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Il biglietto stellato Il biglietto stellato

Il biglietto stellato

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Nel clima euforico della società russa da poco uscita dal terrore staliniano, un giovane scrittore pubblicava a puntate, sul mensile "Junost'" (Giovinezza), un romanzo destinato a diventare il primo bestseller della storia editoriale sovietica, vero caso internazionale tradotto subito in decine di paesi. Era il 1961, il nome dello scrittore Vasilij Aksenov, il titolo del libro "Il biglietto stellato", romanzo di formazione sulle vicende del diciassettenne Dimka, inquieto e sognatore, che lascia la soffocante stabilità famigliare per andare verso l'"Occidente" dell'URSS, l'Estonia, insieme a un gruppo di amici.



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Il biglietto stellato 2021-04-20 20:08:43 Calderoni
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Calderoni Opinione inserita da Calderoni    20 Aprile, 2021
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Dimka, l’icona del Disgelo

Il romanzo Il biglietto stellato è il simbolo di un'epoca. Il capolavoro di Vasilij Aksenov, nato a Kazan nel 1932 (sua madre è la storica Evgenija Ginzburg), esce nel 1961 e in pochi mesi si trasforma in un bestseller in Unione Sovietica. Il biglietto stellato è un’icona del Disgelo, periodo iniziato con la morte di Stalin e proseguito sotto Krusciov fino alla metà degli anni Sessanta, quando in Unione Sovietica prese forma la cosiddetta Stagnazione con Breznev a capo del Partito comunista sovietico. Venne pubblicato a puntate su una rivista, Junost', ovvero Gioventù. I protagonisti sono ragazzi comuni e normali, dunque siamo molto lontani dal canone imposto dal realismo sovietico degli anni staliniani. Il romanzo narra la storia di Dimka e dei suoi amici che si separano dal canone del rigore sovietico. È un percorso di formazione quello intrapreso da questi 17enni che lasciano Mosca in direzione di Tallinn in Estonia. Si tratta, dunque, di un romanzo di iniziazione alla vita adulta, nel quale viene esaltato il concetto di libertà, brutalmente soffocato negli anni staliniani. È una libertà attiva raggiunta da Dimka attraverso i suoi sforzi. Si aprono, inoltre, nuovi spazi di libertà nel mondo sovietico, tanto che per la prima volta si possono manifestare i propri sentimenti, come l’amore, e si possono trasformare in realtà i propri sogni. Dimka è un giovane vivace, scanzonato e anche soltanto per il suo modo di vestire è il prototipo perfetto della sua generazione e del Disgelo. È meno serioso e meno rispettoso delle regole di suo fratello maggiore Victor, studioso inserito nel mondo delle scienze che ben rappresenta i valori sovietici dell’epoca staliniana. Come accennato, è il viaggio il motivo centrale dell’opera, quel viaggio che prima di allora non era mai stato preso in considerazione in Unione Sovietica. È già di per sé, quindi, un’idea innovativa quella di Dimka e dei suoi amici che lasciano il condominio della Barcellona di Mosca, un tradizionale condominio pre-rivoluzionario che alla fine del romanzo verrà abbattuto per lasciare spazio alle Chrushoby, ovvero i nuovi agglomerati abitativi dell’epoca di Krusciov. La scena iniziale è ambientata proprio presso il condominio della Barcellona: è polifonica perché ci sono tante persone di astrazione sociale differente che vivono a stretto contattato. Troviamo autisti, operai, trafficanti di borsa nera, ex detenuti, commesse, intellettuali e perfino una ex principessa che in età sovietica è costretta a fare l’infermiera, segno che dopo la Rivoluzione del 1917 la società russa è stata stravolta e rivoltata. Il cortile del condominio si trasforma, perciò, in un microcosmo, un villaggio urbano dove persone di epoche e astrazioni sociali differenti si incontrano. I due amici di Dimka sono Alik, l’intellettuale di turno figlio dell’amministratore del caseggiato, e Jurka, lo sportivo della compagnia. E poi c’è una ragazza, Galka, che intraprenderà il viaggio con gli altri tre e sarà il primo amore di Dimka (la loro storia vivrà alterne fortune dapprima a Tallinn, poi in un kolchoz di pescatori dove si ricongiungeranno). Fin dal primo capitolo, intitolato simbolicamente “Testa o croce?” ad indicare il fatalismo giovanile, emerge la voglia di evadere, di uscire dal nido della Barcellona. Il narratore del primo capitolo è Victor che di fronte alle forme di violazioni e trasgressioni del fratello e dei suoi amici fa delle considerazioni di rimprovero, ma nello stesso tempo il rapporto tra lui e Dimka è estremamente affettuoso. Nel secondo capitolo (“Gli argonauti”) il narratore è esterno ma si avvicina moltissimo ai ragazzi, tanto che sembra partecipare all’azione. Dimka e gli amici sono già a Tallinn, precisamente sulla spiaggia dell’attuale capitale dell’Estonia. La spiaggia è un luogo che evoca nei sovietici esotismo e caldo, è un vero e proprio luogo di culto per i sovietici, che consideravano i paesi baltici come occidentali ed europei. Non è un caso che Aksenov apostrofi le pietre della città di Tallinn con l’aggettivo “minacciose”. Proprio in questo luogo così esotico Dimka conoscerà l’amore, il tradimento e lo sfruttamento lavorativo, prima di recarsi in un kolchoz di pescatori e di tornare a Mosca per un improvviso lutto familiare. Alcune considerazioni finali su Il biglietto stellato. È un romanzo contraddistinto da un’alta velocità: tante ellissi e meravigliose scene dialogate, che servono anche a caratterizzare i personaggi. I dialoghi non sono preparati, si danno per scontati alcuni aspetti ed è forte l’effetto di realtà ricercato. È, inoltre, un romanzo polifonico nel quale la voce narrante cambia nel corso dei capitoli (negli ultimi sarà direttamente Dimka a narrare le sue vicissitudini). Infine, è un romanzo che ti fa respirare l’atmosfera culturale e sociale dell’Unione Sovietica della fine degli anni Cinquanta e dei primissimi anni Sessanta. Il Disgelo, con tutte le sue peculiarità, lo si ritrova pagina dopo pagina in questo romanzo dal titolo simbolico e aperto, nel quale stellato dona proprio l’idea della possibilità umana di sognare. Un sogno possibile anche in Unione Sovietica, almeno nell’epoca del Disgelo.

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