Il 42° parallelo
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John Dos Passos (1896–1970) frequenta Harvard, poi si trasferisce in Spagna a studiare architettura. Quando scoppia la guerra, rimane a prestare servizio nel corpo sanitario americano. Comincia a lavorare sulla ricerca espressiva (scrive Manhattan Transfer) concentrandosi sulla resa della simultaneità e della molteplicità. Nel 1930 pubblica Il 42° parallelo, la sintesi più intensa del suo talento compositivo, il racconto frantumato della decadenza americana.
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Inseguendo il sogno americano
Cercavo Faulkner e ho trovato Dos Passos. Ero andato in libreria per prendere "L'urlo e il furore" e invece, non avendolo trovato, ho ripiegato su "Il 42^ parallelo", mio primo libro di Dos Passos e gran bel libro. Il romanzo è ambientato agli inizi del 1900 negli Stati Uniti e non ha un solo protagonista ma diversi, anche se poi in realtà, come avviene anche in altri romanzi di quel periodo storico e di altri autori, il vero protagonista è l'America. La prima cosa che salta all'occhio è senza dubbio lo stile, infatti il romanzo è scritto in 4 stili differenti. Il primo è il classico romanzo che segue le storie di 5 diversi personaggi di età diverse e provenienti da diverse parti dell'America, unico tratto in comune la voglia di emergere, di riuscire, di elevarsi e di fare fortuna. Inizialmente partono tutti con lavori umili poi, chi più e chi meno, arrivano da qualche parte, ma alla fine, altro tratto comune, nessuno riesce a raggiungere la tanto agognata gloria. Il secondo stile è il "cine giornale", qui l'autore riporta, proprio come se fossero degli articoli di giornale, avvenimenti ed episodi realmente accaduti in quel periodo storico, utile per contestualizzare meglio il romanzo e far entrare meglio il lettore nel romanzo. Il terzo stile è quello dell'occhio fotografico, nel quale Dos Passos, usando un flusso di coscienza simile a quello di Joyce, racconta di episodi biografici. Ed infine, ultimo stile, che poi è quello che ho preferito, sono le biografie di illustri e famosi personaggi a cavallo del 1900 che invece, per così dire, "ce l'hanno fatta", hanno realizzato il sogno americano, partendo da zero e realizzandosi nella società. Tra questi troviamo Gene Debs, Thomas Edison, Steinmetz, La Follette ma soprattutto Minor Keith. Trovo la biografia di Minor Keith stupenda, anche se in realtà sono scritte tutte molto bene, ricche di particolari ed avvincenti. Il libro si alterna tra questo quattro stili, ma soprattutto tra i protagonisti di questo libro (che a volte si incrociano all'interno del romanzo) e le personalità di spicco che invece emergono dalle biografie, creando un contrasto, che poi è quello che l'autore vuole sottolineare, tra la leisure class statunitense e la working class. Così, tornando alla fine dell'800 e alla teoria della classe agiata di Voeblen, Dos Passos ci fa capire capire che per uno che ce l'ha fatta ce ne sono molti di più che non ci sono riusciti, e anzi, come vedremo alla fine del romanzo, spesso quelli che ce l'hanno fatta ci sono riusciti proprio "affossando" gli altri. Un gran bel romanzo, primo della trilogia U.S.A., che diverte e racconta l'America di inizio 900 tra sogni americani e umili lavoratori.