I ribelli
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Ribellione sorniona
Se il titolo evoca nella vostra mente avventure rocambolesche, colpi di scena, personaggi coraggiosi, magari amori maledetti, siete sulla strada sbagliata. Tra le pagine di questo libro, ammaliati dalla raffinatezza della scrittura di Marai, dalla grazia delle descrizioni, dall'accuratezza dell'introspezione psicologica, non troverete niente di tutto questo. I ribelli del maestro ungherese sono soltanto un gruppo di adolescenti appena diplomati che si affacciano alla giovinezza nell'Ungheria del 1917. Un paese in cui adulti e ragazzi maggiorenni sono impegnati al fronte a perdere la vita in una delle guerre più sanguinose di sempre. Erno, Tibor, Abel, Bela, guardano con apprensione e disgusto questo mondo, come fosse un nemico in attesa di vederli crescere per ridurre anche loro a mera carne da macello da sacrificare in conflitti privi di alcun senso. Un mondo che gira intorno a poche cose di cui gli adulti si contendono ferocemente il possesso come denaro, donne, potere. Concetti per loro ancora proibiti, a cui guardano senza grandi aspettative , quasi fossero già consapevoli della loro inutilità, del senso di delusione che proveranno quando verranno anch'essi messi a parte di tutto ciò. È qui, in questo contesto e con questi presupposti, che nasce la ribellione dei nostri ragazzi. Una ribellione che però non sfocia in clamorosi gesti di protesta, se non per piccoli furti messi a segno nelle loro abitazioni, nelle attività commerciali dei genitori, ovunque abbiano l'opportunità di intascare qualcosa sottobanco. Al contrario, non consiste che nel crearsi una sorta di bolla di protezione in cui i ribelli si chiudono ogni qualvolta sentono l'esigenza di staccarsi dal marcio che li circonda. Un piccolo spazio rubato, in cui fare tutto ciò che gli pare, purché si tratti di attività prive di qualsiasi utilità, regola fondamentale per poter far parte della banda. Tutto ciò che viene fatto, tutti gli oggetti che vengono acquistati con i proventi dei furti, le letture, i giochi, i discorsi, tutto deve sottostare alla rigida e inviolabile regola dell'assoluta assenza di utilità, concetto troppo vicino al mondo degli adulti per essere accettato nel loro regno. Tuttavia la loro barriera protettiva non durerà a lungo, insidiata da sentimenti equivoci, dall'affermarsi di fondamentali differenze, dagli inevitabili cambiamenti che la crescita porta con sé. Il mondo degli adulti entrerà nel loro regno subdolamente, impersonato dal carismatico e seducente attore Amadé, sconvolgendo definitivamente il gruppo dei ribelli e portando la storia verso un tragico epilogo. Un'atmosfera senza tempo accompagna l'intera storia, una sensualità ambigua permea ogni pagina, un forte senso di disillusione travolge gli animi. Sorniona e disincantata la lettura procede, lenta ma coinvolgente, verso un finale commuovente che, una volta letto, non può che apparire inevitabile. "Era un luogo extraterritoriale e protetto di cui i padri, gli insegnanti, le autorità non sapevano niente. Uno spazio in cui si poteva finalmente cominciare a vivere. Quella vita non somigliava a nulla di ciò che conoscevano. Non somigliava alla vita dei padri, dalla quale, a ogni modo, non si sentivano minimamente attratti. Lì si era liberi di ragionare su tutto ciò che vi era di oscuro e di irrisolto nella loro esistenza. I tentacoli della disciplina che li aveva oppressi nella loro infanzia lì non potevano raggiungerli. Non erano più bambini da parecchio tempo, e in quella stanza scoprirono di avere il coraggio di far qualcosa di cui in città si vergognavano persino gli uni di fronte agli altri: continuare a giocare, con pudore, a essere bambini, intimamente bambini come non avevano mai potuto esserlo fino in fondo. Da lì, soltanto da lì si riusciva a mettere a fuoco il mondo degli adulti e a scambiare con gli altri le proprie esperienze. Il monco giocava appassionatamente. Il suo riso nervoso e spasmodico lì si placava. E la tana della locanda Furcsa fu l'unico luogo in cui, talvolta, videro Ernö ridere".
Indicazioni utili
Dada è libertà
Appena ho iniziato a leggere questo libro, mi è subito venuta in mente un'avanguardia artistica: i Dadaisti.
Avete presente?
La gioconda con i baffi di Duchamp, per intenderci.
Un'avanguardia che mi piace da morire, nata negli anni della Prima Guerra Mondiale grazie a un gruppo di artisti che rifiuta non solo la guerra, ma anche la società in cui vivono. Sono artisti che vogliono ribellarsi a tutto, compresi i valori allora divulgati - patria, onore...-
Ebbene: I Ribelli di Màrai sono molto simili ai Dadaisti.
Siamo nel 1917.
I Ribelli sono un gruppo di ragazzi appena usciti dall'esame di maturità (eh eh, come li capisco:p) che decidono di formare una banda che vada contro a tutto ciò che li circonda.
Questi ragazzi si creano un mondo diverso dal mondo degli adulti, perché sono proprio gli adulti ad essere i nemici: questi ragazzi devono combatterli, perché non vogliono diventare come loro.
Ma le azioni della banda sfoceranno in vandalismo: di fatto inizieranno a rubare, e ad indebitarsi.
Ed ecco che entra in gioco l'attore: un adulto, con l'animo ancora bambino, che ha un'influenza del tutto particolare sulla banda.
Tutto viene poi catapultato in un finale tragico, ma giusto.
Il finale giusto.
Ecco cosa sa sempre trovare Màrai.
Il suo stile ridondante qua si fa sentire poco: è uno stile molto più leggero e scorrevole.
Màrai tratta il drammatico tema della guerra dal punto di vista di ragazzi che non vogliono giustamente accoglierla.
Un ottimo libro, un piccolo capolavoro, da leggere in pochissimo tempo - vi assorbirà del tutto.
Buona lettura.