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I miei piccoli dispiaceri I miei piccoli dispiaceri

I miei piccoli dispiaceri

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Elf è sempre stata la più bella. Ha stile, idee geniali, ti fa morir dal ridere; le capitali del mondo la ricoprono allegramente di dollari per farle suonare il pianoforte e gli uomini si innamorano perdutamente di lei. Yoli è la sorella squinternata. Ha messo al mondo figli con padri diversi, ha un amante avvocato, se si rompe la macchina fa sesso con il meccanico, ha il conto sempre in rosso e una carriera mancata. E cos’è adesso questa storia che Elf vuole morire? Quali sono le cose giuste da dire per salvare una vita? Yoli la prende in giro, la consola, la sgrida, aggredisce lo psichiatra dell’ospedale, non sa più che pesci pigliare. Cospira con la madre, con zia Tina, con il tenero marito scienziato di Elf, con Claudio, il suo agente italiano, e tra cene alcoliche, sms di figli ed ex mariti, sorrisi e ultime frontiere del pianto, lottano tutti per convincere Elf a restare.



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I miei piccoli dispiaceri 2023-01-30 19:41:42 68
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68 Opinione inserita da 68    30 Gennaio, 2023
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Dolore inevaso

… “ La nostra è un’epoca essenzialmente tragica, per questo ci rifiutiamo di prenderla tragicamente. Il cataclisma si è ormai abbattuto su di noi, siamo circondati dalle rovine; cominciamo a creare nuovi piccoli centri di vita, a nutrire nuove piccole speranze. È un lavoro molto difficile; la strada verso il futuro è tutt’altro che piana, ma noi aggiriamo gli ostacoli e li scavalchiamo. Dobbiamo sopravvivere, per quanti cieli ci siano crollati addosso”..

( D.H.Lawrence “ L’ amante di Lady Chatterley “ )

Sprofondati nell’ abisso di un’ assenza definitiva, affranti da chi continua a popolare il nostro dolore, prima o poi quel qualcuno va lasciato andare, liberandoci da un giogo di solitudine, riabbracciando la vita, affidando al cuore i ricordi.
La dimensione famigliare di Miriam Toews, una ciclopica dose di sarcasmo, umorismo, sensibilità intellettiva, leggerezza, protagonisti logorroici, stravaganti, dei tarati fuori di senno, allineati in una dimensione altra, figli di una rigida educazione mennonita, contrari a cliché precostituiti, risuona magistralmente in questo romanzo dai toni aspri e dolenti, tanto veloce e leggero quanto profondo e struggente. È un ritmo gradito, situazioni turbolente che scoperchiano anime, una vivace essenzialità che penetra temi importanti, etica, eutanasia, solitudine, suicidio assistito, depressione, diritto alla vita, ma anche famiglia, relazioni, senso del vivere.
La storia di Elf e di Yoli, sorelle unite nella propria diversità, sin da bambine contrarie alla omologazione da parte di una comunità giudicante, percosse da tragedie famigliari ( il suicidio paterno ) e da un gusto differente per la vita.
Se Elf, baciata da bellezza e talento, una pianista di fama chiamata a tenere concerti in tutto il mondo, ricca, ammirata, con un uomo adorante, è stritolata dalle ombre di una depressione autolesionista, Yoli è nata in un cono d’ ombra, priva di fascino e talento, due bambini avuti da due uomini diversi, una cattiva madre e una moglie terribile, una scrittrice mancata che non sa più cosa scrivere, una certezza, la voglia di vivere.
Il loro è stato un tempo condiviso, le scale di pianoforte la colonna sonora dell’ infanzia, giochi, libri, amori, affinità, litigi, incomprensioni, fino al giorno della partenza di Elf inseguendo un talento artistico in giro per il mondo, adulata e circondata da schiere di ammiratori mentre Yoli continuera’ a barcamenarsi in una vita di insuccessi, sbattendosi per guadagnare qualcosa, per studiare e imparare ( fallendo ) l’ arte di essere adulti.
Oggi Elf è sommersa dal peso dei giorni e del proprio talento, svuotata, fragile, dentro di se’ un pianoforte di vetro e il terrore che si rompa, Yoli e’ costantemente al suo fianco in un letto di ospedale, cerca di capirla domandandosi che cosa le sia successo, come si è disamorata della vita, ma non sa darsi una risposta, il presente sovrano, combattere e condividere, farle sentire la propria vicinanza, restituirle gioia, i sapori dell’ infanzia, una vita da sorelle siamesi.
E allora cerca di proteggerne la fragilità allestendo una cerchia di badanti, sottraendola alla solitudine, inscenando un inno alla vita, ma così facendo ne percuote l’ essenza del dolore, ne calpesta la dignità, ignorando che cosa ne ha reso invivibili i giorni.
Elf vorrebbe essere compresa, amata, aiutata, ma la vita prevede altro, protocollata da un desiderio di collaborazione impossibile, da assenze ingiustificate, da un’ incomprensione di fondo, condizioni invivibili e intollerabili per il proprio dolore. Lei è diversa, unica, altro, Yoli la ama per questo, ma non può seguirla in un desiderio irrealizzabile e senza ritorno, una solitudine viscerale senza meta.
Ecco che l’ equilibrio e’ sottratto, domande senza risposta, che Elf abbia davvero una malattia terminale, che sia geneticamente condannata a voler morire fin dal primo giorno, e le pastiglie che prende le danno l’ impressione che la vita abbia un senso, la fiaccano a tal punto che non le importa di niente, o rafforzano quello che ha già in testa?
È allora che si ridefiniscono i ruoli all’ interno della famiglia, si ripensa e si ridiscute di se’, si studiano soluzioni improbabili, cercando di
….” sottrarsi a tutto in un colpo solo, non sapendo da che cosa scappiamo. Forse siamo solo della gente irrequieta. Forse siamo degli avventurieri. Forse siamo terrorizzati. Forse siamo pazzi”….
Inquietudine, ansia, tenerezza, dolore, paura, preoccupazione, sfinimento, il senso di colpa per non essere stati all’ altezza, l’ impotenza per un desiderio inevaso. Chi realmente è sopravvissuto, quale vita ad attenderci e come viverla?
Allora…

…”sopra il nostro letto c’era un lucernario e potevamo vedere le stelle. Elfi e mi prendeva la mano. Se la metteva sul cuore e io sentivo il suo battito, forte e regolare. La mattina dopo avevamo un appuntamento di buon’ ora. Elf diceva che era come sposarsi o dare un esame. È una tortura dover passare la giornata ad aspettare, diceva. Dai, alziamoci, facciamo la doccia e andiamo”…



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I miei piccoli dispiaceri 2020-12-31 17:42:36 Fedemagri
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Fedemagri Opinione inserita da Fedemagri    31 Dicembre, 2020
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SCOPERTA MERAVIGLIOSA: MIRIAM TEOWS!

Come spiegare il magico rapporto fraterno? Come spiegare l'impotenza davanti alla sofferenza? Miriam Teows riesce a descrivere tutto ciò, utilizzando un linguaggio semplice, immediato e diretto, che arriva al cuore del lettore, lo avvolge e lo coinvolge. Due sorelle, legate da un affetto speciale, conducono esistenze e vite differenti, ma la fragilità di una è controbilanciata dalla forza dell'altra e, in una costante lotta alla sopravvivenza, si ritrovano, rispettivamente, di fronte ad una decisione e ad una scelta. Ma se la decisione di una comportasse un'immensa sofferenza per l'altra?
Nonostante il delicato tema del libro, il testo risulta scorrevole e affascinante!Libro consigliatissimo!

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I miei piccoli dispiaceri 2016-07-12 15:57:44 Antonella76
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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    12 Luglio, 2016
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Quel fragilissimo pianoforte di vetro...



Denso.
Questo, secondo me, è l'aggettivo che meglio descrive questo romanzo.
Denso di parole, denso di significati... e paradossalmente (per un libro che parla di "voglia di morire") denso di vita.
Sì, quella vita che Elfrieda non vuole e non riesce a vivere, nonostante la sua bellezza, il suo talento, l'amore di suo marito e della sua famiglia...quella vita che sente sempre in pericolo, in procinto di frantumarsi in mille pezzi, come il pianoforte di vetro che custodisce nel suo ventre...ma anche la vita di Yolandi, perennemente incasinata sia professionalmente che sentimentalmente, ma sempre pronta a cercare di insufflare ossigeno vitale nella sua amata sorella, attraverso i ricordi, i rimproveri, le carezze, i fiumi di parole e l'ironia...tanta ironia.
Lei, la sorella minore, quella meno bella, meno dotata, meno adorata, ma in grado di vivere, di cercare l'amore...vero, di fare due figli con due uomini diversi, di divorziare due volte, di scrivere libri che non la soddisfano, di adempiere al suo ruolo di madre, di sorella, di figlia, sbagliando, ricominciando, piangendo, sorridendo, lottando...(perché vivere è tutto questo)...lei ci racconta quanto sia difficile convincere a restare chi se ne vuole andare, ma si chiede anche quanto sia giusto avere il "dovere" di vivere.
Arriva un momento in cui, forse, bisogna smettere di combattere, arrendersi all'inutilità delle parole, all'inefficacia dei ricordi, anche se...dopo...sono l'unica cosa che resta.
Bellissimo.

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I miei piccoli dispiaceri 2015-07-14 14:21:40 Bookaholic
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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    14 Luglio, 2015
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IMPD

Non voglio svelare troppo di questo libro tanta è la bellezza della sua lettura, lasciarsi cullare dalle pagine mentre si ascolta il racconto di una e tante vite tutte legate, tutte segnate dal dolore e dalla speranza.
Miriam Toews racconta un pezzo della sua vita, forse il più difficile da superare o forse uno dei tanti che ha dovuto affrontare da che ha memoria. E questo pezzo di vita ti entra dentro, diventa tuo e riesci a sentire la forza di una vita che vale la pena di essere vissuta ma anche la forza di una vita che desidera abbandonarsi a ciò che vita non è. In questo romanzo, che è ben più di una semplice narrazione, si intrecciano le vite delle donne di casa Toews: le due sorelle protagoniste, la loro madre e la sorella della loro madre e anche la figlia della sorella della madre, o meglio, le figlie anche se una ormai non c'è più.

Un libro triste che racconta ciò di cui tutti abbiamo timore, la morte, e lo fa con una forza e un inno alla speranza degni di una grande scrittrice e ancor più di una grandissima persona

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