Narrativa straniera
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I palazzi lontani
I palazzi lontani
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Era stato il suo amico aviatore, quello che chiamavano il Moro, a dirgli che l’importante è trovare il palazzo. E quando il bambino Victorio gli aveva chiesto: Moro, quale palazzo?, gli aveva rivelato che a ciascuno di noi, fin dalla nascita, è stato destinato un palazzo, e che il nostro compito è cercarlo. Adesso Victorio ha quarantotto anni, e il tugurio in cui vive sta per essere demolito. Prima che ciò accada egli dà fuoco ai suoi pochi beni (un vecchio materasso, una riproduzione dell’Embarquement pour Cythère di Watteau, una piccola pila di libri) e, portandosi dietro solo un volume dei Mémoires di Saint-Simon, la fotografia del Moro che fa ciao dal suo aeroplano e un telo da spiaggia molto colorato, incomincia a vagabondare per le strade dell’Avana. Guidati dal suo sguardo malinconico e sensuale, ci addentriamo nei quartieri più desolati e feroci di quella che una volta fu una città sontuosa, mentre dal passato riemergono l’immagine del padre, rivoluzionario convinto, la morte del Moro in un incidente aereo, la sua sordida quanto esaltante iniziazione sessuale. Insieme a Victorio incontriamo Salma, una giovanissima prostituta per stranieri che vorrebbe diventare un’attrice, «un’attrice di Hollywood, naturalmente», di quelle che vincono l’Oscar e si fidanzano con Andy Garcia. E insieme a lui ci perdiamo fra le rovine di una città crepuscolare e agonizzante, una città divenuta ormai «lontana, straniera, incomprensibile e ostile». Ma la scena si trasforma quando Victorio e Salma incontrano Don Fuco, il clown eccentrico e mirabolante, il mago dai portentosi talenti mimetici che li introdurrà nel suo rifugio segreto, un fastoso teatro abbandonato in cui vibra ancora il ricordo della Callas e di Nijinsky, e che li inizierà ai misteri della finzione. Visionario e crudele, questo romanzo sa parlare di Cuba come mai prima.
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Opinioni inserite: 1
I palazzi lontani
2007-09-09 20:10:43
Marco
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Opinione inserita da Marco 09 Settembre, 2007
I palazzi lontani di Abilio Estevez
Sono un appassionato di letteratura cubana e quando ho visto questo romanzo di Abilio Estevez, autore cubano del quale non avevo ancora letto niente, ho comprato con entusiasmo l'opera. Purtroppo però la lettura è stata deludente. La storia è troppo irreale, lo stile non abbastanza scorrevole. Belle solo alcune descrizioni di L'Avana, città in cui è ambientato il romanzo. Decisamente meglio Gutierrez.
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