Narrativa straniera Romanzi Il bambino con i petali in tasca
 

Il bambino con i petali in tasca Il bambino con i petali in tasca

Il bambino con i petali in tasca

Letteratura straniera

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Bombay, 1993. Chamdi ha dieci anni e vive alle porte della città, lontano dagli scontri tra induisti e musulmani che infiammano le strade. La sua non è una vera casa, è un orfanotrofio, perché i genitori lo hanno abbandonato quando era appena nato. Chamdi ha un grande sogno, che Bombay si trasformi in un'altra città, la città senza tristezza. Chamdi sa che quella degli orfani è una vita a metà, così decide di andarsene, di partire alla ricerca del padre. Perdendosi nei vicoli sporchi e affollati, Chamdi fa amicizia con due bambini, Sumdi e Guddi, fratello e sorella, che per strada ci vivono fin dalla nascita. Decide di unirsi a loro, ma ben presto scopre che la vita dei ragazzi di strada non ha nulla a che fare con i giochi. Si deve elemosinare, rubare, picchiare se si vuole sopravvivere.



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Il bambino con i petali in tasca 2015-06-21 13:08:32 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    21 Giugno, 2015
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Diventare adulto in tre giorni

Chamdi ha dieci anni, il suo nome significa "pellaccia" glielo hanno dato all'orfanatrofio, dove è stato lasciato appena nato. Lo ha lasciato lì un uomo, che è scappato correndo. Delle sue origini mon sa altro. E poco altro sa di quello che al di là del profumo di bouganvillea succede nelle strade di Bombay. La voglia di trovare suo padre, l'ingenuità di un bambino, che crede che i pericoli raccontati dagli adulti non esistano lo portano a scappare. Da lì, in pochi giorni, con lui conosciamo orrori inimmaginabili. Un mondo crudele, dove la malattiae, le deformità fisiche e la criminalità ci vengono descritte con così tanta chiarezza e semplicità da sembrarci quasi inevitabili. Entriamo in un ambiente, dove uno dei protagonisti dice " purtroppo ogni giorno riusciamo a trovare il poco che ci serve per sopravvivere, e questo ci impedisce di liberarci da tutto questo".
Questo libro è capace di far traballare anche la morale più salda. Di fronte a tutto quanto ci viene raccontato non è possibile dare un giudizio di questi personaggi secondo i canoni che usiamo normalmente.Eppure, nonostante tutto delle regole ci sono, c'è solidarietà, c'è affetto e c'è in un certo senso eroismo.
Romanzo breve, scritto molto bene, che tratta oltre alla povertà anche il tema, di chi la sfrutta e quello quanto mai attuale dell'intolleranza religiosa. L'autore ha avuto la capacità di dare molto da pensare a chi ha voglia di farlo. non si è però soffermato a dare giudizi, prendere la parte dell'uno o del'altro e soprattutto ha lasciato da parte ogni retorica.

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Il bambino con i petali in tasca 2013-02-25 09:03:34 MATIK
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MATIK Opinione inserita da MATIK    25 Febbraio, 2013
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Il bambino con i petali in tasca.

"Volerò sopra il mare come un uccello imbattibile e non mi fermerò mai."

Un bambino che vive in un orfanatrofio desidera ardentemente ritrovare il padre che lo ha abbandonato alla nascita, inizia così per lui un'avventura per le strade di Bombay.
Scoprirà una città dove la povertà regna sovrana, fatta di bimbi che vivono per le strade facendo l'elemosina, vite costellate di disgrazie e infelicità, lotte religiose tra indu e musulmani, dove a rimetterci sono sempre i più deboli, una realtà cruda, pesante, che a tratti mi è risultata difficile da accettare.
"E' veramente possibile vivere così?", questa domanda mi ha danzato nella mente durante tutta la lettura del libro ed alla quale non ho trovato risposta, non sono riuscita a capire perchè ancor oggi esistano queste tristi realtà dove chi ne soffre maggiormente sono i bambini.
Chamdi sopravvive grazie alla sua grande forza di volontà e perchè sogna un mondo migliore dove non esistano persone cattive e dove si può trovare cibo senza difficoltà, dovrebbero leggerlo i ragazzi che vivono nelle nostre città che hanno tutto e che non si accontentano mai!
"Chamdi vorrebbe chiedergli di Bombay, del perchè non si vedono colori, canzoni, facce sorridenti, effusioni. Ma poi si dice che è in città da troppo poco tempo. Prima o poi si imbatterà di certo in qualcosa che assomiglia al luogo della sua fantasia."
"Chamdi si chiede quante lingue esistano al mondo. Un giorno lui creerà la sua. E' un pensiero che gli mette allegria. Inventerà parole positive, che fanno solo bene e non feriscono mai anche se non è certo che sulla terra ci siano persone abbastanza forti da saper usare parole di bellezza. Creerà una lingua che non contempla il NO. Allora sì che le sue richieste di cibo sortiranno sempre l'effetto desiderato."

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Il bambino con i petali in tasca 2010-05-25 16:24:17 Guga
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Opinione inserita da Guga    25 Mag, 2010

un libro duro che fa riflettere

..sulla vita difficile che sono costretti a fare certi bambini, nella nostra società ingiusta e nell'indifferenza degli adulti, fino alla perdita dell'innocenza e dei propri sogni. Rimane, nonostante tutta la sofferenza e le violenze vissute, una piccola speranza che riempie il cuore di questi bambini.. che un giorno nasca una città nuova senza più dolore, la libertà di poter volare via o anche solo un attimo di pace.. Questi sogni permettono agli umili del mondo di andare avanti e non arrendersi mai nonostante la durezza della vita. Questo romanzo è molto utile per capire come vivono le persone in paesi molto lontani da noi, è toccante e in alcuni momenti prende allo stomaco per la durezza dei fatti narranti.

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Il bambino con i petali in tasca 2008-11-29 20:59:44 Maristella
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Maristella Opinione inserita da Maristella    29 Novembre, 2008
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Oliver Twist sta in India

“ Il problema è che viviamo.



Che troviamo sempre quel tanto che basta



Per tenerci in vita e così siamo obbligati



A restare in quest’inferno…”



Chamdi è un piccolo orfano, che ha sempre vissuto in una casa di accoglienza alla periferia di Bombay. E’ dolce, sensibile, buono. Si confida con Gesù tutti i giorni, ama l’energia profumata dei fiori, i piccoli scorci di natura che riesce a scorgere dagli spazi ristretti dell’orfanotrofio che lo ospita e non ha perso la capacità di sognare, di raccontare e di raccontarsi favole. La sua fantasia lo porta a vagheggiare una città “senza tristezza”, Kahunsha, dove tutti vivono felici, dove non c’è miseria né fame e i bambini possono giocare sereni e protetti dall’amore dei loro genitori, perché in quel luogo fantastico, tutti hanno una mamma ed un papà. Fuori dalle mura che proteggono l’Istituto, arrivano ovattati i rumori di una città infiammata dalle lotte tra induisti e musulmani e dai disordini che serpeggiano ovunque, seminando distruzione e morte. Un giorno, la direttrice dell’orfanotrofio, annuncia la chiusura definitiva della struttura. Chamdi, decide di scappare via e con al collo la sciarpa bianca nella quale era avvolto al momento del suo abbandono e alcune foglie di bouganvillea in tasca, i cui colori vivificanti gli trasmettono forza e coraggio si inoltra, alla ricerca del padre, nel cuore della città di Bombay. Solo e perduto, si ritrova catapultato nella sventurata realtà dei vicoli e delle strade popolate da una moltitudine di persone che vivono nell’indigenza, nella sporcizia e nella fame. Qui, incontra due bambini come lui, Sumdi e Guddi, fratello e sorella, che riescono a malapena a sopravvivere perché assoldati da un uomo crudele e profittatore, Anand Bhai. L’uomo mantiene il controllo di una grande fetta della città arricchendosi con i suoi illeciti traffici e servendosi di un esercito di piccoli sventurati che piega con ogni spietatezza alla sua volontà. Chamdi, conoscerà così la bassezza della degradazione, la furia della violenza, il sostegno della solidarietà, i tormenti della paura, la purezza dell’amicizia e il grande valore del coraggio, crescendo e percorrendo con risolutezza la strada che conduce alla dignità, alla fratellanza ed all’amore. Definito da molti l’Oliver Twist in versione indiana, questo libro, seppur crudo nella sua denuncia alla delinquenza urbana e allo sfruttamento dell’altrui bisogno, sia esso adulto che infantile, conservando uno stile semplice, permeato di dolcezza e spiritualità, ha la capacità di effondere, in un’atmosfera intrisa di una poetica magia che proviene direttamente dal sogno anche se incastonata in una cruda realtà, una luce di fiduciosa attesa percepibile in fondo allo sguardo di chi ancora confida nella vita.

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