Narrativa straniera Romanzi Il caso Eduard Einstein
 

Il caso Eduard Einstein Il caso Eduard Einstein

Il caso Eduard Einstein

Letteratura straniera

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A parlare è Eduard, il figlio dolcissimo, intelligente e – tragicamente – pazzo di Albert Einstein. Amato teneramente eppure abbandonato in un manicomio, è l'unico problema che suo padre non sia riuscito a risolvere. Eduard ha vent'anni, ha la vivacità del padre, per il quale nutre un'ironica venerazione, e la consapevolezza di dover fare i conti con una mente troppo grande. Lo pensa, si interroga, si perde nei meandri della propria pazzia, vive fuori dal mondo. Unica figura famigliare a restargli accanto, fino alla fine, è sua madre, che lascia tutto per dedicare l'esistenza a quel ragazzo sfortunato. Padre, madre, figlio: tre voci, tre fili che si intersecano sullo sfondo del Novecento per tessere il lato oscuro nell'epopea di un gigante.



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Il caso Eduard Einstein 2014-10-10 14:58:48 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    10 Ottobre, 2014
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Anime sole

Particolare e ben congegnato il romanzo del francese Seksik, dedicato alla famiglia Einstein.
L'autore utilizza le voci di Albert, della prima moglie Mileva e del figlio Eduard, per ricostruire uno spaccato familiare vibrante e doloroso.
Le tre voci si alternano dando vita ad una narrazione fluida ed omogenea che mostra da diversi punti di vista, legami, vuoti, dolori, incongruenze, delusioni di una famiglia dal cognome altisonante.
Sullo sfondo di un periodo storico denso di eventi, si muovono i membri della famiglia Einstein; una coppia di coniugi alla deriva, due figli da crescere di cui il minore affetto da una grave patologia psichiatrica, una madre dedita fino allo stremo alla cura del figlio più debole, un padre che prosegue la propria carriera scientifica giungendo in America per sfuggire alle persecuzioni razziali.

E' un'operazione complicata quella di imprimere veridicità alla narrazione in prima persona, ma Seksik riesce a farlo, confezionando un lavoro altamente realistico, intessuto di monologhi e pensieri genuini.
L'evoluzione dei pensieri attribuiti ad Eduard Einstein è davvero sorprendente, per la profondità e per la verosimiglianza dei contenuti, tenuto conto che provengono da un uomo affetto da una forma grave di schizofrenia, di cui ancora ai tempi non si conoscevano cure adeguate per tenerla sotto controllo.

Senza dubbio un buon romanzo, con cui l'autore si ripropone di mettere a fuoco un lato oscuro della vita del grande Albert Einstein, ossia il rapporto carente con il figlio Eduard e la sua assenza nella vita di quest'ultimo; l'autore non può e non vuole dare risposte nette, ma lascia alla storia una sensazione di indeterminatezza, poichè per quante congetture possono farsi, la verità rimarrà prigioniera nell'anima di ciascun componente della famiglia Einstein.
La certezza che graffia l'intero racconto è la solitudine, di una madre, di due figli e di un padre; questo racconta Seksik ai suoi lettori.

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Il caso Eduard Einstein 2014-08-10 22:16:07 Mancini
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Mancini Opinione inserita da Mancini    11 Agosto, 2014
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Il problema insoluto

Osservando la celebre foto di Albert Einstein che lo ritrae in età matura che fa' la linguaccia come a prendersi gioco del fotografo o di tutti coloro che l'avrebbero osservata, si ha un'immagine dello scienziato gioiosa e spensierata, un uomo sicuro di sé, prerogativa essenziale e forse scontata per un personaggio del genere.
Invece questo romanzo mette a nudo la fragilità di un'intera famiglia, la sua, raccontandoci ciò che che c'è dietro quella figura dalla mente immensa che è stata in grado di cambiare la concezione della fisica. Non solo gloria e fama, ma anche tanto dolore e tanta vita "di tutti i giorni".

La storia è quella del figlio Eduard, ricoverato presso la celebre clinica psichiatrica svizzera Burghölzli, che all'inizio del '900 era stata fulcro della psichiatria mondiale grazie ad eminenti figure quali Bleuler e il suo discepolo Jung.
Eduard viaggia con la sua mente che è intrappolata nel guscio amorfo della schizofrenia che gli fa' sentire e vedere cose presenti solo nella sua mente, una malattia che si porta dietro probabilmente da una famigliarità materna. Ed è proprio sua madre, Mileva, concetto moderno di martire, a farsi carico delle sue sofferenze per tutto quello che le è possibile, quasi non fosse già stata caricata a sufficienza dalla vita, con quel suo difetto alle anche che non la fa camminare bene, con la prematura dipartita dello scienziato dalla sua vita, che, forse, le stava troppo stretta come spesso accade a personalità di tale livello.
La sensibilità amplificata di Eduard fa' da cassa di risonanza a quell'abbandono paterno che se non è possibile codificare come causa del suo male di sicuro ha contribuito ad appesantirne le conseguenze come evidenziato in più passi della storia dalle espressioni di odio di Eduard verso il padre, sebbene egli ne riconosca ed esalti costantemente le indubbie qualità mentali.

Dall'altra parte Albert che non si può di certo sottrarre alle tragiche conseguenze del suo gesto che pagherà non da subito, ma da quando è costretto a fuggire in America dall'ombra del naziszmo che lo perseguita.
Ad iniziare da quella visita al figlio, l'ultima della sua vita, immortalata da una foto che li ritrae vicini ma allo stesso tempo tanto lontani e in cui, dall'espressione di Albert, viene fuori prepotente tutta l'angoscia di un uomo che tanto aveva dato sino ad allora all'umanità, tanto aveva ricevuto, ma che ora, lì vicino al figlio per l'ultima volta, appare terribilmente triste e sconfitto.

Non ci si può trattenere dal provare una tenerezza infinita per questo ragazzone che nonostante la sua condizione risulta capace di soffrire per ogni torto subito dalla vita, ultimo dei quali la morte della madre, unico vero sostegno di una vita sublimata, essa stessa vittima a sua volta di una sublimazione che la aliena e la fa' vivere solo per uno scopo ben preciso, un compito divino a cui lei non può sottrarsi perché madre, a differenza di Albert che suo malgrado è fuggito via lontano dai loro cuori.

Il riscatto di Eduard arriva puntuale alla fine del racconto, quando un giornalista lo informa della morte del padre e gli mostra quella foto che li ritrae insieme per l'ultima volta.
La tristezza di Albert ora è evidente anche al figlio che intuisce che forse la causa di quella tristezza è proprio lui, per una volta crede di essere potuto essere lui a far soffrire il padre, questa volta è Eduard che ha vinto su suo padre, ed il suo volto cambia espressione e ritrova, dopo tanto, troppo tempo, uno spiraglio di serenità!

Questo è un romanzo che, pur non mancando di precisi riferimenti storici della vita degli Einstein, si propone di indagare sulle loro anime, territorio che ha suscitato in me un interesse forte e che resta il solo modo per entrare nel pieno del significato della frase di Einstein "mio figlio è il solo problema che resta senza soluzione"!

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Il caso Eduard Einstein 2014-07-17 11:33:39 Donnie*Darko
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Donnie*Darko Opinione inserita da Donnie*Darko    17 Luglio, 2014
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Trittico dell'infelicità

"Mio figlio è il solo problema che resta senza soluzione".
Emblematica questa frase, scritta in una lettera inviata ad un conoscente e firmata Albert Einstein: genio assoluto, eminenza scientifica riconosciuta ovunque, eppure con un fardello straziante in fondo al cuore. Un figlio schizofrenico internato appena ventenne in manicomio a Zurigo, è l'"onta" che quest'uomo capace di incredibili scoperte non sa come affrontare e di conseguenza rifugge.
Si allontana, con inquietudine crescente di pari passo col susseguirsi degli anni, ma anche con egoismo e una codardia tipica di quelle persone non avvezze alla sconfitta, terrorizzate davanti difficoltà con le quali non riescono a scendere a patti.
Seksik porta a galla con un racconto a tre voci la pena di questo rapporto vissuto in modo sporadico e per nulla affettuoso; oltre allo scienziato e al figlio Eduard c'è Mileva, prima moglie del luminare e madre del ragazzo.
Tra biografia e romanzo si dipana la storia di questa famiglia costretta alla separazione. Un racconto toccante in cui ci si fa carico di un dolore veemente spesso inespresso o modificato dalle circostanze; le sofferenze di tutti e tre i personaggi impregnano le pagine venendo esposte secondo personalità di notevole efficacia. L'analisi più straziante riguarda Eduard, accudito dalla madre ed al tempo stesso perduto per sempre tra i ricordi di una fanciullezza stoppata bruscamente dalla malattia su talentuose promesse.
L'autore si mostra empatico col dramma celato dietro alla fama e al successo, cala il lettore in una storia ispirata alla corrispondenza che Einstein tenne con la moglie e con amici come Michele Besso e Carl Seeling. L'affresco storico gioca un ruolo determinante per le sorti dei protagonisti, in particolare con Albert, costretto dall'ascesa nazista alla fuga in America e poi ancora perseguitato dai Maccartisti.
Il ritratto è quello di tre figure alla deriva e irrimediabilmente sole: Eduard e la consapevolezza di una vita destinata all'infelicità, Mileva sacrificata alle intemperanze del figlio e infine Albert, tanto geniale quanto manchevole nel ruolo paterno.
Seksik si concentra sull'uomo privato, lambisce solamente la vita da celebrità riferendo di un Einstein inedito, molto umano e fallace, cogliendo le insicurezze di un uomo disastroso negli affetti con un figlio lontano (il primogenito Hans Albert), un altro perso nei suoi deliri mentali, una moglie adorata e poi lasciata cadere in disgrazia e infine un dolore, ai più sconosciuto, con le fattezze di una bimba scomparsa prematuramente.
Ottimo romanzo, lo consiglio anche a chi (come il sottoscritto) ad Einstein non si è mai più di tanto interessato.

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