Narrativa straniera Romanzi Il caffè alla fine del mondo
 

Il caffè alla fine del mondo Il caffè alla fine del mondo

Il caffè alla fine del mondo

Letteratura straniera

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Se qualcuno oggi ti chiedesse se sei soddisfatto della tua vita, cosa risponderesti? A volte nella vita quello che sembrava un fastidioso imprevisto può rivelarsi una scorciatoia verso la felicità. È ciò che accade a John, il protagonista di questo libro, un uomo che va sempre di fretta ma che un giorno, per colpa del traffico, è costretto a rallentare e imboccare un cammino secondario, reale e metaforico, ignaro che quello che sta per incontrare - un misterioso caffè in mezzo al nulla - lo cambierà per sempre. Sì, perché il caffè alla fine del mondo esiste ed è dentro di noi, è il luogo dove tutte le nostre domande trovano risposta, dove i nostri desideri appaiono nitidi e raggiungibili, e dove finalmente troveremo il coraggio di cambiare. Un libro da tenere sul comodino, da leggere e rileggere, per non scordarci mai che affrontare noi stessi è l'unica via verso la felicità.



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Il caffè alla fine del mondo 2019-10-14 09:46:25 Endlesslybooks
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Endlesslybooks Opinione inserita da Endlesslybooks    14 Ottobre, 2019
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Grilli parlanti e ikigai

SPOILER
Questo è un romanzo breve e una favola moderna. Lo stile di scrittura è alquanto semplice ma credo che l'intento principale dell'autore sia stato di comunicare un messaggio importante.

Il libro si apre con un viaggio in macchina intrapreso da John per staccare la spina dalla routine di una vita insoddisfacente. I suoi piani vengono cambiati nel momento in cui, a causa di un incidente, si vede costretto a cambiare strada. Lui è uno di noi: immerso nella frenesia sociale, nervoso, vittima di schemi e tempi precisi (che vanno rispettati a tutti i costi) e poco connesso alla parte più profonda del Sé. Dopo diverse ore lontano dall'umanità egli approda in un bar semi deserto con un nome alquanto improbabile: "CHECIFAIQUI". Da questo momento in poi la sua vita non sarà più la stessa.

La cameriera Casey, gli chiede se se "é tutto ok", lui afferma di essersi perso. Lei conferma questo fatto come se gli avesse letto nella mente. Le stranezze aumentano nel momento in cui lui legge il retro del menù:

CHE CI FAI QUI?
HAI PAURA DELLA MORTE?
SEI APPAGATO?

Chiaramente Jhon chiede spiegazioni e da qui nascerà un lungo dialogo notturno con Casey e Mike (il proprietario) su temi legati all'esistenza umana.


La prima domanda sul menù cambia: CHE CI FACCIO QUI? Il significato è quello di capire il proprio SDE, ovvero, lo scopo di esistenza. Dopo essersi fatti questa domanda è difficile tornare indietro, anche se per svariati motivi, molte persone si allontanano dalla propria vocazione. Chi non lo segue fa molte altre cose che però lo rendono inappagato: si segue troppo la corrente, la massa da cui siamo imprigionati. L'insegnamento viene dato proprio da una tartaruga che sfrutta le onde per potersi muovere a suo vantaggio e con quelle che l'allontanano dal suo percorso cerca di rimanere in posizione. Casey, nel seguirla non ha adottato la stessa tecnica sentendosi sempre più stanca. Tutti noi, infatti, veniamo continuamente distratti dalle onde "negative": distrazioni che ci allontanano dal nostro Ikigai.

Un'altra storia dalla quale trarre insegnamento è quella di un affarista che va in un'isola per rilassarsi, vede che l'uomo più felice del posto è un pescatore. Incuriosito gli fa delle domande dalle quali deduce che costui vive una vita semplice ma con molte gioie, ed è così ogni giorno. L'affarista perplesso gli chiede per quale motivo non fa un business con la pesca in modo tale da diventare ricco e... fare attività di piacere (che sono le stesse che ha sempre fatto). Dove sta il tranello? Non bisogna aspettare la pensione per fare le cose che amiamo, siamo molto più soddisfatti nel farle durante l'intero corso della vita. La domanda che sorge spontanea è quindi: "Perché nessuno si accorge di ciò"?.


La risposta viene fornita da Anne, una cliente affezionata. Siamo bloccati dal consumismo perché schiavi della pubblicità che ci promette la felicità con prodotti e servizi. Viviamo intrappolati da un circolo vizioso che si mette in atto per il bisogno di avere beni materiali di ogni tipo: lavoriamo per poterceli permettere e per poi non usarli nemmeno, come capita in moltissimi casi. Facendo così, non facciamo nulla che ci appaga veramente ma diventiamo ancora più frustrati perché siamo lontani dal nostro desiderio e in più non vediamo nessun cambiamento positivo. Quindi compriamo ancora...


La seconda domanda mostra che si ha meno paura della morte se si persegue il proprio SDE perché così facendo, il temuto momento sarà accolto con più serenità per non aver perso del tempo prezioso facendo cose ai nostri occhi inutili. In quanti è capitato di sentirsi dei falliti e di aver perso tempo?


L'ultima domanda indica che l'appagamento non arriva finché non si prende coraggio e si percorre la strada più giusta per noi. Ma sorgono i dubbi: l'SDE può diventare un lavoro? Riusciremo a vivere di ciò? Innanzitutto, queste persone sono decisamente più soddisfatte, anche se stanche, non sono così tanto gratificate dagli oggetti ma da ciò che creano con la loro passione. La loro energia è talmente forte che spesso sono baciati dalla fortuna e trovano molte persone disposte ad aiutarle in qualche modo. E' proprio perché l'amore e la positività contagiano anche gli altri. Nel caso peggiore, se non si arriva presto alla pensione, si continua a fare un lavoro legato a una propria vocazione, il che non è così tragico.

Cos'è che blocca il congiungimento col proprio Ikigai? Spesso è l'inconsapevolezza, la paura, le condizioni culturali, l'inerzia. Molto spesso le persone sono del tutto ignare che la vita è propria e nessun altro può decidere per loro. Ce lo spiega l'ennesima storia: un golfista fa sempre lo stesso sogno in cui non riesce a mandare in buca una pallina perché è in una posizione particolare. L'ansia aumenta finché non scoppia e sposta la pallina dove vuole lui. Un gesto semplice che mostra come noi siamo i padroni delle nostre azioni.

E quindi come si trova questo SDE? Bisogna essere soli, a contatto con se stessi, ognuno ha il proprio modo per trovarlo, bisogna solo stare attenti alle sensazioni che una certa azione ci procura e dal suo senso di appagamento. Mike racconta di averlo capito guardando il tramonto, sentendosi piccolo di fronte allo spettacolo eterno della natura e che i suoi problemi erano insignificanti rispetto a ciò che aveva davanti agli occhi. La natura avrebbe continuamente fatto il suo corso a differenza sua... Ed è così che, probabilmente, è nata l'idea del bar, che pare un posto reale e non frutto dell'illusione del protagonista. Ma a me piace anche pensare che questo "Caffè alla fine del mondo" esiste anche dentro ognuno di noi, che Casey e Mike sono dei grilli parlanti che ci permettono di dialogare ed esplorare i nostri desideri più nascosti ma anche più puri. Ad un certo punto della vita, ognuno dovrà entrare in questo locale della mente, scontrarsi con questa realtà e spetterà a solo a lui-lei la decisione di essere felice o di continuare un'esistenza ripetitiva degli stessi fallimenti. Questo libro non è nient' altro che una metafora del risveglio della coscienza!



"Ma ci sono stati momenti in cui sono rimasto meravigliato da cose che mi sono successe proprio quando mi servivano."

"John se tu riuscissi a ricordare le specifiche occasioni, mi sa che scopriresti che hanno un denominatore comune."

"Magari che in tutti quei casi stavo facendo esattamente quello che volevo?" chiesi.

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libri sulla psicologia, felicità, consapevolezza
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