I quaderni del pianto
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Mia figlia
L'incipit del romanzo è favoloso. L'ho riletto tre volte. Una madre va in ospedale dove ha ricoverato la sua bambina piccolissima e le dicono che la piccola è morta. La disperazione della donna poi l' intuizione: non gliel'hanno fatta vedere, gliel'hanno rapita. Da qui inizia la storia, tutta al femminile o quasi perchè il marito non ha nemmeno un nome e sembra non meritarlo. Infatti non capisce niente, prende la moglie per pazza e si arrabbia con lei perchè trascura la casa e pensa ai bambini rapiti. Nell'incipit da come pensa e parla, la protagonista sembrerebbe una donna semplice, e questo è molto efficace e bello per l'immediatezza del dolore e dei sentimenti. Invece poi la Serrano non resiste e ci dice che la donna ha un diploma e ha letto diversi libri, quindi ha studiato. A me piaceva che restasse semplice come sembrava dalle prime bellissime pagine. Poi la trama si aggroviglia e si complica. Non so perchè la Serrano abbia affrontato questo tema ma ho pensato che fatti del genere avvenissero davvero in Cile e che è stata spinta da un impulso etico nella scrittura del romanzo. In ogni caso questa madre dà vita a un movimento che smaschera il meccanismo dei rapimenti vendita (a famiglie e trafficanti di organi) e impedisce che altri fatti avvengano.
"Donna ignorante, sono io, donna sciocca cui possono far credere morta sua figlia, donna povera e sciocca e ignorante, ecco perchè non ho la mia bambina, donna povera e sciocca, povera e sciocca, ancora conati di vomito, ancora nausea, ancora pena per essere nata povera e sciocca. Sentii le sue manine calde che non avrei mai più toccato. Mentre scendevo dal taxi, il tappo del thermos che mi ero portata dietro si aprì e il caffè si rovesciò tutto. Io e il marciapiede eravamo tutti sporchi, il caffè mi colava lungo i vestiti, lungo le gambe. Mi accorsi che piano piano tutto si tingeva di quel marrone scuro. Lo sapete, quel colore."
La madre non si rassegna e cerca la bambina che è stata comprata dal ministro. Non vi racconto il resto. Il finale a me è piaciuto, triste, perchè è triste, malinconico, aperto a una speranza che poggia sul sogno e sulla volontà di non vedere la realtà e nemmeno i tanti funesti presagi. Una fiducia illimitata nel sogno.
Osserva, che certe mani hanno un aspetto rapace e le sue? Ma no, le sue sono fatte per giocare. Con quelle stesse mani tiene lontani i neri presagi. Li spinge via, come il firmamento spinge via le nuvole burrascose dopo che è passata la tempesta. Sono andate via. Luride, svogliate, capricciose, non hanno potuto far altro che andare via. E allora il cielo. O l'eco del cielo. Com'è azzurro adesso.
Il romanzo nell'incipit e nel finale e in alcune altre pagine raggiunge punte altissime e è commovente.
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Tepore di cucciola
Pennellate di vita, di dolore, di pazzia. Così si potrebbero riassumere queste pagine che raccontano la storia di una donna a cui fanno credere che la propria figlia, appena nata, è morta. Donna che capisce che c'è qualcosa che non va e che combatte per la verità. Fino a scoprirla, di persona, nel modo più lancinante. Entrando in una fase di follia, ma di consapevolezza. Continuando a sperare. Ed alla fine ritrovando ciò che le era stato rubato. E' un libro intriso di emozioni, che colpiscono grazie anche allo stile con cui è scritto: frasi brevi, con una sintassi non rigorosa, per questo le senti come pennellate. Comprendi il suo dolore di madre, il suo amore di madre. Comprendi il dolore allo stato puro che può provare. Quando la bimba le viene tolta una prima volta ed una seconda volta. Ammiri la forza che questa donna dimostra. E riconosci che gli esseri umani possono essere buoni e cattivi insieme.
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I quaderni del pianto
“I quaderni del pianto” tratta un argomento molto delicato, quello del rapimento di bambini per la vendita degli organi e delle adozioni da parte di famiglie facoltose.
Una donna, dopo il parto, viene informata della morte della piccola ma non le viene fatto vedere il corpicino e ciò la insospettisce. Ad un convegno riconosce sua figlia che è tenuta per mano dalla moglie del Ministro degli Interni. Cercando di riavere indietro quella che sembra possa essere la sua bambina, viene arrestata e richiusa in un ospedale psichiatrico.
Ci sono argomenti, come questo, che appaiono distanti dalla nostra realtà, dalla nostra quotidianità.
La protagonista prova un senso di abbandono e di sconforto e vive sentimenti come la rabbia, il dolore,la paura. E’ un racconto che fa riflettere, è un’accusa alla società in cui viviamo.
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da leggere
I ladri di bambini, la disperazione di una madre e la forza dell’amore… Nel suo nuovo romanzo “I quaderni del pianto” Marcela Serrano affronta la tragedia dei bambini rapiti per venderne gli organi o per essere dati in adozione a famiglie facoltose. Sono circa 20.000 le segnalazioni che arrivano ogni anno agli uffici di polizia e che riguardano persone adulte scomparse. La vicenda raccontata nel libro di Marcela Serrano narra la storia di una povera madre che qualche giorno dopo aver partorito la propria figlia, scopre che è morta in seguito ad una febbre. Ma dentro di se sa che non è la verità ed inizia così il viaggio alla ricerca della figlia scomparsa, un viaggio lungo e doloroso contro il sistema e contro tutta la gente che dice che la figlia è morta e che la porterà davanti ad una tragica e crudele realtà: quella dei rapimenti e traffici di organi. Il dolore di una madre, la determinazione a non rassegnarsi, la grinta con cui si batte per riavere ciò che le è stato tragicamente strappato. La storia di una donna che non si arrende e che con la sua disperata tenacia riesce ad aiutare altre donne che come lei vivono il dramma della perdita. Buona la prima parte del libro dove con semplici parole “Sentii le sue manine calde che non avrei più toccato” la scrittrice riesce a descrivere la sua piccolina, la bimba a cui non aveva ancora dato un nome, la bimba a cui aveva parlato per nove mesi nel grembo, la stessa bimba che adesso poteva vedere solo in sogno… e a commuovere con spunti di riflessione; la seconda parte, invece, scorre troppo velocemente. Lo svolgimento dei fatti è ridotto al minimo indispensabile, poche le descrizioni, quasi fosse solo un fatto di cronaca dall’inizio alla fine, o semplicemente per non distrarre il lettore con inutili esposizioni. La storia narrata è interessante ma poco approfondita. L’attenzione è totalmente concentrata sulla riconquista della figlia da parte della protagonista, una riconquista che avviene con il rovescio della morale. Il libro offre anche un affresco del dramma della povertà e della ignoranza, della grande voglia di riscatto e di dignità insita nel dolore, che la Marcella Serrano traccia con consueta maestria. Un libro da leggere perché fa riflettere con le sue poche pagine, con il suo semplice linguaggio e le frasi brevi e concise: “Ricordo dapprima il freddo, poi il gelo, infine l'incubo. Mi ridestai quando chiesi di vederla e nessuno seppe trovarmela. E finita l'ora delle visite, mi dissero, dovevo andarmene, ormai era notte. Non mi mossi. Ammazzarli tutti, crepassero tutti. Pregai Dio di scatenare un cataclisma che distruggesse la città intera, e crollasse pietra su pietra tutto l'ospedale insieme alla sua gente, crepassero una per una quelle infermiere che parlavano sottovoce come se volessero consolare, uno per uno quei dottori che non si occupavano di questioni amministrative, come se la morte fosse una questione amministrativa, dèi senz'anima. La disperazione di una madre, la forza dell'amore”.
Angela Failla
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I quaderni del piano
La storia narrata potrebbe esseere interessante e prendere il cuore, ma non viene sviluppata. L'attenzione è concentrata sulle azioni della protagonista tese alla "riconquista" della figlia. Ma tale riconquista avviene con una modalità che va a rovesciare la morale comune, giustificando il detto "il fine giustifica i mezzi". Il libro è letto, in alcune parti quasi noioso.
All'amoralità della protogonista fa da bilanciere la moralità e il forte senso del giusto delle donne che circondano la protagonista. L'insegnamento più prezioso penso venga da Flor che del figlio rapito preferisce far finta di dimenticarsene che rovinargli l'esistenza con la pretesa di ritrovarlo e portarlo via alla famiglia che lo ha allevato e curato.