astratto. Le parole vengono scritte e conservate in svariate scatole.
“FORTUNA. Appartiene alla scatola di fiammiferi IMPROBABILITA’/SPERANZA”
La bambina in realtà, nel suo cuore è molto più adulta degli adulti, riesce a capire chi le sta intorno e a gioire anche di quel poco che magari i "grandi" ,riescono a darle. I rapporti forti della sua nuova realtà li instaura con il papà, ma ancor di più con il nonno Tat, anziano che vive in solitudine, senza gli arti inferiori, con iniziali segni di demenza, ma che ascolta e ama la bambina moltissimo.
Bisogna abituarsi a questo tipo di narrazione, perché come tutti i bambini, non è possibile che ci sia logica e scorrevolezza negli eventi così come ce li immaginiamo noi, magari l’attenzione viene reclamata da un particolare comportamento, oggetto o parola che noi adulti non abbiamo minimamente considerato…
Se leggete con queste piccole accortezze la storia, potete trovare piccole perle. Tristezze, realtà di prepotenza e razzismo, delicatezza e gentilezza che non immaginiamo nemmeno.
Provate ad entrare nel mondo di una piccola bambina “figlia di enne enne” (la presa in giro dei compagni di classe..) , magari riuscirà a stupirvi, sicuramente ad intenerirvi.
Bisogna dare atto all’autrice di aver scritto un libro originale, con uno stile tutto particolare, che ha indubbiamente incuriosito la critica… Ammetto anche la mia difficoltà iniziale ad entrare nella storia, la sensazione comunque lasciata alla fine del libro non è negativa, se mai di malinconica tenerezza...si potrebbe provare, con la supervisione di un adulto, a leggere questo libro con bambini di quinta primaria o prima secondaria e vedere cosa possono trarre i bambini da questo romanzo (che ne dici Pia??).
Indicazioni utili
Che confusione! Sarà perchè ti leggo...
Signori e signore, lettori e lettrici, sono (non) lieta di annunciarvi che, dopo diciotto anni di esistenza e di letture, per la prima volta in tutta la mia vita, mi è capitato fra le mani un libro di cui non ho capito un emerito cavolo!
E, badate bene, non è un complicato saggio, un thriller intricato o una serie di love stories in stile “Beautiful” che si intrecciano senza sosta tra loro, ma è nientemeno che un libretto di appena duecento pagine, scritto a caratteri sufficientemente grandi, con una trama apparentemente rivolta a qualsiasi tipo di pubblico… E io non ci ho capito assolutamente nulla di nulla!
Ma andiamo con ordine (per quanto sia possibile fare mente locale con questo disastro letterario): prima di tutto “Il cassetto delle parole nuove” non ha un briciolo di trama e non lo dico tanto per dire: Non. Ha. Una. Singola. Misera. Infima. Minuscola. Infinitesima. Trama. Nemmeno un po’.
L’insieme è costituito da eventi molto eterogenei fra loro, che non hanno nessun senso, nessuna possibilità di essere compresi e sono spiegati in maniera talmente approssimativa e impalpabile da impedire qualsiasi tentativo di immaginazione e immedesimazione: funerali, gite nell’orto e nei boschi, pranzi, giri allo zoo, questioni filosofiche sulla politica e l’esistenza umana sono piazzati completamente a casaccio, senza portare da nessuna parte, senza nessun filo logico, come un disordinatissimo collage fatto da un bambino di due anni. Conseguenze di tale “scelta stilistica” (se così si può definire)? Una confusione completa, giramenti di testa, aggrovigliamenti di cervello, noia, sonno, sbadigli, oltre a una vita intera per poterlo terminare.
E non considero valida la scusa della bimba protagonista che conosce poche parole, fa fatica a parlare e a connettere eventi e oggetti: un minimo di senso logico a livello di intreccio ci deve pur essere! Ed è un peccato, perché con un tema così delicato poteva nascere una storia davvero carina.
L’altra cosa totalmente impalpabile e inconsistente sono i personaggi: non hanno personalità, esprimono pensieri che non c’entrano nulla con il contesto momentaneo in cui sono inseriti, sputano perle di saggezza fingendosi colti in momenti in cui non dovrebbero farlo, risultando quindi fuori luogo. Oltretutto sono tanti quanto sono inutili, talmente trasparenti che mi dimenticavo immediatamente di loro e quando riapparivano dovevo tornare indietro di qualche pagina per capire chi fossero (per quanta identità avessero) o fermarmi un attimo a pensare per capire cosa stessi leggendo e chi riguardasse.
Quindi, cari lettori e non, evitate assolutamente questo romanzo, non leggetelo per niente al mondo!
Già un sacco di gente soffre di mal di testa e “Il cassetto delle parole nuove” è particolarmente sconsigliato a costoro per evitare che il loro malanno aumenti maggiormente.
Mi spiace solo di aver buttato attimi preziosi della mia vita a leggerlo… Credo che lo dimenticherò in fretta e altrettanto rapidamente lo infilo nella mia Top Ten dei peggiori libri mai letti.
Ed è un peccato che non esista “zero” come voto: glielo avrei dato senza alcuna esitazione.
E poi dicono che questo libro è stato esaltato dalla critica? Mi piacerebbe proprio incontrare questi critici...