Narrativa straniera Romanzi Il buon dottore
 

Il buon dottore Il buon dottore

Il buon dottore

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Frank Eloff è medico, forse solo perché lo era anche suo padre. È sposato, ma solo perché sua moglie non ha ancora ottenuto il divorzio. Lavora presso un ospedale in rovina, privo di mezzi e persino di pazienti. Ma solo perché rimanda all’infinito la decisione di andarsene. Eppure in questa mediocrità, tra compromessi e illusioni, rassegnazione e cinismo, Frank ha trovato un equilibrio. Fino al giorno in cui arriva nel suo ospedale, nella sua camera e nella sua vita Laurence Waters, un neolaureato in medicina che è tutto quello che Frank non è più: giovane, ottimista e pieno di buone intenzioni. E nella selva politica e morale del Sudafrica, basta questo per fare del giovane medico una mina vagante. Anche perché in città qualcosa sta succedendo. Si vedono facce nuove, e se ne rivedono di vecchie. Corre voce che il Generale, il dittatore che governava ai tempi dell’apartheid, sia ancora vivo. E al locale di Mama si è installato un gruppo di militari agli ordini di uno spietato comandante, un uomo che Frank ha già incrociato e avrebbe preferito non incontrare mai più. Così, quando Frank raccoglie la sfida che il giovane Don Chisciotte gli ha lanciato, senza rendersene conto compie un passo irreversibile in uno scenario di intrighi politici, passione e violenza, dove pericolosi fantasmi sono in agguato per regolare i conti di un passato doloroso.



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Il buon dottore 2023-07-15 14:15:03 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    15 Luglio, 2023
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Frank e Laurence

«Eravamo in troppi a occuparci di quel minuscolo rivolo di umana necessità. Così, quando qualcuno se ne andava, non veniva rimpiazzato e il vuoto che restava veniva subito rattoppato, come si puntella un bastone per evitare il crollo definitivo.»

Sudafrica, un ospedale scalcinato, un luogo dimenticato da Dio dove chi se ne va difficilmente viene rimpiazzato. Non stupisce dunque la reazione di Frank Eloff quando apprende che sta per sopraggiungere un giovane medico, probabilmente pieno di idee, sogni e speranze, per compiere in quell’ospedale un anno di servizio civile. La domanda di Eloff è semplice: cosa può spingere un neolaureato con ogni porta del mondo aperta a chiudersi in un posto da cui tutti se ne stanno andando e dove non sembra esserci possibilità di cambiamento e/o miglioramento?
Frank ne ha visti partire tanti di medici e infermieri, talmente tanti che adesso gli addetti in sala mensa sono un numero sproporzionato rispetto ai dipendenti dell’ospedale: oltre a Frank, io narrante, ci sono la dottoressa Ngema, dal carattere risoluto e poco incline alle domande, l’infermiere, o quanto di più vicino, Tehogo, e i Santander, una coppia di medici in costante e continuo conflitto tra loro.
Ma per Frank le notizie non sono finite. Perché non solo sta per sopraggiungere un nuovo medico, non solo è un neolaureato le cui sorti sono tanto ambigue quanto misteriose, ma lo stesso Frank dovrà dividere con lui la sua stanza. È un solitario, Frank. Cerca di far desistere la dottoressa, di proporre altre alternative, ma senza successo. Ecco allora che fa il suo ingresso nel team Laurence.

«Ma era vuoto di significato. Ruth Ngema avrebbe fatto di tutto per evitare qualunque invasione o cambiamento, perché chi poteva sapere cosa ne sarebbe derivato? Oggi però mi sentivo sulla sua stessa lunghezza d’onda, sapevo che cosa voleva e anche lei capiva i miei sentimenti.»

Laurence e i suoi ideali tanto utopici quanto irrealizzabili, Laurence e la sua volontà d’azione che così collide con quell’ospedale che sta cadendo a pezzi e che non va dai pazienti ma nemmeno si aspetta che questi vengano da lui. Laurence a modo suo è molto aperto e questo lo porta a scontrarsi con il muro di riservatezza di Frank che protegge e tutela i suoi spazi, la sua routine, la sua privacy con tenace testardaggine. Non è semplice nemmeno trovare un compromesso perché Laurence è spinto da una curiosità che muove verso il cambiamento e per Frank cambiamento e curiosità sono due binomi inconciliabili, a maggior ragione per lui che è diventato medico solo per seguire le orme del padre ma mai è animato da passione. In un certo senso Frank è anche mosso da una forma di gelosia benevola verso Laurence che giorno giorno si fa sempre più spazio in una routine fatta di mancanze e nell’animo degli abitanti del luogo che finiscono con il trovare in lui un confronto e scambio. Nell’ospedale manca di tutto, dai farmaci ai dispositivi sanitari, all’elettricità in alcuni casi al bisogno di improvvisare durante operazioni in cui la vita del paziente è appesa a un filo. Non stupisce nemmeno che in questo ospedale si punti allo stabilizzare i pazienti più gravi per poi spostarli in strutture meglio attrezzate e che vengono considerate ospedali veri. Se non è possibile fare diversamente ci si appende a quel filo di speranza anche e a maggior ragione nelle operazioni più gravi e difficili per la sopravvivenza. Chi già da tempo vi lavora si è adattato a questa consapevolezza al punto da non concepire la rivoluzione di Laurence. Perché portare, ad esempio, un ambulatorio da campo nei paesi più isolati? I pazienti non si recano presso l’ospedale, preferiscono quello vero o arrangiarsi, portare una postazione da campo potrebbe significare solo più lavoro per tutti. Sarà un muoversi idilliaco, sarà l’ennesima speranza di un “novellino” ma questa sua irrefrenabile volontà e voglia di fare portano gli altri a farsi un esame di coscienza. E se fosse veramente possibile fare qualcosa per essere utili e sentirsi tali?

«Come in quel momento. Era come se qualcuno avesse spinto un dito nella debole trama del mio passato e stesse sbirciando dal buco. E anche io avevo l’assurda tentazione di guardare e di vedermi dall’esterno. Ma non potevo farlo. Insomma, avevo ritrovato il mio grandioso momento di agnizione, ma non volevo sapere cosa rivelasse.»

Dal punto di vista del passato dei due protagonisti, ben poco è dato sapersi. Frank ha avuto un matrimonio e ne aspetta la separazione definitiva con il divorzio, ha una relazione clandestina con una donna di colore sposata e di nome Maria. Il legame con questa donna è fatto di silenzi e sguardi e deve restare segreto. Laurence ha invece una relazione con Zanela, impegnata in missioni umanitarie. Il rapporto tra i due è segnato da un effetto alone, da un lato, ma dalla lontananza che ne sgretola e lima i confini, dall'altro.
In questo ospedale si aspetta un nemico che non sembra mai arrivare, si cercano spiegazioni e giustificazioni che non sembrano esistere. Assistiamo a facciamo nostro un luogo fatto di contraddizioni e significati mancati, osserviamo una realtà che può sembrarci lontana ma che in realtà è storia che si ricompone e incastona. È da questi pochi tasselli che prende infatti forma una narrazione corposa che porta il lettore a porsi domande e a interrogarsi.
Damon Galgut, vincitore del Man Booker Prize nel 2021, scrive un romanzo potente, composto da una prosa secca, concisa, diretta, dialogica. “Il buon dottore” metaforicamente può ricordare “Il deserto dei Tartari” di Buzzati e ricorda ancora un deserto che con il suo calore e la sua mancanza d’acqua priva l’uomo di vita e linfa vitale. L’ospedale, per effetto, prova a inaridire chi vi abita. Non dobbiamo però mai dimenticare la forza dell’umanità. Una umanità che è fatta di pulsioni, sentimenti, amicizia, passione, realtà, legami e che va ben oltre ogni deserto dell’anima. Metaforico e non.

«Avevo dimenticato che fa bene allontanarsi ogni tanto dai luoghi, dalla gente e dalle cose di tutti i giorni. Era fresco e si stava benissimo sotto agli alberi.»

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